Dopo anni di stallo sembra essersi aperto un nuovo spiraglio per la soluzione diplomatica circa il programma nucleare iraniano. I negoziatori di Teheran hanno infatti presentato a Ginevra una bozza della loro proposta, in tre punti principali. Vediamo quali sono e ragioniamo su cosa significhino.
1. END-STATE – Il primo punto della proposta iraniana riguarda la necessità, per prima cosa, di stabilire l’end-state, ovvero la situazione finale che si vuole raggiungere. L’Iran cosa potrà fare e cosa non potrà più fare? Per esempio, potrà ancora avere un programma nucleare civile? Potrà arricchire una certa quantità di uranio in casa? Potrebbe sembrare strano iniziare da quella che sembra la fine, ma esiste invece una logica precisa nella scelta di partire da qui. Definendo prima il bersaglio cui puntare, entrambe le parti si sentiranno (o dovrebbero sentirsi) vincolate a raggiungere tale obiettivo, che entrambi hanno concordato. Questo aiuta a ridurre la diffidenza reciproca, poiché nessuna delle due parti avrà paura che l’altra provi a ottenere “troppo” (qualunque cosa ciascuno ritenga al riguardo). È perciò anche un passaggio chiave per stabilire cosa sia negoziabile e cosa no, visto che, una volta concordato l’end-state, risultano fissati gli unici veri paletti inamovibili. Tutto il resto diventa discutibile e, grande vantaggio per entrambi, le limitazioni al resto del negoziato risultano ridotte: purché alla fine si arrivi all’end-state concordato, qualunque soluzione o cammino per farlo può essere preso in considerazione e negoziato senza timori. Questo permette di valutare anche soluzioni non convenzionali altrimenti scartate a priori a causa dell’incertezza reciproca. Nella proposta iraniana, la definizione dell’end-state non dovrebbe prendere più di qualche mese, ma al massimo un anno.
2. AZIONI CONCRETE IRANIANE – È forse il punto più atteso: cosa è disponibile a fare l’Iran? Va detto che esistono ben poche informazioni su cosa sia stato proposto, ma i primi commenti dei negoziatori indicano che sia stato avanzato un piano dettagliato, ovviamente da espandere successivamente. Al di là dei contenuti specifici, che ovviamente saranno oggetto del negoziato e dunque soggetti a cambiamenti anche notevoli, è interessante notare come l’Iran abbia accettato di mettere questo punto temporalmente prima della discussione della riduzione delle sanzioni (vedi punto 3 sotto). Teheran evidentemente considera una grande conquista negoziale già il poter definire prima l’obiettivo a cui puntare (l’end-state), fornendo solo in seguito garanzie le cui contropartite sarebbero a quel momento in parte note. Per l’Occidente ovviamente la chiave di tutto è definire proprio quali siano tali azioni concrete: solo nel processo negoziale sarà possibile verificare se le buone intenzioni iraniane sono fondate o solo di facciata: è pertanto prematuro dare giudizi ora. Anche in questo caso aver già discusso lo “step 1” fornisce qualche garanzia a entrambi sul fatto di poter affrontare soluzioni che puntino alle attività da smantellare (interesse occidentale) senza paura che impattino ciò che è stato già concordato (interesse iraniano)
3. SANZIONI – Forse non tutti si sono resi conto che nei precedenti tentativi negoziali l’Occidente non ha mai parlato di eliminare le sanzioni, ma solo di ridurle indefinitamente. Per l’Iran ovviamente questa non è vista come una condizione equa. Al tempo stesso per l’Occidente è rischioso eliminare le sanzioni senza avere ottenuto qualche risultato concreto sul programma nucleare. Per questo motivo una volta definito l’end-state e stabilite le azioni iraniane si potrà discutere se togliere le sanzioni: per l’Iran, se esse sono state imposte in seguito alle accuse di non collaborazione, ora che si collabora dovrebbero essere eliminate. Non farlo sarebbe percepito come un disincentivo al dialogo e tradirebbe forse lo stesso intento per il quale sono state autorizzate. Per l’Occidente invece toglierle solo gradualmente risulta necessario per assicurarsi che l’Iran “non faccia il furbo”. La chiave di questo step sarà dunque giungere a un accordo che veda una progressiva diminuzione delle sanzioni ad accompagnare i controlli e le aperture iraniane, fino a una completa cessazione. Determinare il “quando” e il “come” (in particolare quanto velocemente) sarà vitale per convincere da un lato l’Iran che il processo è vantaggioso, dall’altro l’Occidente che i propri timori vengono salvaguardati. Negare o non definire la cessazione delle sanzioni è invece il modo migliore perché l’Iran rifiuti; chiedere che tutte vengano cessate subito lo è invece per allontanare l’Occidente dal tavolo.
Lorenzo Nannetti