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Le missioni di peacekeeping ONU in Africa: Sahara Occidentale

In 3 SorsiIl conflitto tra il Marocco e il Fronte Polisario ha di recente ripreso vigore, portando nuove sfide alla stabilitĂ  regionale e alla MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara). L’efficacia della missione sembra essere compromessa alla radice dal suo stesso mandato, oggetto di ripetuti rinnovi.

1. UN REFERENDUM IN SOSPESO

Innescato dal processo di decolonizzazione dopo che la Spagna ebbe rinunciato al controllo dell’allora Sahara spagnolo (oggi Sahara Occidentale), il conflitto tra il Marocco e il Fronte Polisario (Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el-Hamra e del RĂ­o de Oro) divenne uno scontro aperto dopo che il territorio venne spartito tra Marocco e Mauritania. Nel 1976 il Polisario proclamò la nascita della Repubblica Democratica Araba Saharawi e da allora ebbe inizio la sua lotta armata per l’indipendenza. Dal 1991 i peacekeepers della MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) sono presenti nella regione con il compito di favorire una risoluzione pacifica del conflitto.
Le Nazioni Unite, in linea con le proposte di accordo accettate da entrambe le parti, elaborarono infatti un piano mediato per porre fine alle tensioni territoriali che prevedeva un cessate il fuoco, la creazione di una zona cuscinetto lungo il muro militare di 2.720 chilometri creato dal Marocco, l’indizione del referendum per l’autodeterminazione e l’istituzione della MINURSO con l’incarico di monitorare tali attività. Tuttavia, nonostante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi, non esistendo secondo la Corte Internazionale di Giustizia alcun vincolo di sovranità territoriale tra il Sahara Occidentale e il Regno del Marocco o la Mauritania, il referendum per l’autodeterminazione non si è mai concretizzato.

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Fig. 1 – Personale della MINURSO sbarca da un elicottero dell’ONU a Guerguerat, cittadina del Sahara Occidentale che nel 2020 fu interessata dalle operazioni miltari del Marocco

2. NUOVI SCONTRI E VECCHI OSTACOLI

Fin dalla sua nascita, la MINURSO ha incontrato difficoltà nel raggiungere gli scopi prefissati dal proprio mandato. Il motivo principale consiste nel fatto che le divergenze tra il Marocco, che propone un’autonomia sotto la propria sovranità, e il Fronte Polisario, che insiste su un referendum che ponga in modo esplicito l’opzione dell’indipendenza, ne hanno ostacolato i progressi. Oggi, quindi, la missione si trova a tutti gli effetti in uno stato di stallo. A complicare il quadro sono gli scontri a bassa intensità che dal 2020, quando il Polisario ha dichiarato la ripresa delle ostilità, affliggono il territorio e aumentano la tensione. Soprattutto, nelle aree sotto il controllo di MINURSO, questi scontri influenzano la capacità della missione di attuare pienamente le sue attività, in particolare pattugliamenti a terra e ricognizioni aeree. Oltre a ciò, la MINURSO è ulteriormente limitata nelle sue capacità operative dalle restrizioni imposte tanto dal Marocco quanto dal Fronte Polisario. Tali misure, infatti, non consentono al personale e ai mezzi delle Nazioni Unite di pattugliare il territorio e mantenere sicura la catena logistica di approvvigionamento e manutenzione della missione, già messa a repentaglio dalla presenza di diversi ordigni inesplosi in tutto il territorio.

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Fig. 2 – Manifestazione a sostegno del Sahara Occidentale a Madrid, 11 novembre 2023

3. UNA ANOMALIA NEL PEACEKEEPING

La situazione rimane complessa e incerta. Senza un accordo tra le parti su un quadro politico per la soluzione del conflitto, la MINURSO continua a svolgere un ruolo limitato di osservazione e mantenimento della pace, e la sua efficacia nel portare a termine l’organizzazione del referendum, colonna portante del suo mandato originale, appare al momento molto ridotta. Il mandato della MINURSO, rinnovato diverse volte, scadrà il 31 ottobre di quest’anno. L’ultimo rinnovo nel 2023 ha ribadito la necessità di trovare una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile, ma non ha apportato modifiche sostanziali alle disposizioni contenute nella risoluzione 2654 dell’ottobre 2022, limitandosi quindi a una mera estensione del mandato della missione. Ci si interroga dunque sull’efficacia della MINURSO, oggetto di continue proroghe che non creano i presupposti necessari ad avanzamenti significativi.
Dure sono le proteste del Fronte Polisario su quello che viene definito uno “sterile rinnovo”, che favorisce lo stallo diplomatico e non condanna l’occupazione illegale da parte di Rabat. L’impasse è dovuta principalmente alla difficoltĂ  di raggiungere un accordo in merito a diverse questioni. Uno dei principali punti di contesa riguarda l’allargamento del mandato della missione al controllo del rispetto dei diritti umani. Nell’ultima risoluzione, la 2703 del 2023, Russia e Mozambico si sono infatti astenuti, ritenendo che, nella forma attuale, le parti non possano realmente trarne beneficio, in quanto la proroga “rimanda questioni cruciali che dovrebbero essere affrontate di petto”. L’assenza di disposizioni in questo ambito ha quindi portato alcuni esperti a definire MINURSO una “anomalia” tra le operazioni di peacekeeping, un’eccezione nel panorama del peacekeeping moderno. Sorge dunque una domanda: può esistere una concordanza tra il deragliamento del processo di negoziazione politica e il discorso sul riconoscimento dei diritti umani?

Beatrice Gobbi

Sahrawi women against the wall of shame” by Saharauiak is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Attivata nel 1991, la MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) ha tra i compiti il controllo del cessate il fuoco tra Marocco e Fronte Polisario, e il sostegno al percorso verso il referendum sull’indipendenza del Sahara Occidentale.
  • La MINURSO, il cui mandato scade il 31 ottobre 2024, è considerata da vari osservatori una “anomalia” tra le missioni di peacekeeping e ad oggi i risultati sono stati scarsi.

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Beatrice Gobbi
Beatrice Gobbi

Nata a Milano nel 1998, si è laureata prima in Cooperazione Internazionale e in seguito in Relazioni Internazionali con un’analisi comparativa del nazionalismo curdo in Iraq e in Iran. Da sempre appassionata di mondo islamico, negli anni ha affiancato questo interesse alla geopolitica delle risorse e al peacebuilding ambientale. Di giorno si occupa di progetti di sostenibilitĂ  presso il Politecnico di Milano e di sera scopre la letteratura e la cucina africana e mediorientale.

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