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Russia e Israele, un rapporto complesso e strategico

Caffè Lungo – Russia ed ebraismo hanno legami plurisecolari caratterizzati da difficoltĂ  e persecuzioni, nonostante la presenza di fiorenti comunitĂ  ebraiche nell’Europa Orientale. L’emigrazione ebraica dall’Est Europa in Israele ha influenzato le politiche nel Paese, recuperando i legami con il Cremlino nell’era Putin. Tuttavia, l’attacco terroristico di Hamas dell’ottobre 2023 ha mutato i rapporti tra i due Governi, nell’ambito della contesa Russia-Occidente.

LA DIFFICILE RELAZIONE DELL’IMPERO ZARISTA E SOVIETICO CON GLI EBREI E ISRAELE

Il rapporto tra Russia ed ebraismo ha radici legate alla diaspora ebraica europea dei secoli medievali, con la nascita di fiorenti comunitĂ  ebree nell’Est Europa, in particolare Polonia e Lituania, territori in seguito oggetto delle mire zariste e nei quali durante l’Ottocento si verificarono le gravi persecuzioni note come pogrom. Gli ebrei furono usati come capro espiatorio in base a pregiudizi circolanti tra le popolazioni locali, una tendenza sostenuta dallo Zar per convogliare verso l’odio etnico le proteste di contadini e operai contro le precarie condizioni di vita.
Durante la Rivoluzione russa, Lenin si dichiarò contrario all’antisemitismo di Stato di epoca zarista. L’invasione tedesca dell’URSS, tuttavia, portò le comunità ebraiche a subire lo sterminio di massa attuato dalla ferocia nazista in tutti i territori sovietici occupati, dai quali nel dopoguerra i sopravvissuti all’Olocausto nell’Europa Orientale emigrarono verso il nascente Stato di Israele.
Israele ebbe sin dall’inizio l’appoggio americano e, di conseguenza, l’URSS si interessò all’area mediorientale, specie dopo l’avvicinamento del Presidente egiziano Nasser al socialismo, con importanti contratti sugli armamenti e commesse per le imprese sovietiche nella costruzione della diga di Assuan. I sovietici imbastirono forti relazioni diplomatiche con Paesi come Siria e Egitto, utili per l’accesso al Mediterraneo, con basi navali come quella siriana di Tartus, ancora oggi essenziale per il Cremlino.

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Fig. 1 – Vladimir Putin insieme al premier israeliano Naftali Bennett nell’ottobre 2021

LA INFLUENTE COMUNITĂ€ ASHKENAZITA ISRAELIANA E IL SUO SOSTEGNO AL CREMLINO

Nel secondo dopoguerra le migliaia di ebrei dell’Europa Orientale emigrati in Israele costituirono la base della comunità ashkenazita israeliana, con le proprie tradizioni e idee politiche. Il fenomeno migratorio continuò negli anni Sessanta e Settanta e anche dopo la fine dell’URSS, sia per l’ostilità delle Autorità sovietiche verso gli ebrei fino all’era Gorbachev, sia per l’accoglienza economica e sociale che il Governo israeliano garantiva agli ebrei emigranti.
Putin ha voluto recuperare il rapporto con tale comunità, sia per ragioni economiche, visti i forti legami negli scambi commerciali con Israele su materie come idrocarburi, aerospazio e nuove tecnologie, sia nell’ambito del Russkj Mir, che ha tra i principi il rafforzamento dei legami con le comunità russofone nel mondo, ottenendo così da parte della comunità ashkenazita di Israele appoggio e sostegno.
Tale influsso è sfociato nel partito Israel Beitenu, il cui leader Avigdor Lieberman, più volte Ministro dell’Interno e determinante in diversi Governi del Paese, si è dimostrato spesso vicino al Cremlino, sostenendo ad esempio i contratti di esportazione di prodotti agricoli israeliani in Russia del 2014 a seguito delle sanzioni imposte da Mosca alle produzioni occidentali, gli accordi per evitare scontri tra le parti durante il conflitto siriano e il non allineamento alle sanzioni occidentali per l’annessione russa della Crimea del 2014.
Il partito si distingue nel panorama della destra israeliana per l’impronta laicista, in contrasto con i radicali religiosi di Itamar Ben Gvir, acerrimi rivali di Lieberman e determinanti nell’odierno Governo Netanyahu.

