Si è svolto il vertice straordinario dell’ALBA, organizzazione latinoamericana guidata dal Venezuela. Un passo avanti verso l'integrazione regionale?
NTEGRAZIONE ECONOMICA “ANTI-USA” – Il 24 giugno si è tenuto in Venezuela il vertice straordinario dell’ALBA, organizzazione alternativa al disegno dell’ALCA. Procediamo con ordine per non generare confusione. L’ALCA è un progetto lanciato alcuni anni fa dagli Stati Uniti per dare vita ad un’area di libero scambio potenzialmente “onnicomprensiva” del continente americano, che però non ha ancora visto la luce per l’opposizione di numerosi attori latinoamericani, guidati dal Venezuela di Hugo Chávez. Fu proprio su iniziativa di quest’ultimo che, nel 2004, fu fondata l’ALBA, acronimo di Alternativa Bolivariana per le Americhe, allo scopo di creare un modello di integrazione economica basato sul “socialismo del XXI secolo” di cui il leader venezuelano si fa alfiere.
ARRIVA ANCHE L’ECUADOR – Il vertice di mercoledì scorso doveva sancire l’ingresso di tre nuovi membri: Ecuador, Saint Vincent and the Grenadines e Antigua e Barbuda. Il numero dei soci sale ora a nove, anche se i soggetti principali sono, appunto, Venezuela ed Ecuador, oltre alla Bolivia. L’ingresso di Quito rappresenta un significativo passo in avanti dal punto di vista del “peso” economico (l’Ecuador è l’ottava economia dell’America Latina, mentre il Venezuela è la quarta), ma non va esagerata l’importanza di questo evento dal punto di vista dell’integrazione commerciale e finanziaria. L’ALBA si trova infatti ancora in una fase embrionale e tra il suo principale attore, che è anche il quarto esportatore mondiale di petrolio, e gli altri membri, è presente un divario netto.
UN RICHIAMO ALL’IRAN – Nel corso del vertice Chávez ha anche manifestato la vicinanza di tutti gli Stati al presidente dell’Iran, Mahmud Ahmadinejad, e alla “rivoluzione islamica” che questi sta portando avanti. Venezuela e Iran sono particolarmente legati, soprattutto a livello politico dalla retorica anti-USA, e anche a livello finanziario per la recente creazione di un fondo comune di garanzia. Rimane però da chiarire quale rilevanza abbia per una nazione minuscola come la Dominica (membro dell’Alba) sostenere la “rivoluzione islamica” degli ayatollah. La verità sottesa all’ALBA, al momento, è dunque che si tratta più di uno strumento di controllo geopolitico nelle mani di Caracas più che di un effettivo esperimento di integrazione regionale.
Davide Tentori 27 giugno 2009 [email protected]