In 3 sorsi – La rinnovata alleanza tra Russia e Corea del Nord rafforza entrambe le parti. Oltre a scambi di carattere militare ed energetico, Mosca e Pyongyang mirano a intensificare le loro capacità in senso diplomatico e internazionale, con mutui sospetti e ostilità verso il nemico più vicino: la Cina.
1. L’ACCORDO
Il 19 giugno 2024 Vladimir Putin e Kim Jong-Un, in un incontro nella capitale nordcoreana Pyongyang, hanno firmato un trattato di mutua difesa e collaborazione militare, utile al consolidamento delle relazioni diplomatiche, economiche e securitarie tra i due Stati. Tramite la creazione di una partnership comprensiva e strategica, l’accordo indica la volontà di favorire gli scambi nell’ambito dei servizi finanziari, negli investimenti e nella promozione di accordi di cooperazione nei settori tecnologico, agricolo, spaziale e nucleare. Gli effetti di questa nuova unione sono già visibili, in particolare per il successo della Corea del Nord nel lancio di un satellite poco tempo dopo la visita di Kim Jong-Un al cosmodromo di Vostochny: la condivisione di tecnologie spaziali potrebbe aver assistito i tecnici nordcoreani nella riuscita e nel successo del lancio. In aggiunta, l’invio di generi alimentari ed energia a prezzi favorevoli ha certamente aiutato il regime di Kim a sostenere la crescita economica e, indirettamente, il finanziamento dello sviluppo nucleare. Allo stesso modo, la Russia sta impiegando attivamente in Ucraina munizioni ed equipaggiamenti bellici acquistati da Pyongyang, tra l’altro compatibili con parte dell’equipaggiamento russo poiché di matrice sovietica, facilmente integrabili all’interno dei sistemi militari moscoviti.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Bandiere russe e ritratto di Putin in bella mostra durante la visita del Presidente russo a Pyongyang, 20 giugno 2024
2. QUALI OPPORTUNITÀ PER LA RUSSIA
L’accordo, benché comunque tassello fondamentale nel forgiare il nuovo corso nelle relazioni diplomatiche tra Mosca e Pyongyang, simboleggia il compimento di un’intesa che già precedentemente era stata informalmente avviata nel 2022, in particolare per quanto riguarda, come già detto, l’invio di ingenti quantitativi di dispositivi bellici nei centri di scambio (Tumangang) e nelle aree portuali di frontiera (Rason-Nanji) lungo il Tumen, fiume che funge da confine tra i due Paesi, e il Mare dell’Est. Di conseguenza, il vertice tra Putin e Kim non rappresenta altro che la volontà di far emergere allo scoperto, ufficializzando, i nuovi interessi strategici che l’attuale situazione internazionale ha comportato per entrambi. Grazie alla rinnovata intesa, il Cremlino vuole aumentare il proprio spazio di manovra in Oriente, complice le ovvie difficoltà, non solo militari, sul fronte ucraino. In questo senso, il trattato potrebbe risolvere e mitigare molte delle difficoltà interne alla Russia. Ad esempio, il porto nordcoreano di Rason, già usato in precedenza dall’URSS per l’accesso al Pacifico, potrebbe offrire a Mosca nuovi spazi di crescita regionale. In aggiunta, l’allacciamento del tratto ferroviario tra la città russa di Khasan e Rason potrebbe riportare in auge il dimenticato progetto di interconnessione tra la linea transiberiana e il sistema ferroviario nordcoreano. Non si tratta però di semplici progetti economici. Con tali iniziative, la Russia mira a riportare la Corea del Nord nella propria area d’influenza, slegandola dal cordone ombelicale di Pechino per quanto riguarda cibo, risorse e scambi commerciali.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Putin e Kim al termine di una cerimonia pubblica nella capitale nordcoreana, 19 giugno 2024
3. I VANTAGGI NORDCOREANI E IL FRONTE CINESE
Kim Jong-Un appare favorevole alle proposte russe. La guerra in Ucraina gli permette non solo di ottenere importanti finanziamenti utili al progetto atomico e al sostegno della traballante economia nazionale, ma anche di poter valutare l’efficacia della propria strumentazione bellica contro i dispositivi occidentali impiegati da Kiev nel conflitto in corso. In aggiunta, Pyongyang ha ottenuto dalla Russia il veto alla riconferma dell’organo di vigilanza ONU sull’applicazione delle sanzioni internazionali verso il regime nordcoreano, nonché protezione all’interno dei vari consessi internazionali. Non si può inoltre escludere, in futuro, anche lo scambio di conoscenze nel campo dell’elusione delle sanzioni, materia su cui Pyongyang è un caso scuola, e di risorse più pregiate, come terre rare e metalli critici di cui il Nord è estremamente ricco. Kim però non è, e non sarà mai, un nuovo Stato vassallo. Grazie ai vantaggi che il Cremlino garantisce, Palazzo Mansudae riduce, oltre che il rischio di collasso economico, la pericolosa dipendenza dalla Repubblica Popolare Cinese, nemico latente in ascesa, accrescendo a tale scopo la coalizione con Mosca. La perdita della carta nordcoreana è fonte di preoccupazione per Xi Jinping, in quanto la Cina conta su Pyongyang come unico alleato nella regione. Oltre ai reciproci vantaggi in termini economici e militari, la più recente vicinanza tra Putin e Kim simboleggia un ulteriore fronte d’azione: comprimere l’aspirazione di potenza cinese, pericolo per entrambi. In attesa di una possibile sorpresa d’ottobre per gli Stati Uniti, in piena campagna elettorale.
Tommaso Tartaglione
Photo by Alex_Berlin is licensed under CC BY-NC-SA