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Fig. 2 – Conferenza stampa di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, durante una visita a Mosca nel marzo 2020. Dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023 i continui legami del Cremlino con il gruppo islamista palestinese hanno provocato un netto peggioramento dei rapporti russo-israeliani

I RAPPORTI RUSSIA-ISRAELE DOPO L’INVASIONE DELL’UCRAINA E IL MASSACRO DEL 7 OTTOBRE

L’invasione dell’Ucraina nel 2022 è stata condannata dal Governo israeliano. Allo stesso tempo, Israele si è astenuto alle Nazioni Unite sulla risoluzione di condanna dell’invasione, non si è allineato alle sanzioni occidentali e il suo Primo Ministro, Naftali Bennett, è stato uno dei pochi leader a cercare, a guerra in corso, un dialogo diretto con Putin. Tale atteggiamento è stato influenzato dalla presenza delle comunitĂ  russofone in Israele, presenti nel Governo Bennett tramite il loro leader Lieberman, all’epoca Ministro delle Finanze.
Nonostante la non ostilità al Cremlino, non sono mancate frizioni con Mosca. Il Governo israeliano si è attivato per salvaguardare le comunità ebraiche presenti in Ucraina, accogliendo anche parte della popolazione ebrea russa e ucraina, con oltre 50mila nuovi immigrati accolti nel 2022.
L’attacco terroristico di Hamas contro Israele nell’ottobre 2023 ha segnato la svolta nelle relazioni tra i due Paesi. Gli assetti geopolitici legati al conflitto russo-ucraino e il deterioramento dei rapporti Russia-Occidente hanno visto il Cremlino schierarsi in modo netto per la causa palestinese, sia per avere ulteriori simpatie presso il mondo arabo e i Paesi non allineati, sia per differenziarsi dall’Occidente, che pur condannando gli eccessi dell’intervento israeliano sulla Striscia di Gaza ha sostenuto Israele.
La diplomazia russa ha contatti con l’ufficio politico di Hamas, aspetto inaccettabile per gli israeliani, e ha rafforzato la cooperazione militare con l’Iran, principale nemico di Israele nel Medio Oriente, il cui sostegno è utile a Mosca per la fornitura di armamenti contro l’Ucraina, in particolare i droni Shahed e i missili balistici usati contro le principali città ucraine.
Tali aspetti hanno cambiato i rapporti tra i due Paesi: la prioritĂ  attuale per il Governo israeliano è salvaguardare la propria esistenza e sicurezza anche a costo di ridurre le relazioni diplomatiche con Paesi come la Russia, che hanno solidi rapporti, persino militari, con realtĂ  considerate da Israele nemiche come Iran e Siria. La rottura dei rapporti tra il Cremlino e i Paesi occidentali a causa del conflitto in Ucraina ha visto, inoltre, la necessitĂ  per l’Occidente che Paesi alleati come Israele non offrano sponde politiche a Mosca.
Per il Cremlino il Medio Oriente è cruciale per economia e logistica. La Russia può ancora usufruire dei porti dei Paesi africani e mediorientali nei quali non si applicano le sanzioni occidentali e nei quali è strategica la presenza militare, come in Libia e Siria. Questo soprattutto in un momento in cui per Mosca è conveniente incrementare le relazioni con i Paesi del Continente nero e del Golfo Persico con cui fare buoni affari in modo da compensare, in parte, gli effetti delle sanzioni occidentali, piuttosto che mantenere ottime relazioni diplomatiche con il Governo Netanyhau, fortemente osteggiato dai Paesi sovracitati.

Lorenzo Pallavicini

Photo by hurk is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Russia ed ebraismo, dai pogrom zaristi alla nascita di Israele e alle sfide mediorientali della Guerra Fredda.
  • La comunitĂ  ashkenazita in Israele e i suoi legami con la Russia.
  • I rapporti Russia-Israele dopo la guerra in Ucraina e il massacro per opera di Hamas dell’ottobre 2023.

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Lorenzo Pallavicini
Lorenzo Pallavicini

Nato a Cuneo nel 1985, con esperienze politiche a livello locale e regionale in Piemonte,
viaggiatore con esperienza pluridecennale, autore di articoli di attualitĂ  locale e politica su
testate locali, da diverso tempo interessato alla scrittura a carattere geopolitico sulla situazione internazionale di diverse aree nel mondo, in particolare della realtĂ  europea e della Federazione Russa e dei paesi ex membri dell’URSS e della galassia comunista.

 

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