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Cedeao, un’Organizzazione in crisi

In 3 SorsiLa Cedeao sta attraversando una crisi senza precedenti. Considerevolmente indebolita dal logoramento dei poteri civili in Africa Occidentale, ora l’Organizzazione deve riflettere su come riguadagnare la credibilità e la legittimità perse negli ultimi anni.

1. INTEGRAZIONE E COOPERAZIONE A RISCHIO IN AFRICA OCCIDENTALE

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) è attualmente in balia di una crisi inedita. Indebolita dalle negoziazioni con le giunte saheliane, dalle turbolenze della politica senegalese e dalla crescente sfiducia da parte delle popolazioni della regione, l’Organizzazione sembra arrancare sotto il peso delle nuove sfide che stanno mettendo a dura prova la stabilità dei suoi meccanismi di integrazione e cooperazione. In un contesto regionale già marcato dalla sovrapposizione di crisi multidimensionali e transnazionali, la Cedeao continua a faticare nel trovare il “tono giusto” da adottare, non solo per riconciliarsi con le giunte militari di Niger, Mali e Burkina Faso, ma soprattutto per riacquisire la credibilità e la legittimità necessarie al perseguire quanto promesso dal suo motto: “Peace and Prosperity for All”. 

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Fig. 1 – I capi di Stato e di Governo dei Paesi membri della Cedeao/Ecowas al termine del vertice straordinario dell’Organizzazione del 24 febbraio 2024 ad Abuja, in Nigeria

2. GOLPE MILITARI E COLPI DI STATO COSTITUZIONALI: L’INCOERENZA DELLA CEDEAO

È dall’inizio dell’ondata di colpi di Stato che la comunità economica sta accusando una perdita di influenza sempre più marcata a livello regionale. La ferma condanna dei golpe e l’imposizione di pesanti sanzioni contro Mali, Burkina Faso e Niger hanno portato i militari al Governo ad annunciare il loro ritiro immediato dall’Organizzazione, il 28 gennaio. Riunitisi nel frattempo all’interno dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), un quadro istituzionale di collaborazione securitaria creato lo scorso settembre in reazione alla minaccia di un intervento militare in Niger da parte della Cedeao, i tre Paesi saheliani hanno giustificato la decisione accusando l’Organizzazione di aver tradito i propri principi fondanti, di essere sotto l’influenza di potenze straniere e di aver imposto sanzioni illegali, illegittime, disumane e irresponsabili. Con il solo precedente storico del ritiro della Mauritania nel dicembre 2000, la scelta dell’AES è l’ultimo sintomo dello stato di crisi in cui verte la Cedeao, già fortemente contestata per il doppio standard con cui ha dimostrato di reagire ai golpe militari e ai colpi di Stato costituzionali che hanno toccato la regione negli ultimi anni. La posizione adottata nei confronti di Alpha Condé e Alassane Ouattara, che sono riusciti a garantirsi un terzo mandato presidenziale rispettivamente in Guinea e Costa d’Avorio, ha sollevato numerose voci di dissenso contro l’incoerenza della comunità economica, colpevole di lasciare impunite pratiche quali la modifica delle Costituzioni, la manipolazione della giustizia e il sempre maggior controllo dei media.

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Fig. 2 – I rappresentanti delle giunte militari di Burkina Faso, Mali e Niger durante la riunione dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) del 15 febbraio 2024 a Ouagadougou, in Burkina Faso

3. UNA COABITAZIONE DIFFICILE, MA NECESSARIA

La decisione di ritirarsi dalla Cedeao è stata descritta come un “andare contro la marcia della Storia”. Creata nel 1975 con l’obiettivo di promuovere la cooperazione economica, sociale e culturale in Africa occidentale, la Cedeao ha garantito la libera circolazione di persone e beni all’interno della regione, rendendola uno degli esempi più compiuti di integrazione a livello continentale. Un processo, questo, considerato tanto legittimo e necessario, quanto naturale. Infatti, se da una parte “la sicurezza e lo sviluppo [economico e sociale] nel Sahel passano necessariamente per una cooperazione regionale più stretta”, dall’altra l’Africa Occidentale è abitata da popoli etno-linguisticamente simili, che spesso condividono religioni e frontiere particolarmente interdipendenti e dinamiche. Per ristabilire la propria credibilità e legittimità a lungo termine, quindi, l’Organizzazione dovrebbe riflettere sul suo ruolo di “gendarme della democrazia” in Africa Occidentale e tornare a concentrarsi sul cuore – economico – della sua ragion d’essere, lasciandosi alle spalle il sistema securitario regionale inaugurato con l’invio in Liberia della forza armata multilaterale Ecomog, nel 1990. La Cedeao necessiterebbe, inoltre, di rivedere e migliorare il proprio approccio in reazione alle violazioni dell’ordine costituzionale e dei valori democratici nella regione, implementando sanzioni “chiare, mirate e più prevedibili”. Questo anche in previsione di una probabile coabitazione della comunità economica con i Governi dell’AES, che nonostante i valori e gli obiettivi opposti deve comunque poter sfociare in una qualche forma di collaborazione. Se, infatti, alla pari di altre Organizzazioni regionali, l’AES può coabitare con la Cedeao, quest’ultima non ha senso di esistere senza il Sahel. Difficilmente la revoca delle sanzioni contro Niger, Mali e Guinea decisa lo scorso 24 febbraio sarà sufficiente a riconciliare le due parti.

Giulia Trombelli

UN, ECOWAS partners kick-off Western Accord 2016” by SETAF-Africa is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  1. La Cedeao sta attualmente affrontando la peggiore crisi interna della propria storia, causata dalle prese di posizione dell’AES, dalle difficoltà politiche senegalesi e dall’insoddisfazione delle popolazioni della regione.
  2. L’annuncio del ritiro dalla Cedeao di Mali, Burkina Faso e Niger si somma alle critiche di incoerenza rivolte all’Organizzazione riguardo alla sua reazione ai colpi di Stato civili che hanno toccato la regione.
  3. Nonostante la Cedeao sia un quadro istituzionale centrale per l’integrazione e la collaborazione economica e politica in Africa O http://gty.im/2028782955 http://gty.im/2005456243 ccidentale, l’organizzazione necessita comunque di rivedere i suoi meccanismi di sanzione e di ridimensionare il suo ruolo a livello regionale.

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Giulia Trombelli
Giulia Trombelli
Emiliana dal 2000, sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Trieste con una tesi sull’evoluzione della presenza francese in Africa subsahariana dagli anni 1960 al 2014, il cui obiettivo era indagare come l’influenza di Parigi ha condizionato lo sviluppo politico e sociale degli Stati francofoni dopo l’indipendenza. Attualmente vivo a Parigi, dove frequento il Master di International security presso Sciences Po Paris (PSIA), con una specializzazione in Studi africani. Nel corso del mio percorso accademico e professionale, ho collaborato con diversi progetti editoriali, trattando principalmente di Sahel e questioni strategico-militari. Mi diverte andare alla ricerca dei piccoli dettagli inutili che si nascondono dietro a ogni storia. Sfortunatamente, sono allergica ai gatti.

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