Ristretto – 4 dicembre 1892: nasce Francisco Franco, generale e leader autoritario della Spagna dal 1939 al 1975.
Nato in Galizia, Franco è membro di una famiglia altolocata con un’antica tradizione di servizio nella Marina spagnola. Ma la sconfitta di Madrid nella guerra contro gli Stati Uniti del 1898 limita le possibilità di una carriera navale e il giovane Francisco decide quindi di entrare nell’Esercito, prestando poi servizio con le truppe coloniali in Marocco. Alla fine degli anni ‘20 diventa generale per meriti di servizio durante la guerra del Rif e viene nominato direttore dell’Accademia Militare Generale di Saragozza, che però viene sciolta dal nuovo Governo repubblicano pochi anni dopo. Nonostante ciò, Franco resta inizialmente fedele alla Repubblica e gioca un ruolo chiave nella repressione della rivolta dei minatori della Asturie, venendo ricompensato con la carica di capo di Stato Maggiore nel 1935. La crescente instabilità politica nazionale e il radicalismo dei partiti di sinistra lo spingono però ad unirsi alla cospirazione dei vertici militari contro il Governo repubblicano, che sfocia nell’estate 1936 in aperta guerra civile. Inizialmente è solo uno dei leader della rivolta, ma il caso e l’intrigo lo rendono presto capo indiscusso del fronte anti-repubblicano. Conquistata Madrid nel 1939, grazie soprattutto al sostegno militare di Hitler e Mussolini, Franco dà vita a un duro regime autoritario e procede alla sistematica eliminazione di decine di migliaia di oppositori, fucilati e sepolti frettolosamente in fosse comuni per tutto il Paese. A dispetto della brutalità, però, il franchismo non sarà mai totalitario come il nazismo e si fonderà su un complesso e delicato equilibrio di potere tra autorità militari, istituzioni ecclesiastiche e burocrazia civile.
Durante la seconda guerra mondiale Franco è tentato brevemente di unirsi alle forze dell’Asse, ma la debolezza interna del Paese e il rifiuto di Hitler di soddisfare le sue ambizioni territoriali in Africa lo spingono infine a restare neutrale. Ciò non lo salva comunque da un duro embargo diplomatico da parte degli Alleati vittoriosi nei primi anni del dopoguerra, che acuisce la povertà e l’isolamento della Spagna franchista. Ma il regime tiene duro e le esigenze della guerra fredda spingono infine Stati Uniti e Gran Bretagna a fare marcia indietro, portando alla firma di importanti accordi militari e all’arrivo di numerosi investimenti stranieri a sostegno dell’economia spagnola. Legittimità diplomatica e rinnovato benessere economico portano a un sostanziale ammorbidimento del regime negli anni ’60, consentendo anche l’elezione diretta di un limitato numero di rappresentanti politici. Nel 1969 Franco designa il giovane principe Juan Carlos come suo successore e inizia a ritirarsi gradualmente dai suoi incarichi di Governo, coltivando l’immagine di anziano e benevolo “padre della patria”. Muore il 20 novembre 1975. Nei mesi successivi Juan Carlos, diventato ufficialmente re di Spagna, darà vita a un graduale processo di transizione politica che porterà al completo ritorno della democrazia nel Paese nei primi anni ’80.
Ma l’ombra del dittatore continua a tormentare il dibattito pubblico spagnolo ancora oggi. Lo provano, ad esempio, le istanze nazionaliste di baschi e catalani, duramente represse dal regime sino agli anni ‘70, e la recente decisione del Governo Sanchez di rimuovere la salma di Franco dal mausoleo della Valle de Los Caidos, costruito con il lavoro forzato di centinaia di prigionieri politici negli anni ’40 e ’50.
Simone Pelizza