Caffè lungo – Il 15 giugno il Contrammiraglio della Marina Militare Italiana Stefano Costantino ha ceduto il comando tattico dell’operazione marittima europea EUNAVFOR ASPIDES al Commodoro della Marina dei Paesi Bassi George Pastoor. A quattro mesi dall’inizio dell’attività operativa contro la minaccia Houthi a salvaguardia della libertà di navigazione dal Mar Rosso al Golfo di Aden, è tempo di un primo bilancio, soprattutto a fronte del perdurare degli attacchi in un’area in cui il dispiegamento di forze militari sembra non portare tutti i risultati sperati.
VALUTAZIONE PER OBIETTIVI. IL SUCCESSO OPERATIVO-TATTICO DI ASPIDES
Un’operazione che prevede il coinvolgimento di assetti militari altamente specializzati subisce, spesso, un processo di valutazione in termini di successo o fallimento anche quando è in corso d’opera. Tale necessità è data dal fatto che, specialmente nelle democrazie e dopo la Guerra al Terrore, queste attività sono sottoposte costantemente allo scrutinio dell’opinione pubblica, chiamata, presto o tardi, a esprimere il proprio consenso in termini elettorali e, quindi, sostenere o meno quegli stessi decisori politici che si sono assunti la responsabilità di investire in termini di denaro, uomini e mezzi su un progetto militare con uno specifico obiettivo. Nonostante sia stata implementata da appena quattro mesi, EUNAVFOR ASPIDES non può essere esente da tale procedimento, non solo per i rischi – valutati e soppesati in fase di pianificazione, – ma anche e soprattutto per l’importanza strategica che ricopre il tratto di mare che va dal Mar Rosso al Golfo di Aden, al quale corrisponde l’area d’operazione. All’indomani dell’avvicendo del comando delle forze in mare dall’Italia ai Paesi Bassi, quindi, si rende necessaria una valutazione preliminare, che distingua in maniera netta l’obiettivo politico-strategico associato al dispositivo da quello prettamente operativo-tattico. Sul piano politico-strategico, ASPIDES è nata come una missione difensiva di forze navali con lo scopo di tutelare la circolazione marittima dalle incursioni degli assets Houthi, che, negli ultimi mesi, hanno ostacolato la libertà di navigazione con atti di vero e proprio terrorismo marittimo, nonostante, come fanno notare alcuni esperti, il diritto del mare codificato fino ad oggi non contempli fra gli illeciti una serie di atti di disturbo continuativi, se non quelli inquadrabili singolarmente nella fattispecie delle azioni di pirateria. Inoltre, a monte della necessità di tutelare il traffico marittimo in un punto strategico per il commercio internazionale, la volontà politica europea sottesa all’intera operazione è stata anche quella di distinguersi dall’approccio anglo-americano, concretizzato nell’operazione Prosperity Guardian, che contempla, fra le altre cose, la neutralizzazione di target terrestri associabili agli Houthi in territorio yemenita. In sostanza, l’obiettivo strategico-politico ultimo di ASPIDES è quello di difendere il naviglio commerciale in transito e scongiurare ulteriori attacchi da parte del gruppo yemenita. Tale obiettivo, dal punto di vista operativo-tattico, si traduce nell’esecuzione di vere e proprie scorte da parte delle Unità Navali militari che sono autorizzate, nel caso di una minaccia imminente, a utilizzare tutti i mezzi necessari e a disposizione per neutralizzare la fonte di pericolo. Considerati questi elementi, è evidente che sotto il profilo tattico-operativo la missione europea si sta dimostrando un successo. Da febbraio, infatti, le Unità Navali militari coinvolte nel dispositivo sono riuscite a sventare almeno 11 attacchi e a scortare con successo 70 navi, come dichiarato da Josep Borrell, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di sicurezza, in una conferenza stampa dell’aprile scorso. Tuttavia, si può davvero dire lo stesso in relazione alla capacità di deterrenza di ASPIDES nei confronti della minaccia Houthi?
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Josep Borrell, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di sicurezza durante la conferenza stampa su EUNAVFOR ASPIDES, 8 aprile 2024.
