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Il Partito Comunista della Federazione Russa e il suo ruolo politico nella Russia post sovietica

Caffè lungo – Il Partito Comunista della Federazione Russa è, dopo Russia Unita, la forza politica più importante del Paese. Pur non governando, sin dalla sua nascita ha indirizzato la politica estera russa verso il ritorno alla grandeur sovietica e allo scontro con l’Occidente, chiavi di lettura del pensiero di Putin.

LA NASCITA DEL KPRF, DALLE CENERI DELL’URSS A PRIMO PARTITO NELL’ERA ELTSIN

Il Partito Comunista russo odierno nacque dalle ceneri del sistema monopartitico sovietico, in un periodo dove la fine dell’Unione Sovietica vide esponenti conservatori come Gennadij Janaev e Vladimir Krjuckov organizzarsi per un golpe nell’agosto del 1991, fallito per il mancato appoggio dell’esercito e per l’opposizione di Eltsin, rappresentante la corrente riformista che voleva chiudere con l’URSS.
Gli anni Novanta sono stati complicati per il sistema sociale e politico russo, sia per la difficile conversione dall’economia pianificata a quella di mercato, con dure ripercussioni sui cittadini, sia per la perdita dei territori del vasto impero sovietico e del prestigio sulla scena internazionale.
Le difficoltà incontrate a livello economico furono terreno fertile per la nascita, tramite la fusione di diverse anime politiche post-comuniste, del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), avvenuta nel 1993, l’anno della crisi costituzionale tra il Parlamento (la Duma), e Eltsin, che vide prevalere il Presidente. Il KPRF si pose come obiettivi recuperare la stabilità economica, frenare la dilagante oligarchia post-comunista e l’influenza delle multinazionali occidentali, sostenere in politica estera il ritorno alla grandeur sovietica arrestatasi dopo Gorbachev.
Nelle elezioni parlamentari del 1993 il partito prese il 12% dei voti, circa 6,6 milioni, e nel 1995 fece un importante balzo, arrivando al 22,3%, diventando primo partito nella Duma. Nelle presidenziali dell’anno seguente sembrava anche che il suo leader, Gennadij Zyuganov, potesse battere Eltsin, afflitto da problemi fisici e alle prese con difficoltà nella gestione economica.
Le presidenziali del 1996, pur con dubbi sulla regolarità del voto, videro al ballottaggio la vittoria di Eltsin, grazie al sostegno della oligarchia russa, preoccupata dal potenziale ritorno dei comunisti al potere, e degli Stati Uniti, intenzionati a continuare il percorso di affari avviato pochi anni prima e aumentare l’influenza sui Paesi dell’Europa Orientale usciti dal blocco comunista.

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Fig. 1 – Gennadij Zyuganov, leader storico del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), durante le commemorazioni per il centenario della morte di Lenin, 21 gennaio 2024

I COMUNISTI IMPONGONO LA SVOLTA PRIMAKOV E UN CAMBIAMENTO NELLA POLITICA ESTERA

Nonostante la sconfitta del 1996, il KPRF riuscì a fare pesare i suoi numeri alla Duma per una svolta determinante, imponendo a Eltsin il licenziamento del debole Chernomyrdin per installare come Primo Ministro Evgeniy Primakov, sostenitore di un ritorno a un ruolo forte di Mosca sulla scena internazionale, che vide uno dei suoi picchi con la dura opposizione alla operazione NATO Allied Force del 1999 contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, culminata nell’annullamento, in corso d’opera, di una visita di Stato negli Stati Uniti.
Il nuovo Primo Ministro gettò le basi per la politica estera del futuro regime putiniano, ovvero l’idea che l’Occidente avrebbe dovuto considerare la Russia come una potenza multipolare capace di farsi valere a livello internazionale e non come una sorta di “junior partner” docile e remissivo verso le potenze occidentali.
Primakov fu destituito da Eltsin nel maggio 1999, non senza proteste dei comunisti, ma la sua dottrina, da essi sostenuta, rimase con Putin che sposò sin da subito una linea di ritorno alla grandezza perduta dell’URSS, elemento riassumibile in una frase pronunciata dallo stesso Putin, ovvero “la fine dell’Unione Sovietica è stata la più grande tragedia geopolitica del XX secolo”.
A partire dal 2000, con la nascita del partito del Presidente, Russia Unita, il sostegno al KPRF è calato, con percentuali che, a seconda delle elezioni, sono stimabili tra il 12% e il 20%, numeri che non hanno più permesso al partito di primeggiare nella Duma, relegandolo a un ruolo secondario, complice il rafforzamento della autocrazia russa e l’aumento dei poteri presidenziali a scapito del Parlamento.

