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L’arma in più dell’Unione Europea: gli accordi di libero scambio

Analisi – La Commissione Europea, nella Relazione sull’attuazione e sull’applicazione della politica commerciale dell’Unione per l’anno 2022, descrive l’attuale contesto commerciale mondiale assai complesso, nel quale, però, spiccano i dati positivi relativi agli scambi con i Paesi con i quali ha stipulato accordi commerciali. I dati dimostrano che la rete di 42 accordi commerciali dell’UE stabilizza e sviluppa gli scambi con 74 partner preferenziali e attraverso essi afferma la propria presenza quale attore globale.

I DATI DELLA RELAZIONE RIFERITI AL 2022 

Il Vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis nella prefazione alla Relazione sottolinea così l’importanza dei risultati, evidenziando come “oggi più che mai è necessario lavorare insieme a tutti i livelli per gestire le relazioni commerciali e di investimento dell’UE con una serie di partner in un contesto economico e geopolitico sempre più impegnativo”.

La chiave di interpretazione dei dati non può che essere, quindi, quella del raggiungimento degli obiettivi fissati nella Comunicazione sulla Strategia europea di sicurezza economica presentata dalla Commissione a giugno, per cui, in sintesi, l’Unione Europea persegue un approccio strategico globale alla sicurezza economica, alla riduzione dei rischi e alla promozione del suo vantaggio tecnologico nei settori critici.

L’importanza della presenza degli accordi commerciali preferenziali è comprovata in primo luogo dal fatto che nel 2022 il 44% degli scambi commerciali dell’UE è stato realizzato nell’ambito di detti accordi per un ammontare complessivo di 2.434 miliardi di euro, la cifra record che supera del 28,5% i volumi registrati nel 2021. In particolare, le esportazioni dell’UE verso partner preferenziali hanno raggiunto i 1.254 miliardi di euro e le importazioni dallo stesso gruppo di Paesi sono ammontate a 1.180 miliardi di euro.

Rispetto ai temi centrali della sicurezza economica e della riduzione dei rischi, gli accordi commerciali dell’Unione contribuiscono ad aumentare la resilienza delle sue esportazioni agli shock geopolitici. In particolare, la gravità dell’invasione dell’Ucraina ha condotto alla decisione di porre fine alla dipendenza dell’UE dalla Russia. 

Tra il 2021 e il 2022 la sfida è stata quella di sostituire la Russia come mercato di sbocco dei beni e servizi europei: il lungo percorso sanzionatorio imposto dall’UE ha determinato per le categorie di prodotti interessati un calo delle esportazioni verso la Russia di 27 miliardi di euro, mentre le esportazioni delle stesse merci verso partner preferenziali sono aumentate di 174 miliardi di euro. Un esempio concreto riportato è il comparto dei macchinari, per il quale le esportazioni dell’Unione verso la Russia sono diminuite del 53%, per 14 miliardi di euro nel 2022. Tale perdita è stata più che compensata da un aumento delle esportazioni dell’Unione verso più partner preferenziali, con un risultato positivo del 15% pari a 34 miliardi di euro, a riprova che gli accordi commerciali riducono l’eccessiva dipendenza da una singola destinazione per i prodotti critici e strategici.

I vantaggi degli accordi commerciali dell’UE sono risultati particolarmente importanti per le piccole e medie imprese e hanno riguardato un numero di 670mila di queste realtà commerciali che rappresentano il 93% degli esportatori dell’Unione. Si tratta di imprese che, anche nei casi in cui non commerciano direttamente con i mercati dei Paesi terzi, beneficiano indirettamente degli impegni negoziati in virtù del loro ruolo nella catena di approvvigionamento globale, ad esempio quando agiscono in qualità di fornitori di imprese più grandi. 

Gli accordi commerciali dell’UE svolgono anche un ruolo importante per le importazioni, contribuendo a consolidare le catene di approvvigionamento e a diversificare le fonti di importazioni, riducendo in tal modo la dipendenza generale dell’Unione dai Paesi terzi, come nel caso delle materie prime critiche e dei prodotti energetici. Ad esempio, le importazioni dell’UE dal Canada sono aumentate del 25% nell’ultimo anno, agevolate dall’accordo economico e commerciale globale (CETA) con tale Paese, che riguarda principalmente materie prime e prodotti energetici. 

Le importazioni dell’Unione di materie prime critiche essenziali per la transizione verde e la produzione europea sono aumentate in media del 56%, rispetto a una crescita di appena il 25% di tali materie in provenienza da Paesi terzi.

