In 3 Sorsi – Quello del Sahara Occidentale è un caso eccezionale di territorio emerso dal processo di decolonizzazione, avvenuto in Africa nel corso del Novecento, senza le prospettive auspicate dalla popolazione di un’indipendenza. Il ruolo del Marocco consente di comprendere come si sia giunti alla situazione attuale.
1. CONTINUITÀ NELLA DISCONTINUITÀ: DALL’INFLUENZA SPAGNOLA A QUELLA DEL MAROCCO
Il territorio del Sahara Occidentale è situato nel Nord-Africa e confina con Marocco a nord, Algeria a est e Mauritania a sud ed è ricco di risorse minerali, in particolare di fosfato. Colonizzato dalla Spagna nel 1884, all’interno del territorio, abitato in passato principalmente da popolazioni nomadi, era pervasiva l’aspirazione all’indipendenza e i partner internazionali, attraverso l’attivitĂ diplomatica, definirono le basi per l’affermazione di un terreno fertile per la realizzazione di un autogoverno. Così, tra il 1965 e il 1966 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconobbe, con le risoluzioni 2072 e 2229, il diritto all’autodeterminazione e l’esigenza di svolgere un referendum che avrebbe consentito la creazione di uno Stato indipendente per la popolazione Saharawi. L’idea di proporre un quesito referendario coincideva con quanto deliberato dalla Corte Internazionale di Giustizia, nel 1974, a proposito dell’assenza di precedenti manifestazioni di sovranitĂ di una nazione su quel territorio. Lo scenario che sembrava pronto a realizzarsi negli anni a venire non si concretizzò a causa di un fattore chiave: l’accordo del 1975, stipulato in forma segreta, tra Madrid e Rabat per la spartizione del territorio del Sahara Occidentale tra il Marocco e la Mauritania. L’intesa fu il preludio del trasferimento di potere sul territorio dalla Spagna ai due Stati nordafricani, con la volontĂ condivisa di espandere le proprie forme di cooperazione in vari settori, specie quello marittimo. Così nacque lo scontro tra il Marocco e un movimento di liberazione nazionale, chiamato Fronte Polisario, che, ancora oggi, gode del sostegno logistico e militare proveniente dall’Algeria. La realtĂ che si è venuta a creare in questo momento riflette una frammentazione del territorio con un 30% controllato dal Fronte Polisario e un restante 70% amministrato dal Marocco: Rabat, tra il 1982 e il 1987, ha costruito 6 muri altamente militarizzati che si estendono per 2.720 chilometri, dividendo l’area amministrata da Rabat da quella del Fronte Polisario.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente del Sahara occidentale Brahim Ghali partecipa alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Presidente mauritano, a Nouakchott, 1° agosto 2024
2. LA STRATEGIA DEL MAROCCO PER FAR PREVALERE LA PROPRIA AGENDA A LIVELLO INTERNAZIONALE
Il Saharawi è riconosciuto da 46 Stati membri dell’ONU, tra i quali spiccano l’Algeria e l’Iran. L’asse tra questi ultimi due costituisce il motore centrale che alimenta la lotta condotta dal Fronte Polisario, stante il rifornimento di droni Shahed da parte iraniana per colpire obiettivi militari del Marocco che è stato confermato lo scorso anno da Omar Mansour, inviato del Polisario in Mauritania, il quale ha dichiarato che “L’esercito saharawi userĂ presto droni armati nella guerra di logoramento nel Sahara occidentale”. Immediata è stata la reazione dell’ambasciatore del Marocco presso l’ONU, Omar Hilal, che ha accusato il Governo iraniano di “destabilizzare Siria, Yemen, Iraq e Libano” tramite l’utilizzo di propri proxies nella regione. Il fronte occidentale, di contro, è pronto a stringersi per sposare le tesi rivendicate dal Marocco sul punto. Lo scorso giugno, in un incontro tra il Ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita e la Ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, quest’ultima ha ribadito il supporto di Berlino al “Piano per un’autonomia del Sahara Occidentale” presentato dal Governo marocchino, tramite il quale Rabat vedrebbe confermata la propria sovranitĂ sulla regione, permettendo però l’istituzione di un Parlamento, di un’AutoritĂ giudiziaria e di un Governo autonomo per la popolazione saharawi. In particolare, la costituzione di un apparato governativo permetterebbe sia l’autonomia politica in settori quali l’educazione, la cultura, il sistema infrastrutturale, la sicurezza interna, il commercio, sia l’autonomia fiscale per l’imposizione di tasse e tributi. Un disegno condiviso anche dal Governo francese: il Presidente Emmanuel Macron, in una lettera inviata a luglio al Re Mohammed VI, ha affermato che “il piano del Marocco per il Sahara Occidentale rappresenta l’unica base per risolvere il conflitto”. In questo momento l’attenzione di Rabat è principalmente rivolta a ottenere un successo diplomatico all’interno dell’Unione Africana (UA): ottenere il sostegno dei 2/3 dei suoi componenti gli consentirebbe di escludere il Fronte Polisario dall’Organizzazione internazionale. Su queste basi, il Paese nordafricano ha consolidato i rapporti con l’Etiopia, uno dei Paesi di maggior peso all’interno dell’UA, stringendo recentemente un accordo in materia di sicurezza volto a intensificare le relazioni.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’ex Primo Ministro etiope Hailemariam Desalegn accoglie il Re del Marocco Mohammed VI durante una cerimonia ufficiale di benvenuto al Palazzo Nazionale ad Addis Abeba, in Etiopia, 19 novembre 2016
3. COSA ASPETTARSI PER IL FUTURO: LE POSIZIONI CRISTALLIZZATE DI USA E CINA E IL RUOLO DELL’UA
Il game-changer che ha contribuito al consolidarsi della realtĂ attuale è rappresentato dalla decisione dell’Amministrazione Trump, nel dicembre 2020, di riconoscere la sovranitĂ del Marocco sul territorio del Sahara Occidentale. Tale scelta si inserisce nel contesto di un piĂą ampio accordo comprendente il riconoscimento dello Stato di Israele da parte del Marocco, tale da determinare l’ingresso sul piano formale di Rabat negli Accordi di Abramo. Come dichiarato dal Presidente statunitense, la sua Amministrazione ha anche aperto un consolato a Dakhla al fine di “promuovere le opportunitĂ economiche della regione”. Questa strategia è stata replicata anche dall’Amministrazione Biden: in una dichiarazione pronunciata nel 2021, il Segretario di Stato Tony Blinken si è espresso in maniera favorevole al piano di autonomia del Marocco, considerandolo un potenziale approccio per soddisfare le aspirazioni del popolo saharawi. Pechino, di contro, ha evitato di prendere le parti di uno dei contendenti nel contesto del dossier Saharawi, decisione orientata anche dalla rilevanza della questione di Taiwan per il Governo cinese, che, interpretando le AutoritĂ taiwanesi come “secessioniste“, si è finora rifiutato di riconoscere questo tipo di entitĂ . Dunque, l’esigenza di evitare l’accusa di una postura contraddittoria preclude l’idea di un riconoscimento del Sahara Occidentale da parte della Cina. Sulla base di queste premesse, e considerando l’atteggiamento dei principali membri dell’UE, si potrebbe prevedere uno stabilizzarsi delle posizioni assunte sul punto a livello internazionale. Ma l’attivitĂ di lobbying svolta in maniera molto intensa dal Marocco invita a non escludere un deterioramento della situazione per il Fronte Polisario. La chiave sarĂ rappresentata dalla postura che l’UA assumerĂ nei prossimi anni, decisiva sul piano diplomatico per le ambizioni del fronte popolare.  Â
Michele Maresca
Immagine di copertina: “Pro-Western Sahara demonstration in Madrid” by Saharauiak is licensed under CC BY-SA