In 3 sorsi – Il Venezuela continua a sprofondare in una crisi economica e democratica senza precedenti, tra povertà dilagante, repressione politica e un’opposizione indebolita. La rielezione di Nicolás Maduro per un terzo mandato si inserisce in un contesto di instabilità e controllo sempre più stretto del regime.
1. IL CONTESTO STORICO: LA MALA AMMINISTRAZIONE DI CHÁVEZ
Nel 2013 l’attuale Presidente venezuelano Nicolás Maduro ha assunto la carica dopo la morte prematura del predecessore Hugo Chávez.
Quella del chavismo, movimento ideologico ispirato alle politiche di Chávez e basato su un connubio di principi quali socialismo, nazionalismo e redistribuzione della ricchezza, si è rivelata un’eredità troppo pesante da sostenere.
L’economia del Venezuela si è sempre fondata quasi del tutto interamente sulla vendita del petrolio, che, in particolare durante la presidenza di Chávez, rappresentava il pilastro fondamentale del Paese. Gli introiti derivanti dall’export petrolifero finanziavano un sistema economico fortemente incentrato sui sussidi e sull’intervento statale. Questo modello, che aveva come obiettivo dichiarato la riduzione della povertà e delle disuguaglianze sociali, si è rivelato troppo dipendente dalla volatilità del mercato petrolifero e, soprattutto, non ha puntato a sviluppare un’industria interna diversificata.
Fig. 1 – Il Presidente venezuelano Hugo Chavez mostra un documento sulla distribuzione delle riserve mondiali di greggio, 2007
2. LA PARABOLA DEL DELFINO
Maduro, considerato dalla critica il delfino di Chávez, nel 2013 prende in mano le redini di un Paese che sta già entrando in una crisi economica profonda. In quel periodo, il crollo dei prezzi del petrolio, unito alla perenne politica assistenzialista, oltre alla diffusa corruzione statale che ostacola gli investimenti esteri, compromettono il buon funzionamento del sistema. Questo conduce a una forte svalutazione della moneta nazionale, che ha alimentato un’iperinflazione, che è cresciuta in maniera esponenziale anno dopo anno. Maduro ha reagito con una combinazione di misure populiste (aumenti salariali, controllo dei prezzi), riforme monetarie inefficaci e strategie di propaganda. Tuttavia, le cause strutturali della crisi, come la corruzione, la cattiva gestione economica e la dipendenza dal petrolio, sono rimaste irrisolte. Questa situazione ha generato un profondo malcontento, segnando un drastico impoverimento della popolazione, costretta ad affrontare un livello di povertà a cui non era abituata. Durante l’intero periodo della sua presidenza, il Venezuela è stato teatro di numerose proteste di piazza e frequenti scontri. Tuttavia, l’opposizione, frammentata e incapace di presentare una strategia unitaria, non è riuscita a capitalizzare il dissenso diffuso. Anche episodi rilevanti, come la parentesi guidata da Juan Guaidó nel 2019, pur avendo acceso momentanee speranze, non hanno portato a cambiamenti sostanziali. Questa debolezza ha consentito a Maduro di mantenere il suo potere, culminando con la sua controversa elezione per un terzo mandato.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente Nicolás Maduro incita la folla dopo la vittoria alle elezioni contestate nel luglio 2024
3. L’ELEZIONE AL TERZO MANDATO
Il 10 gennaio, in una Caracas blindata dalle forze dell’ordine, Nicolás Maduro ha giurato per il suo terzo mandato presidenziale, risultato di elezioni svoltesi mesi prima in un clima di forte tensione politica e sociale. In quelle elezioni del 2024, María Corina Machado e González Urrutia si erano posti come principali sfidanti al regime, guidando un’alleanza che cercava di rilanciare l’opposizione attraverso una campagna elettorale simbolica. Nonostante la violenta repressione e gli arresti di numerosi attivisti, il loro movimento denunciò gravi irregolarità nei risultati elettorali, presentando documenti che rivelavano incongruenze nei conteggi e accusando il Consiglio Nazionale Elettorale di essere complice del regime. La loro politica, incentrata su un messaggio di cambiamento e speranza, riuscì ad ottenere un ampio sostegno tra le classi più povere, che in passato costituivano la roccaforte elettorale del chavismo. Tuttavia, anche in questa occasione, Maduro è riuscito a mantenere saldamente il potere, grazie al controllo esercitato sul sistema elettorale e al costante appoggio coercitivo e repressivo dell’esercito, che ha svolto un ruolo chiave nel soffocare ogni tentativo di cambiamento. Attualmente, Urrutia si trova in esilio in Spagna per sfuggire alle persecuzioni, con una taglia di 100mila dollari pendente sulla sua testa, mentre Machado è rimasta in Venezuela. Nonostante le crescenti restrizioni imposte dal regime sulla sua libertà di movimento e comunicazione, continua a portare avanti la sua lotta politica tra enormi difficoltà.
Mattia Alfano
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