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Fig. 2 – Nikolay Kharitonov, candidato del KPRF per le presidenziali del 15-17 marzo

IL PARTITO COMUNISTA A SOSTEGNO DELLA POLITICA PUTINIANA SULL’UCRAINA DEL DOPO MAIDAN

I comunisti hanno appoggiato la politica russa sull’Ucraina degli ultimi dieci anni, a volte persino scavalcando il partito presidenziale Russia Unita, ad esempio con la risoluzione, approvata dalla Duma con il sostegno di Putin, del febbraio 2022 che chiedeva di riconoscere le repubbliche separatiste autoproclamate di Lugansk e Donetsk, provocando di fatto la rottura degli accordi di Minsk e inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina.
Il Presidente del partito Zyuganov ha sostenuto le tesi propagandate ufficialmente dal Cremlino, ovvero l’idea della guerra provocata dall’allargamento della NATO verso Est, del filo-nazismo ucraino del Governo di Kiev derivante dal controverso leader dell’OUN Stepan Bandera, nonchè della fantomatica presenza di armi chimiche e biologiche in Ucraina.
Nelle future elezioni presidenziali di marzo il candidato per il KPRF sarà Nikolay Kharitonov, un esponente del vecchio corso del partito, già sfidante di Putin nel 2004, con il solo obiettivo, realistico, di confermare lo zoccolo duro del suo elettorato, senza mettere in discussione le politiche del Cremlino sulla guerra in Ucraina.
Nonostante qualche esponente controcorrente all’interno del partito, ad esempio Mikhail Lobanov, candidato deputato alla Duma nel 2021, arrestato con accuse di essere collegato a Ilya Ponomarev, ex deputato della Duma in esilio in Ucraina e oppositore del regime russo, la maggioranza ha sostenuto la linea del Presidente Zyuganov sulla guerra in Ucraina.
Putin tollera il KPRF in quanto non è una minaccia alla sua linea politica, accettando così di avere, in apparenza, ancora un sistema pluripartitico, sebbene de facto solo i partiti che non dissentano dalla linea del Cremlino, cosa che il KPRF non fa, possano partecipare all’agone politico ed elettorale, come si è visto con la esclusione dai candidati alle elezioni presidenziali della giornalista Yekaterina Duntsova, pubblicamente contraria alla guerra in Ucraina.

Lorenzo Pallavicini

Gennady Zyuganov” by Mika Stetsovski is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • La nascita del Partito Comunista della Federazione Russa, dal 12% alla elezioni parlamentari del 1993 alla “quasi vittoria” delle presidenziali del 1996.
  • I comunisti impongono la svolta Primakov a Eltsin: la fine della “docile collaborazione” con l’Occidente e l’inizio della Russia come potenza multipolare.
  • Il sostegno politico del KPRF al Cremlino sull’Ucraina, da EuroMaidan a oggi.

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Lorenzo Pallavicini
Lorenzo Pallavicini

Nato a Cuneo nel 1985, con esperienze politiche a livello locale e regionale in Piemonte,
viaggiatore con esperienza pluridecennale, autore di articoli di attualità locale e politica su
testate locali, da diverso tempo interessato alla scrittura a carattere geopolitico sulla situazione internazionale di diverse aree nel mondo, in particolare della realtà europea e della Federazione Russa e dei paesi ex membri dell’URSS e della galassia comunista.

 

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