Caffè lungo – La Finlandia ha chiuso la frontiera con la Russia in seguito a un improvviso aumento di ingressi di richiedenti asilo nel Paese. Helsinki sostiene che Mosca stia utilizzando le rotte migratorie come forma di minaccia ibrida in risposta all’ingresso della Finlandia nell’Alleanza Atlantica.
FRONTIERE CHIUSE
Il 28 novembre il Governo finlandese ha decretato la chiusura per due settimane di tutti i valichi di frontiera con la Russia, dieci giorni dopo aver deciso di lasciare aperto solo il valico settentrionale di Raja-Jooseppi. Le autorità finlandesi hanno riscontrato, negli ultimi mesi, un incremento inusuale delle richieste di asilo. Da agosto quasi mille persone hanno provato a entrare nel Paese, molte provenienti da Somalia, Iraq e Yemen. Dietro questo aumento della pressione migratoria pare ci sia lo zampino del Cremlino. A rendere noto il presunto coinvolgimento è stata un’inchiesta pubblicata nel giornale finlandese Iltalehti, secondo cui le Autorità russe stanno aiutando le popolazioni del Corno d’Africa (Somalia, Gibuti, Eritrea ed Etiopia) e del Medio Oriente ad arrivare legalmente in Russia, per poi indirizzarli verso la frontiera finlandese. Le ambasciate russe avrebbero iniziato a distribuire visti per entrare in territorio russo; da lì, l’FSB (Servizio federale di sicurezza russa) avrebbe assistito le persone nel tragitto verso la Finlandia. La mobilitazione di 55 agenti di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e di costiera, lungo i 1.300 chilometri di confine con la Russia è un segno tangibile che l’Unione Europea è al fianco della Finlandia. Il sostegno fornito dall’Europa va oltre la logistica e viene confermato dalle parole della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la quale ha definito “vergognosa” la “strumentalizzazione dei migranti da parte della Russia”.
Il 14 dicembre, dopo qualche ora dalla riapertura dei confini, si è optato per una nuova chiusura che durerà almeno fino alla seconda settimana di gennaio. “Il rischio che la Russia continui con l’immigrazione strumentalizzata è estremamente alto”, questo quanto dichiarato dal Primo Ministro Petteri Orpo. Il ruolo di Mosca avrebbe a che fare con una strategia, già vista in precedenza in Bielorussia, di destabilizzazione interna della Finlandia, come ritorsione per il suo ingresso nella NATO avvenuto lo scorso aprile. Una strategia inquadrabile in quella che viene definita “hybrid warfare”, o guerra ibrida, definizione ambigua per indicare una serie di azioni non convenzionali volte a minare la stabilità e la sicurezza interna di un Paese, evitando il ricorso ad azioni militari dirette.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Zakharova ha negato ogni accusa di ingerenza russa e ha protestato contro la decisione assunta dalle autorità finlandesi, fomentatori, a suo dire, di sentimenti antirussi.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un gruppo di migranti al posto di frontiera di Vaalimaa al confine tra Russia e Finlandia, 15 dicembre 2023
RAPPORTI RUSSO-FINNICI
La storica neutralità della Finlandia è stata interrotta ad aprile, quando è entrata ufficialmente nella NATO. La mancata satellizzazione della Finlandia durante la guerra fredda era giustificata dalla sua peculiare posizione geografica che rendeva necessario, ai fini del mantenimento dell’indipendenza e dell’integrità del Paese, un bilanciamento tra Est e Ovest. Un primo stravolgimento di questa politica è avvenuto con l’ingresso della Finlandia nell’Unione Europea nel 1995, stabilendo un’inclinazione verso Ovest. Il ritorno della guerra in Europa, con l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, ha portato il Governo di Sanna Marin a compiere una netta virata verso l’Occidente, estendendo la presenza NATO nel Baltico e rendendo ancora più difficile la posizione regionale della Russia di Putin. I rapporti tra i due Paesi sono attualmente ai minimi storici. La recente conclusione di un accordo di cooperazione in materia di difesa e sicurezza tra Finlandia e Stati Uniti contribuisce ad aumentare le tensioni tra i due Paesi. È in questo quadro che si inseriscono le accuse rivolte a Mosca di star intenzionalmente indirizzando flussi migratori verso la Finlandia come forma di ritorsione.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Ministro degli Esteri finlandese Elina Valtonen insieme al Segretario di Stato USA Antony Blinken, 18 dicembre 2023
MIGRANTI COME ARMA DI DESTABILIZZAZIONE: IL PRECEDENTE BIELORUSSO
Il cinico utilizzo dei migranti come arma di destabilizzazione geopolitica non è una novità nel panorama internazionale. Nel 2021 al confine tra la Polonia e la Bielorussia una crisi umanitaria ha coinvolto intere famiglie che, spinte verso la frontiera polacca, sono state violentemente rimandate indietro dalle autorità locali. Migliaia di persone provenienti da Yemen, Siria, Iraq e Afghanistan, arrivate a Minsk in aereo hanno poi tentato di raggiungere l’Europa attraverso il confine polacco, dove invece sono state respinte violentemente dalla polizia di frontiera. Anche in questo caso l’accusa rivolta alla Bielorussia guidata da Lukashenko è stata quella di aver attivamente incoraggiato l’arrivo a Minsk dei migranti con la prospettiva di un successivo ingresso in Europa attraverso i Paesi confinanti. Si era parlato di minaccia ibrida ai danni della sicurezza europea orchestrata dalla Bielorussia e il Consiglio europeo aveva reagito disponendo misure restrittive ai danni di “persone fisiche o giuridiche, entità od organismi che organizzano o contribuiscono ad attività del regime di Lukashenko che agevolano l’attraversamento illegale delle frontiere esterne dell’Unione”.
Riemerge un copione già noto, quello di subordinare la necessità di migrare a obiettivi di natura geopolitica. Attualmente la situazione al confine russo-finlandese appare contenuta e sembra essere scongiurata una crisi umanitaria come quella verificatasi due anni fa, nonostante l’inospitalità dei territori. La chiusura dei confini espone sempre le persone coinvolte a condizioni di vulnerabilità che possono facilitare situazioni di violenza e estorsione. Risulta necessario, quindi, mantenere alta l’attenzione alla frontiera finlandese nonostante l’assenza di una crisi immediata.
Chiara Battaglini
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