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Fig. 1 – Valdis Dombrovskis, Vice-presidente della Commissione con delega al Commercio Estero

GLI EFFETTI DELL’INVASIONE RUSSA IN UCRAINA 

La guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ha avuto un impatto significativo sul commercio internazionale: i Paesi alleati hanno esercitato pressioni concertate per limitare la capacità della Russia di portare avanti la sua aggressione. Nello stesso tempo, da parte di molti Paesi sono continuate anche le politiche e le pratiche protezionistiche sviluppate durante il periodo della pandemia, creando sfide su più fronti per le imprese che operano in tali mercati. 

Tra il 2021 e il 2022 le esportazioni dell’UE verso la Russia sono diminuite del 38% in termini di valore, da 89 miliardi di euro a 55 miliardi, ma si sono dimezzate in termini di volume (da 16 a 8 milioni di tonnellate). Nello stesso periodo, le importazioni dell’UE dalla Russia sono aumentate del 24% in termini di valore a causa del forte aumento dei prezzi dell’energia, mentre sono diminuite del 33% in termini di volume (da 386 a 258 milioni di tonnellate). Contemporaneamente, sono aumentate le importazioni di importanti fattori produttivi, quali prodotti energetici e materie prime, sia dai partner preferenziali sia dagli altri partner commerciali dell’Unione. Ad esempio, nel primo trimestre del 2023 la quota della Russia nelle importazioni europee di prodotti energetici era inferiore a un quarto della quota combinata di Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti. 

Gli accordi commerciali hanno aiutato anche a svincolare gli scambi di prodotti agroalimentari dell’Unione Europea dalla Russia, diversificandoli a favore di altri partner commerciali, e hanno contribuito a superare le sfide in materia di sicurezza alimentare sia nell’UE che nei Paesi partner. Così, nel 2022 l’Ucraina è diventata la terza fonte principale delle importazioni di prodotti agroalimentari dopo il Brasile e il Regno Unito. 

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Fig. 2 – L’UE è tra i principali attori globali in tema di commercio estero

LA RIMOZIONE DELLE BARRIERE, I PROGRESSI NELLE CONTROVERSIE COMMERCIALI E L’ALLINEAMENTO AI PRINCIPI E VALORI DELL’UE 

Grazie alla presenza degli accordi commerciali nel 2022, la Commissione ha ottenuto l’eliminazione delle barriere commerciali in 31 casi in 19 Paesi partner. Ciò ha contribuito a incrementare le esportazioni dell’Unione in settori importanti come l’agroalimentare, i prodotti farmaceutici, la salute e la bellezza.

Ad esempio, gli Stati Uniti hanno modificato le barriere permanenti alle importazioni di prodotti ovini e caprini, e la Costa Rica ha rimosso la tassa del 10% che aveva imposto per dieci anni sulle importazioni di birra dall’UE.

È proseguita la risoluzione delle controversie presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio. L’UE ha portato quattro nuove controversie all’OMC, per la prima volta contro il Regno Unito, sul suo sistema discriminatorio di sussidi all’energia verde. La controversia è stata risolta in soli quattro mesi raggiungendo un accordo reciproco. L’UE ha inoltre rivendicato il suo contenzioso con la Turchia riguardo alle pratiche discriminatorie nel settore farmaceutico e ne sta attualmente monitorando il percorso di conformità.

L’UE ha fatto progressi anche sulle questioni legate al lavoro e all’ambiente grazie ai suoi accordi che includevano un capitolo sul commercio e sullo sviluppo sostenibile. Nell’ambito di questa politica, il Giappone e la Corea del Sud hanno ratificato le principali convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nei rispettivi accordi commerciali con l’UE. L’approfondimento della cooperazione con Perù e Colombia ha spinto questi Paesi a procedere con la revisione dei rispettivi codici del lavoro.

La Relazione offre una sintesi molto interessante dell’azione dell’UE nel commercio internazionale e ne mostra le enormi potenzialità, peraltro con effetti immediati sulla vita di imprese e cittadini. Una materia che da sola vale a spronare anche i più scettici nella direzione del rafforzamento delle istituzioni europee e della sua azione esterna.

Filomena Ratto

Immagine di copertina: “European Union flag” by YanniKouts is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Nel 2022 il 44% degli scambi commerciali dell’UE è stato realizzato nell’ambito di accordi di libero scambio.
  • Tra il 2021 e il 2022 le esportazioni dell’UE verso la Russia sono diminuite del 38%.
  • Grazie alla presenza degli accordi commerciali nel 2022, la Commissione ha ottenuto l’eliminazione delle barriere commerciali in 31 casi in 19 Paesi partner.

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Filomena Ratto
Filomena Ratto

Napoletana di origine, laureata in Giurisprudenza e ora di base a Bruxelles. Appassionata di diritto europeo e delle dinamiche della politica commerciale dell’UE. Amo leggere e sperimentare in cucina… magari con una buona tazza di caffè (geopolitico, ovviamente).

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