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L’accordo commerciale UE-Mercosur: un passo strategico per l’Europa

AnalisiL’UE ha intensificato i negoziati per un accordo commerciale con il Mercosur, il blocco sudamericano composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. La firma potrebbe concretizzarsi al vertice del 5-6 dicembre a Montevideo, ma non mancano gli ostacoli interni ed esterni.

UN PATTO CHE RILANCIA L’EUROPA SULLA SCENA GLOBALE

Il Mercosur rappresenta un’opportunità significativa per l’UE. Si tratta di un mercato di oltre 260 milioni di abitanti con un PIL complessivo di 2.200 miliardi di euro. Tuttavia, le aziende europee hanno incontrato numerose barriere per entrare in questo mercato, come dazi doganali elevati, normative tecniche incompatibili con gli standard internazionali e processi burocratici complessi
Eliminare queste barriere commerciali significherebbe aprire le porte a nuove occasioni per le aziende europee, consentendo loro di sfruttare appieno le potenzialità di crescita del Mercosur. Settori chiave, come la produzione di macchinari agricoli, veicoli, beni alimentari e servizi finanziari, potrebbero trarre un significativo vantaggio competitivo, rafforzando la posizione dell’industria europea su scala globale. 
Inoltre l’accordo mira a integrare le catene del valore tra le due regioni. La capacità di produrre in modo più efficiente e di scambiare risorse tra l’UE e il Mercosur accrescerà la rispettiva concorrenzialità sui mercati globali. 
Da un lato i Paesi del Mercosur puntano a diversificare le loro economie, riducendo la dipendenza dalle esportazioni di materie prime e incentivando produzioni di beni ad alto valore aggiunto. Dall’altro lato l’UE otterrà un accesso privilegiato a risorse essenziali per l’industria europea, tra cui metalli rari indispensabili per la tecnologia avanzata e i veicoli elettrici. Questa cooperazione potrebbe, dunque, stimolare in modo significativo le esportazioni europee, consentendo alle imprese dell’UE di competere ad armi pari con altri attori globali.
L’accordo commerciale UE-Mercosur non è solo una questione economica, ma anche strategica. Negli ultimi anni, infatti, la presenza economica e politica della Cina in America Latina è cresciuta notevolmente, con un’attenzione particolare ai settori delle materie prime, come metalli, minerali e attività minerarie, che hanno rappresentato il 34% degli investimenti cinesi dal 2020 al 2023, sebbene in calo rispetto all’81% del periodo 2005-2009. 
La Cina è ormai il primo partner commerciale di Brasile, Cile, Perù e Uruguay e il secondo per molti altri Paesi sudamericani, oltre ad aver stabilito accordi di libero scambio con Cile, Costa Rica, Perù ed Ecuador, quest’ultimo siglato in appena 10 mesi di trattative nel 2023. La dedizione cinese verso l’America Latina è testimoniata anche dall’inaugurazione del porto di Chancay in Perù, un ambizioso progetto promosso dal Presidente cinese Xi Jinping nell’ambito della Belt and Road Initiative e che prevede un investimento iniziale di 1,3 miliardi di dollari. Situato a circa 77 chilometri da Lima, il mega-porto è destinato a diventare un importante hub commerciale tra Asia e Sud America. La struttura, costruita dalla cinese Cosco Shipping Ports, fungerà anche da punto di accesso al Brasile grazie a un progetto ferroviario da 3,5 miliardi di dollari, che faciliterà l’export di merci come soia, frutta e minerali.
Queste manovre sottolineano la volontà di Pechino di affermarsi come leader della globalizzazione e promotore degli interessi del Sud Globale, in netto contrasto con la politica protezionistica annunciata dall’Amministrazione Trump. 
Dunque, con il Free Trade Agreement, UE-Mercosur, l’Unione Europea cerca di consolidare i propri legami con il Sud America e mantenere una presenza assertiva nella regione, contrastando l’ascesa della Cina. Tra i principali sostenitori di questo accordo c’è la Germania, che ne riconosce il valore geostrategico. Secondo il Cancelliere tedesco Olaf Scholz non è “accettabile” lamentarsi della crescente influenza della Cina senza cercare attivamente forme di cooperazione capaci di rafforzare la presenza europea.
Più di recente, in occasione della sua audizione di conferma, l’Alto Rappresentante e Vicepresidente designato, Kaja Kallas, ha sostenuto che l’Europa rischierebbe di perdere terreno economico e politico senza un accordo formale con il Mercosur, mentre la Cina continua a espandere la propria impronta nella regione.

