Michele Maresca, vice-coordinatore del Desk MENA, ha intervistato il giornalista yemenita Mubarak Al-Yousifi, specializzato sul tema dei diritti umani. Nel corso dell’intervista sono stati affrontati vari temi di spiccata importanza per il presente e il futuro dello Yemen, tra cui le sfide di politica interna ed estera e la segregazione di genere perseguita dal movimento degli Houthi. Ringraziamo Mubarak Al-Yousifi per la disponibilità e la cortesia mostrate nel rispondere alle nostre domande.

Fig. 1 – Mubarak Al-Yousifi, giornalista indipendente dello Yemen specializzato sul tema dei diritti umani | Foto: profilo Linkedin di Mubarak Al-Yousifi
Come descriverebbe l’attuale situazione nello Yemen? E come si stanno evolvendo le relazioni tra il Governo internazionalmente riconosciuto e gli Houthi?
La situazione nello Yemen rimane complessa e aperta a molteplici scenari. Esiste una situazione di stallo politico e militare su alcuni fronti, accompagnata da intermittenti tentativi di rilanciare il percorso negoziale sotto l’egida internazionale e regionale. Tuttavia, ciò che è più notevole è che la relazione tra il governo internazionalmente riconosciuto e gli Houthi è fondamentalmente militare piuttosto che politica, a causa di considerazioni regionali e internazionali. Il processo di pace si è dimostrato improduttivo quando si tratta di affrontare gli Houthi. Sebbene ci siano alcune indicazioni di una volontà di de-escalation, il percorso rimane fragile e i suoi risultati incerti.
La Coalizione Araba guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ha scelto definitivamente un percorso diplomatico, o la situazione attuale è solo temporanea?
È chiaro che la Coalizione Araba ora favorisce la via diplomatica, in gran parte a causa di importanti cambiamenti regionali, tra cui il riavvicinamento dell’Arabia Saudita con l’Iran e la generale stanchezza per la guerra dopo anni di costoso impegno. Anche le aspirazioni saudite di ospitare la Coppa del Mondo hanno giocato un ruolo. Tuttavia, questa scelta non è definitiva, specialmente alla luce delle continue minacce Houthi alla sicurezza regionale, in particolare nel Mar Rosso. Gli Emirati Arabi Uniti, con la loro forte influenza militare in Yemen, rimangono un attore chiave. Pertanto, la situazione attuale potrebbe essere descritta come una “tregua strategica” che potrebbe crollare in qualsiasi momento se la situazione sul campo dovesse cambiare.
Come è avvenuta la de-escalation tra gli Stati Uniti e gli Houthi dopo le accresciute tensioni durante l’amministrazione Trump? E questo influenzerà la classificazione del gruppo come “organizzazione terroristica”?
La de-escalation è stata una mossa pragmatica, parte di intese regionali tra l’amministrazione Trump e l’Iran, con l’Oman che ha svolto un ruolo significativo di mediazione. Sebbene l’amministrazione Biden inizialmente avesse dato priorità ad altre questioni ed evitato un’escalation con gli Houthi per proteggere la navigazione internazionale nel Mar Rosso, la più recente mossa dell’amministrazione Biden di riclassificare il gruppo come organizzazione terroristica nel gennaio 2025 segna un cambiamento significativo. Ciò è avvenuto quando gli Houthi hanno esteso i loro attacchi oltre i confini dello Yemen. Tuttavia, la de-escalation militare non implica un riavvicinamento politico: riflette equilibri temporanei che non alterano la posizione fondamentale di Washington nei confronti del gruppo.
Per quanto riguarda la designazione terroristica, credo che non avrà un impatto significativo sugli Houthi stessi, poiché si sono a lungo adattati alle sanzioni. Tuttavia, economicamente, la designazione ha iniziato a colpire i civili yemeniti, soprattutto in termini di rimesse dall’estero, che ora sono più difficili da ricevere, nonostante siano una fonte di reddito vitale per molte famiglie.
Fig. 2 – Le forze militari affiliate con il gruppo degli Houthi prendono parte a una protesta di massa tenuta contro la guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza, 23 maggio 2025, Sana’a, Yemen
In un articolo del 2023 pubblicato da “Khayyoot”, lei ha scritto dell’applicazione della segregazione di genere nelle università di Sana’a da parte degli Houthi. Come si sono evolute le cose da allora? E quale scenario prevede per lo status delle donne in Yemen?
Sfortunatamente, la politica di segregazione di genere non è stata temporanea: è diventata una parte sistematica del quadro ideologico degli Houthi. Da allora, le misure restrittive sulle donne si sono estese a domini più ampi come le arti, i media, l’istruzione e persino la mobilità personale. Questa tendenza segnala un ulteriore declino dei diritti delle donne a meno che non ci sia un’efficace pressione interna e internazionale. In assenza di istituzioni indipendenti, le donne nelle aree controllate dagli Houthi stanno affrontando un sistema deliberato e organizzato di emarginazione e restrizione.
Infine, come immagina il futuro dello Yemen in termini di diritti umani, libertà individuali e relazioni con gli Stati del Golfo?
Il futuro dello Yemen dipende dalla sua capacità di ricostruire uno stato coeso e civile, qualcosa che al momento appare lontano. I diritti umani e le libertà individuali sono gravemente minacciati nelle aree controllate dagli Houthi, e le violazioni persistono anche nelle zone controllate dal governo. Per quanto riguarda le relazioni con il Golfo, c’è il potenziale per riformularle sulla base di autentiche partnership di sviluppo, a condizione che lo Yemen possa superare una fase di dipendenza politica e di sicurezza. Raggiungere quel futuro richiede un sostegno internazionale sistematico e una genuina volontà yemenita di costruire un nuovo contratto sociale.
Michele Maresca
Immagine di copertina: “768 Funeral for the Children” by Felton Davis is licensed under CC BY“.