1. Cosa è successo
La sera del 13 aprile l’Iran ha lanciato un attacco contro Israele impiegando circa 300 droni, la maggior parte di questi sono stati abbattuti ma alcuni sono andati a segno. Questa operazione è stata anticipata e poi dichiarata apertamente dall’Iran, senza elementi di sorpresa, mirando direttamente a territori israeliani e non ai suoi interessi esterni.
L’attacco rappresenta un atto di rappresaglia ritenuto necessario dall’Iran, anche come dimostrazione di forza e capacità, per dare seguito all’attacco subito dall’Ambasciata iraniana in Siria a opera di Israele.
2. Perché è importante
Questo evento segnala una potenziale escalation nella tensione regionale. Per quanto l’attacco sia stato ampio, le sue implicazioni strategiche rimangono incerte, considerando ad esempio che la decisione di usare soprattutto droni piuttosto che armamenti più avanzati (più veloci e difficili da intercettare) suggerisce un desiderio di limitare l’escalation pur mantenendo una postura di deterrenza.
La riuscita intercettazione da parte di Israele dimostra la solidità delle sue difese aeree e del supporto dei partner, sebbene il fatto che anche pochi droni abbiano raggiunto il territorio israeliano sarà verosimilmente interpretato dall’Iran come un successo simbolico, effetto importante anche dal punto di vista dell’opinione pubblica e della politica interna.
Nonostante l’assenza di effetto sorpresa e la presenza di sistemi anti-aerei avanzati in Israele, resta comunque da valutare l’efficacia di tali difese di fronte a un attacco di ampia portata.
3. Che cosa aspettarsi
L’Iran ha dichiarato chiusa la questione della risposta a Israele ed è probabile che entrambe le parti continuino a valutare attentamente i propri passi successivi, evitando azioni che potrebbero portare a una guerra aperta, con il coinvolgimento di altri Paesi.
Anche USA e Iran nei giorni scorsi si sono scambiati mutue rassicurazioni sul fatto che Teheran non avrebbe colpito obiettivi USA e Washington che non avrebbe aiutato Israele in caso di contrattacco.
Nel complesso l’attacco può essere inquadrato nel solco del “botta e risposta” che i due Paesi e i relativi alleati portano avanti dal 2013. L’evento sottolinea l’importanza dell’ambiguità strategica e della misurazione nelle operazioni militari nella regione, bilanciando la necessità di agire di fronte alle mosse degli avversari ma senza superare le “linee rosse” altrui e badando agli errori di calcolo, per evitare escalation non controllate del conflitto.
La Redazione