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Crisi dimenticate: l’Africa subsahariana conserva il triste primato

In 3 SorsiOgni anno il Norwegian Refugee Council pubblica la classifica delle dieci crisi più dimenticate al mondo. In quella di quest’anno, 9 casi su 10 sono in Stati africani, e l’emergenza del Burkina Faso rimane la maggiormente trascurata.

1. QUANDO IL DISINTERESSE È LA NUOVA NORMALITÀ

Il Norwegian Refugee Council ha recentemente pubblicato il proprio rapporto annuale sulle dieci crisi di sfollamento maggiormente dimenticate nel mondo. Emerge con chiarezza che l’Africa subsahariana ospita le più ampie comunità di sfollati interni, con 9 posizioni su 10 della classifica occupate da suoi Paesi (l’unico non africano presente nella lista è l’Honduras, in America centrale).
Il rapporto mette in luce la discrepanza tra la gravità del contesto umanitario in questi Paesi e lo scarso sostegno che essi ricevono dai media e dalla politica internazionale. Ci sono infatti crisi che non riescono ad attirare l’attenzione dei mezzi di comunicazione e che quindi rimangono bloccate nella scalata verso la cima delle testate giornalistiche, in un’epoca in cui, tragedia dopo tragedia, l’opinione pubblica sembra essere sempre meno sensibile di fronte all’ennesima disgrazia africana. Ma se il dato emozionale può essere difficile da misurare, insufficiente per poter tracciare un trend, il dato quantitativo mostra con chiarezza la situazione. Il rapporto del NRC mette quindi a nudo una dura realtà: che in tutto il mondo si è registrato un deficit record di 32 miliardi di dollari nei bilanci degli aiuti, dieci in più rispetto all’anno precedente, lasciando il 57% dei bisogni umanitari nel 2023 non soddisfatti.

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Fig. 1 – Il Segretario Generale del Norwegian Refugee Council, Jan Egeland, visita un campo per sfollati vicino alla città di Dori, nel Burkina Faso nordorientale, 30 maggio 2024

2. LE RADICI PROFONDE DELLE CRISI

I dati del rapporto mostrano una corsa al ribasso. Tutte le crisi presenti nella classifica di quest’anno affondano infatti le radici nel tempo e colpiscono la vita delle comunità da anni, talvolta da decenni. Il primato spetta al Burkina Faso, che per il secondo anno di fila rimane la crisi maggiormente trascurata, con un record di 707mila nuovi sfollati, ma anche la Repubblica Democratica del Congo merita una menzione, con la sua presenza in classifica da otto anni consecutivi.
Secondo il NRC, ad attanagliare questi Stati (oltre ai due già citati troviamo Camerun, Mali, Niger, Sudan del Sud, Repubblica Centrafricana, Ciad e Sudan) è una crescente insicurezza, visibile tanto nella sfera politica quanto in quella economica e sociale. Le caratteristiche per le quali l’Africa subsahariana è tristemente nota, infatti, contribuiscono a farla ritrarre, spesso in modo troppo semplicistico, come il teatro di numerosi colpi di Stato e la regione in cui avviene il maggior numero di attacchi terroristici al mondo. Al tempo stesso, le dinamiche assistenzialistiche e la dilagante corruzione hanno dato avvio a uno sviluppo economico limitato, che ha condannato le popolazioni dei nove Stati del report a non avere accesso a servizi fondamentali. Il costo umano di questo deficit non può che essere elevatissimo. Carenza di cibo, acqua pulita, servizi sanitari e scolastici e una crescente insicurezza alimentare e climatica non sono solo elementi comuni a tutti, ma endemici, e sempre più difficili da eradicare.

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Fig. 2 – Un’immagine dal campo profughi di Bulengo, vicino alla città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, 17 aprile 2024

3. LE IMPLICAZIONI PER IL QUADRO REGIONALE

Il disinteresse globale per le crisi raccontate dal NRC non solo porta con sé importanti conseguenze mediatiche, ma si ripercuote drammaticamente sulla vita degli sfollati, costretti all’abbandono politico, economico e sociale. I bisogni umanitari delle popolazioni colpite, infatti, non trovano risposta nei programmi di Paesi donatori e organizzazioni umanitarie, e oltretutto spesso si amplificano, dando avvio a crisi nelle crisi. In un contesto regionale altamente volatile e interconnesso come quello africano, l’instabilità di un Paese ha spesso effetti a catena che vanno oltre i suoi confini, attraversando quelli vicini e di frequente radicandosi, causando un impatto regionale più ampio.
È questo il quadro dipinto dal NRC, che raccomanda come, se a essere in pericolo sono i bisogni primari delle popolazioni, allora deve diventare necessaria una nuova focalizzazione dell’attenzione pubblica globale. Finché questo non avverrà, l’Africa subsahariana e le sue crisi dimenticate, già fonte di tensione regionale, rischiano di sfociare in conflitti aperti.

Beatrice Gobbi

Darfur Refugees Sam Ouandja 20” by hdptcar is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Nell’annuale rapporto del Norwegian Refugee Council, nove delle dieci crisi più trascurate al mondo sono nell’Africa subsahariana.
  • Il calo dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica mondiale, le difficoltà degli aiuti internazionali e le dinamiche derivanti da decenni di approcci assistenzialistici aumentano le prospettive di un ampliamento delle emergenze.

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Beatrice Gobbi
Beatrice Gobbi

Nata a Milano nel 1998, si è laureata prima in Cooperazione Internazionale e in seguito in Relazioni Internazionali con un’analisi comparativa del nazionalismo curdo in Iraq e in Iran. Da sempre appassionata di mondo islamico, negli anni ha affiancato questo interesse alla geopolitica delle risorse e al peacebuilding ambientale. Di giorno si occupa di progetti di sostenibilità presso il Politecnico di Milano e di sera scopre la letteratura e la cucina africana e mediorientale.

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