In 3 sorsi – L’ordine di detenzione per l’ex Presidente di Panama Ricardo Martinelli nel caso New Business solleva interrogativi sulla stabilità della politica centroamericana, mettendo in discussione il futuro della leadership nella regione.
Leggi tutto: Panama, Caso Martinelli: lotta per il potere nel cuore del Centroamerica1. LA CONDANNA
La giudice panamense Baloísa Marquínez ha emesso un ordine di detenzione per l’ex Presidente Ricardo Martinelli nel contesto del processo per il reato di riciclaggio di denaro nel celebre caso New Business. La decisione è stata presa sulla base del “rischio evidente di fuga” dimostrato dalle azioni del condannato, che il 7 febbraio si è rifugiato presso l’ambasciata nicaraguense a Panama, ottenendo asilo politico dal Governo di Daniel Ortega. Martinelli, figura di spicco nel mondo degli affari e Presidente della catena di supermercati panamense Super 99, carica ereditata in seguito dal figlio Luis Enrique, ha guidato Panama dal 2009 al 2014. Il suo tentativo di correre nuovamente per la Presidenza è stato ostacolato dalla sua recente condanna a 128 mesi di prigione e a una multa di 19 milioni di dollari per riciclaggio di denaro nel luglio 2023. Nonostante vari tentativi di appello messi in campo dai suoi avvocati, la sua rincorsa ha subito una definitiva battuta d’arresto davanti alla Corte Suprema il 2 febbraio successivo. Il giorno seguente, pur avviando la sua campagna elettorale, ha cercato rifugio presso l’ambasciata nicaraguense a Panama City. La decisione di Ortega di concedere asilo politico a Martinelli ha sollevato quindi un acceso dibattito sul ruolo dei diritti umani nella diplomazia regionale. Al contempo, il rifiuto del Governo panamense di concedere all’ex Presidente il salvacondotto per viaggiare in Nicaragua indica una complessa lotta intestina tra potere giudiziario e politico, gettando un’ombra sulla stabilità politica della regione.
Fig. 1 – Un poliziotto panamense all’esterno dell’Ambasciata del Nicaragua a Panama City
2. I PROCESSI: NEW BUSINESS E ODEBRECHT
Nel caso New Business Martinelli è stato condannato per aver acquistato la maggioranza delle azioni della Editora Panamá América nel 2010 attraverso denaro pubblico. L’acquisto è stato effettuato con denaro proveniente da tangenti. Per questa acquisizione, secondo le Autorità giudiziarie panamensi, è stata utilizzata parte dei 43,9 milioni di dollari che diverse aziende hanno depositato attraverso un complesso schema di società dal pagamento di commissioni fino al 10% dell’importo dei contratti originali nelle opere pubbliche. Secondo la giudice Marquínez il mandato di arresto del 23 febbraio è stato emesso anche in virtù di un presunto caso di riciclaggio di denaro di tangenti pagate dalla società di costruzioni brasiliana Odebrecht, in cui Martinelli è accusato e in attesa di processo a luglio di quest’anno. In precedenza nel 2021 Martinelli era stato assolto in un altro processo per presunte attività di spionaggio contro oppositori durante la sua Amministrazione.
Fig. 2 – Sostenitori di Martinelli partecipano ad un comizio elettorale a Panama City
3. FINE DELLA CORSA
Nonostante le sue note vicende legali, Martinelli non ha mai smesso di aspirare al ritorno al potere nelle prossime elezioni generali del 5 maggio. Tuttavia la Costituzione panamense all’art. 180 prevede che chiunque sia condannato con sentenza definitiva per un crimine intenzionale punibile con una pena detentiva di cinque anni o più non può essere eletto Presidente. Proprio negli ultimi giorni, infatti, il Tribunale Elettorale ha posto fine alla sua corsa squalificando “il cittadino Ricardo Alberto Martinelli Berrocal come candidato per la posizione di Presidente di Panama”, come ha annunciato il magistrato Alfredo Juncá. Sarà quindi José Raúl Mulino, già Ministro dell’Interno del suo Governo (2010-2014), il candidato presidenziale del partito Realizando Metas (RM). Ancora una volta assistiamo a un ex Presidente al centro di uno scandalo di proporzioni internazionali, uno scenario che negli ultimi anni si è ripresentato varie volte in Centro America, così come sul resto del continente Latinoamericano: da Uribe in Colombia, passando per Lula in Brasile, fino ad arrivare a Cristina Kirchner in Argentina. Un cono d’ombra che sembra avviluppare oggi anche la stabilità politica di Panama, aprendo così la strada a nuovi volti come Mulino, pronti a cogliere l’opportunità e guidare il Paese fuori dalle turbolenze interne.
Gian Maria Recanatini
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