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Fig. 1 – Ursula von der Leyen con il Presidente brasiliano Lula da Silva

DUBBI E PROTESTE: AGRICOLTORI EUROPEI IN RIVOLTA 

Nonostante i vantaggi economici e strategici, l’accordo UE-Mercosur ha suscitato preoccupazioni in diversi settori. Sono soprattutto gli agricoltori europei, specialmente in Francia, Irlanda e Belgio, a esprimere a gran voce il timore che l’afflusso di prodotti agricoli sudamericani, come carne e soia, possa danneggiare l’agricoltura europea, già in difficoltà a causa di cambiamenti climatici e sfide interne. 
Organizzazioni come FUGEA, la Federazione Unita degli Agricoltori e Allevatori, temono che l’accordo favorisca una concorrenza sleale, in particolare a causa della mancanza di rigorosi regolamenti nel Mercosur su tracciabilità alimentaresalute animalebiodiversità e benessere animale.
Lo scorso 13 novembre, proprio FUGEA ha indetto una manifestazione a Bruxelles per protestare contro quello che definisce una “inaccettabile incoerenza” da parte dell’UE che potrebbe compromettere gli obiettivi del Green Deal europeo, soprattutto a causa dei rischi di deforestazione legati alla produzione industriale in Brasile.
Le preoccupazioni ambientali vanno di pari passo con quelle in materia di diritti umaniAmnesty International ha duramente accusato il Governo di Jair Bolsonaro per la sua retorica anti-diritti umani e per aver adottato politiche che minacciano e violano i diritti fondamentali. Inoltre, i tassi di deforestazione sono aumentati dal 2019, anno in cui proprio Bolsonaro è salito al potere. 
Tali apprensioni hanno dato adito a pesanti critiche che la Commissione Europea ha inteso confortare con l’esplicita previsione nel testo dell’accordo di impegni vincolanti a rispettare le Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), a promuovere la responsabilità sociale delle imprese e garantire una condotta aziendale conforme ai principi delle Nazioni Unite sui diritti umani. 
Inoltre, il testo impegna le parti a conformarsi agli accordi ambientali internazionali, a contrastare la deforestazione e a promuovere una gestione sostenibile delle foreste, contribuendo anche all’attuazione dell’Accordo di Parigi, che include obiettivi per la riforestazione e la conservazione delle risorse forestali.
La Francia è stata particolarmente dura nell’esprimere le proprie riserve: oltre 600 parlamentari francesi hanno formalmente richiesto alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di bloccare il trattato, sostenendo che le condizioni democratiche, economiche, ambientali e sociali attualmente non siano adeguate per la sua approvazione. 
Temendo un incremento delle importazioni agroalimentari, la Francia era già riuscita a fermare i negoziati con il Mercosur lo scorso gennaio, quando sembrava che fossero ormai prossimi alla conclusione. Ora, però, il Presidente Emmanuel Macron si trova in una posizione più debole: le recenti sconfitte elettorali hanno ridotto la sua influenza e limitato la capacità di Parigi di opporsi con la stessa forza. Di fatto, la Francia ha perso la capacità di esercitare un veto sull’accordo e non sembra più in grado di riunire una minoranza qualificata – pari almeno al 35% della popolazione dell’UE – necessaria per bloccare l’intesa quando verrà messa al voto tra gli Stati membri. 
Anche in Italia il FTA incontra resistenze. Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha espresso un netto dissenso, imputando all’accordo di non garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli standard ambientali europei. Ha inoltre denunciato i costi di produzione, significativamente più bassi in Sud America, che generano una concorrenza sleale, mettendo a rischio la competitività e la sopravvivenza stessa degli agricoltori europei.

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Fig. 2 – Proteste degli agricoltori francesi contro l’accordo con il Mercorsur

TRA OPPORTUNITÀ E SFIDE GLOBALI

L’accordo UE-Mercosur rappresenta più di una semplice intesa commerciale: è una leva strategica fondamentale per garantire l’autonomia strategica dell’Unione Europea, obiettivo chiave della sua politica esterna.
Firmare questo Free Trade Agreement con il Mercosur è un passo importante per l’UE nella gestione delle sfide e delle opportunità di un mercato globale sempre più interconnesso e competitivo. Non si tratta solo di scambio di beni, ma di un segnale deciso volto a consolidare il ruolo geopolitico dell’Unione e a dimostrare la sua capacità di rispondere al protezionismo internazionale.
Le sfide non mancano: la necessità di massimizzare i benefici economici, difendendo al contempo i valori europei di sostenibilità ambientale e giustizia sociale, costituisce un delicato equilibrio che l’Europa dovrà bilanciare con attenzione. 
Con l’approvazione dell’accordo, attesa entro la fine dell’anno, Bruxelles si prepara a entrare in una fase cruciale della sua politica commerciale, che potrebbe segnare una vera svolta per la posizione economica e geopolitica dell’Unione Europea a livello globale.

Filomena Ratto

Photo by dimitrisvetsikas1969 is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • L’Unione Europea ha intensificato i negoziati per un accordo commerciale con il Mercosur, il blocco sudamericano composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. La firma del Free Trade Agreement (FTA) potrebbe avvenire durante il vertice del 5-6 dicembre a Montevideo, nonostante le divergenze emerse al G20 e le pressioni interne.
  • L’accordo con il Mercosur rappresenta un’opportunità strategica per l’UE, poiché apre a un mercato di oltre 260 milioni di abitanti, con vantaggi per settori chiave come l’agricoltura e i servizi finanziari. Inoltre, ha una rilevanza geopolitica, contrastando l’espansione economica della Cina in America Latina e rafforzando la posizione globale dell’Europa.

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Filomena Ratto
Filomena Ratto

Napoletana di origine, laureata in Giurisprudenza e ora di base a Bruxelles. Appassionata di diritto europeo e delle dinamiche della politica commerciale dell’UE. Amo leggere e sperimentare in cucina… magari con una buona tazza di caffè (geopolitico, ovviamente).

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