DETERRENZA, LA GRANDE ASSENTE IN UN TERRENO DI SCONTRO SEMPRE PIU’ COMPLICATO
In ambito militare il concetto di deterrenza si configura come la messa in atto di comportamenti e/o azioni difensive e/o offensive allo scopo di scongiurare delle attività non desiderate prima che accadano. Applicato come elemento per la valutazione di ASPIDES in relazione alla minaccia houthi, è ragionevole concludere che l’operazione europea sembra uno strumento non del tutto sufficiente per il raggiungimento dello scopo. Dall’implementazione dell’operazione, infatti, il livello di aggressività e intervento degli Houthi non è affatto diminuito, conducendo più di una decina di attacchi. Recentemente, inoltre, sembra che anche la tipologia di dispositivi offensivi in utilizzo del gruppo yemenita si sia evoluto. È notizia confermata da poco che l’affondamento del cargo Tutor, in cui ha perso la vita un membro dell’equipaggio di origini filippine, è da ricondursi all’attacco sferrato dagli Houthi ai danni della stessa nave tramite un’imbarcazione a pilotaggio remoto carica di esplosivo (explosive-filled uncrewed surface vessel – USV). Uno strumento mai utilizzato con successo fino ad ora. Gli Houthi hanno diffuso tramite l’Ansar Allah Media Office il video dell’attacco (qui riportato da NBC), rivendicandone la paternità, dimostrando ancora una volta la volontà di attirare l’attenzione mediatica internazionale e di non arretrare di un passo, nonostante l’impiego di forze militari occidentali in quel tratto di mare. ASPIDES, dunque, come anche Prosperity Guardian del resto, sembrano non riuscire, da sole, a scongiurare gli attacchi e/o a costituire un mezzo quantomeno sufficiente a porre un freno alle incursioni di Ansar Allah. Questa risultanza può trovare una spiegazione nel fatto che il gruppo yemenita ha più volte ribadito che l’attività di disturbo condotta in mare affonda le radici in una precisa presa di posizione in relazione al conflitto fra Israele e Hamas, ma soprattutto in netto contrasto con l’accanimento dimostrato dalle forze militari israeliane nella striscia di Gaza. La ratio sottesa, quindi, alle attività di terrorismo marittimo, è evidentemente legata a un posizionamento ideologico e politico, di cui la manifestazione armata rappresenta, di fatto, solo un singolo pezzo del puzzle. Queste considerazioni non intendono sminuire il valore assolutamente necessario di ASPIDES e degli altri dispositivi militari in loco, fondamentali sia per inviare un messaggio agli Houthi sia per preservare ciò che resta dei transiti marittimi nell’area. Tuttavia, esse dovrebbero spingere alla naturale considerazione che lo strumento militare non può sostituirsi a quello politico, tantomeno nella risoluzione di controversie ideologiche. È necessario, quindi, ricordarsi che la deterrenza diventa efficace quando le operazioni militari vengono affiancate da uno sforzo concreto di negoziazione politica in grado di “toccare” le ragioni profonde sbandierate come giustificazioni per azioni aggressive e illegittime.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un uomo guarda alla televisione un comunicato del portavoce del movimento yemenita Houthi, il Brigadiere Yahya Sarea. Sana’a, Yemen, 4 marzo 2024
IL CONTRIBUTO DELLA MARINA MILITARE ITALIANA E LE PROSPETTIVE FUTURE DELLA MISSIONE
Nei primi mesi di attività, l’operazione ASPIDES ha visto fra i propri attori principali la Marina Militare Italiana, che non solo ha messo a servizio della coalizione europea mezzi ed equipaggi, ma ha anche fornito il primo Comandante delle forze in mare, il Contrammiraglio Stefano Costantino, che, da poco, ha ceduto il testimone al Commodoro della Marina olandese George Pastoor. Le Unità Navali italiane che si sono avvicendate nel Mar Rosso, segnatamente il cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio prima e la fregata multi-missione Fasan attualmente in mare, si sono distinte per una significativa reattività alla minaccia, respingendo con successo molteplici attacchi houthi e salvaguardando la libertà di navigazione per quei pochi mercantili che continuano a transitare tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso. Il coinvolgimento dell’Italia ha suscitato una serie di preoccupazioni per eventuali ritorsioni, che sembrano, però, smentite dalle dichiarazioni fatte il 31 maggio scorso da Nasr al Din Amer, il Presidente del consiglio di amministrazione dell’agenzia yemenita Saba, che ha ribadito che le attività Houthi sono rivolte espressamente contro gli alleati di Israele, il naviglio appartenente a compagnie israeliane e le Unità Navali di Stati Uniti e Regno Unito, accusati di aver aggredito illegittimamente lo Yemen. D’altra parte la partecipazione italiana al dispositivo, a fianco degli alleati europei, è sempre stata fuori discussione e intesa come atto dovuto per contribuire alla tutela della libertà di navigazione e alla salvaguardia di interessi economici non solo europei, ma anche dell’Italia stessa. In generale, quindi, si può concludere affermando che la presenza militare nel Mar Rosso fino alla porzione nord-occidentale dell’Oceano Indiano risulta ancora fondamentale e necessaria. Nel medio periodo non si intravedono possibilità concrete di risoluzione delle criticità, a meno che non intervengano in maniera sostanziale i canali politici e diplomatici. Le Navi europee, almeno fino a febbraio 2025, continueranno, insieme ai loro uomini e donne, a proteggere ciò che resta del traffico marittimo, quali strumenti di “tamponamento”. La resa dei conti, però, dovrà essere “giocata” altrove e non potrà prescindere da una valutazione attenta delle motivazioni ideologiche più volte rese pubbliche dagli Houthi.
Sara Cutrona
Immagine di copertina: bandiera dell’Unione Europea in mare. Owner: EU Naval Force Media and Public Information Office License: Creative Commons Attribution-NoDerivs