Ristretto – Bassirou Diomaye Faye ha vinto le elezioni presidenziali del 24 marzo in Senegal con il 57% circa dei voti, superando Amadou Ba, fermo al 32%.
In Senegal la netta vittoria al primo turno di Bassirou Diomaye Faye, candidato del partito Pastef di opposizione, è un segnale forte e deciso, un vero fulmine per le dinamiche locali e africane. Faye – e con lui Ousmane Sonko – rappresenta il sommovimento profondo del Senegal e del Sahel di questi anni, avendo vinto con un programma radicale che propone per esempio l’uscita dal franco CFA e la revisione dei contratti con le multinazionali dell’energia, interessate a quelle riserve di petrolio e gas che a breve renderanno il Senegal sempre più strategico.
La fine dell’era di Macky Sall, che aveva tentato di restare ancorato al potere nonostante le proteste represse violentemente, potrebbe avere contraccolpi in tutta l’Africa, ma sicuramente comporterà qualche pensiero per la Francia: dopo i golpe militari nel Sahel, Parigi rischia di perdere una pedina geopolitica fondamentale. E, nella vittoria di Faye, così come in Mali o in Burkina Faso o in Niger, c’è forte la volontà senegalese – oltre che africana – di un’alternativa nuova e autonoma rispetto agli storici rapporti con l’Occidente.
Beniamino Franceschini
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