In 3 sorsi – Il MASE ha pubblicato il PNACC dopo un lungo iter burocratico, ma la discussione sul finanziamento rappresenta il principale limite alla sua attuazione.
1. IL DOCUMENTO IN BREVE
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha approvato con il decreto 434 del 21 dicembre 2023, il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC). Validato il 2 gennaio 2024, l’obiettivo prefissato è quello di “fornire un quadro di indirizzo nazionale” per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici. Il documento si struttura in sei capitoli nei quali vengono definiti in primis il quadro giuridico europeo e poi quello nazionale sul contrasto ai cambiamenti climatici. Grazie all’analisi del profilo climatico e delle vulnerabilitĂ a livello nazionale, il contrasto ai rischi naturali viene identificato come la prioritĂ strategica del Piano. Questi sono ampiamente descritti in venti punti (fenomeni di dissesto idrogeologico, alluvioni, erosione delle coste, carenza idrica, ecc.). Fondamentale, poi, “l’istituzione di una governance nazionale” per il Piano che includa Pubblica Amministrazione, enti tecnici e societĂ civile.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin
2. BUON LAVORO, MA…
Il Piano appena validato si colloca in un contesto di rinnovata fragilitĂ dell’Italia sotto il profilo ambientale. Infatti, nel 2023 si sono registrati 378 casi di fenomeni climatici estremi, il 22% in piĂą rispetto all’anno precedente. Il Piano viene riconosciuto come uno strumento utile per definire strategicamente la resilienza climatica del Paese, che faciliterĂ la gestione operativa dei rischi presenti e futuri. Tuttavia, alcune preoccupazioni riguardano l’aspetto relativo al finanziamento, in quanto il Piano non è dotato di risorse proprie, ma si limita a sfruttare quelle giĂ esistenti, considerate insufficienti da alcune associazioni ambientaliste. Sul tema si sono espressi anche Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che ha invitato l’attuale esecutivo a istituire rapidamente la struttura di governance che lo stesso Piano prevede. Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, ha a sua volta criticato apertamente il Governo in quanto l’ultima legge di bilancio non finanzia in alcun modo le misure contenute nel documento.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Le alluvioni a Campi Bisenzio, in Toscana nel 2023
3. UN LUNGO ITER
Il PNACC è il risultato di un iter burocratico iniziato nel 2015. Il Ministero dell’Ambiente ha preparato la Strategia Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico, un documento nel quale prevedeva un percorso che, a partire dal coinvolgimento della comunità scientifica nazionale, avrebbe sensibilizzato i decisori politici e i portatori d’interesse sul cambiamento e definito un set di azioni e una loro valutazione costi-benefici. Questo processo, tuttavia, ha avuto inizio solo nel 2017 con la condivisione della bozza del Piano con la Conferenza Stato-Regioni per includere le entità territoriali nella stesura del documento. Inoltre, i tempi si sono allungati a causa della supervisione tecnica della Commissione di Verifica dell’Impatto ambientale, giunta solamente il 3 maggio 2021, e della riorganizzazione degli uffici ministeriali avvenuta con l’insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi nel novembre del 2022. La lentezza burocratica stride con la rapidità del cambiamento climatico, accentuando la vulnerabilità al clima estremo della Penisola in quanto geograficamente al centro del Mediterraneo.
Lorenzo Avesani
“Palazzo Chigi” by Simone Ramella is licensed under CC BY