In 3 sorsi – Il coronavirus sembra aver esacerbato le tensioni tra diverse fazioni politiche anche in Corea del Sud. A inizio pandemia la popolazione sudcoreana vedeva positivamente l’operato del Governo, che a sua volta si era più volte autolodato per la gestione dell’emergenza, forte dei complimenti internazionali. Le cose però sembrano essere cambiate nelle ultime settimane.
1. CONGREGAZIONI IN PIAZZA CONTRO IL GOVERNO
Le tradizionali manifestazioni del sabato, tendenzialmente pro-Stati Uniti e anti-Corea del Nord, a Gwanghwamun, piazza centrale di Seul, dove ha sede anche l’ambasciata americana, sono riprese brevemente lo scorso mese. La manifestazione del 15 agosto, in occasione del 75esimo anniversario della liberazione della Corea dal Giappone, ha visto la partecipazione di circa 20mila persone. Le Autorità cittadine avevano cercato di bloccare la manifestazione, anche visto l’aumento dei contagi giornalieri, arrivati a quasi 500 al giorno alla fine di agosto solo nella regione della capitale, circostanza che ha portato il Governo a imporre nuove misure restrittive per i locali e gli eventi pubblici. I nuovi casi di Covid-19 sono quasi tutti ricollegabili alla manifestazione stessa e ai suoi organizzatori. Le tensioni tra il partito del Presidente e la destra coreana non sono una novità, ma sono state rese ancora più evidenti e plateali dal fatto che l’epidemia in Corea sia legata ad alcuni particolari personaggi della destra, ossia i leader delle congregazioni. Se all’interno della Shincheonji Church of Jesus è scoppiato il focolaio di Daegu a inizio febbraio, il principale punto di diffusione del virus nel Paese, ora è il turno della Sarang Jeil Church. Le tensioni con il Governo sono aumentate dopo che il National Health Insurance Service (NHIS), la compagnia assicurativa statale, ha annunciato di voler chiedere il rimborso di circa €4 milioni per le spese dei trattamenti per i fedeli. Le Autorità sostengono che Jun Kwang-hoon, leader della congregazione, nonché organizzatore della manifestazione del 15 agosto, e i suoi seguaci avrebbero ostruito l’operato del Governo, rifiutando di fornire la lista dei membri della congregazione e mentendo riguardo ai loro spostamenti. Dal canto suo la congregazione sostiene di essere diventata il capro espiatorio del Governo, le cui misure di quarantena contro il “Wuhan virus” (parole del leader Jun), sarebbero risultate inutili, commento rilasciato dal leader stesso dopo essere stato dimesso dall’ospedale dopo 16 giorni di trattamenti contro il coronavirus.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Fedeli in preghiera nella Yoido Full Gospel Church di Seul. La congregazione conta oltre 400mila membri ed è una delle più grandi in Corea del Sud
2. LO SCIOPERO DEI MEDICI
L’assurdità di uno sciopero dei medici ai tempi della Covid-19 ha visto finire nel mirino dell’ira pubblica sia i medici stessi sia il Governo, che ha deciso di promuovere un piano di riforme per il personale medico durante una pandemia, senza aver consultato adeguatamente i diretti interessati. L’aumento degli ammessi alle facoltà di medicina, l’ampliamento della copertura dell’assicurazione sanitaria nazionale anche alla medicina tradizionale e l’introduzione di servizi di telemedicina: questi i motivi dello sciopero, iniziato il 21 agosto, di migliaia di giovani specializzandi e dottori. Un accordo è stato raggiunto il 4 settembre con il Ministero della Salute e il partito al Governo per la revisione del piano di riforme e per la creazione di commissioni speciali che si occuperanno di consultare professionisti del campo medico per migliorare il sistema sanitario nazionale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Parte di Seul inondata dal fiume Han dopo le piogge torrenziali di inizio agosto
3. L’INCOGNITA CHUSEOK
Il Governo ora deve fare i conti con le misure da preventivare per il Chuseok, la festa del ringraziamento in Corea, momento che vede molti coreani tornare dalle proprie famiglie e dai propri genitori, spesso anziani. La festa, celebrata quest’anno il 1° ottobre, cadrà durante un ponte di 5 giorni. Se molti sembrano aver deciso intenzionalmente di non tornare a casa, per non rischiare, il Chuseok ai tempi del coronavirus rimane un’importante tradizione da celebrare per i più anziani, cosa che ha portato diversi giovani a sperare e chiedere che il Governo imponga ufficiali limitazioni agli spostamenti, così da poter proteggere la salute dei familiari più anziani e testardi. Inoltre il tifone Haishen sembra avere avuto un forte impatto sull’intera penisola coreana, rischiando quindi di infliggere un ulteriore colpo al Paese, dopo le esondazioni e le slavine che avevano duramente interessato la regione lo scorso mese, quando la stessa città di Seul aveva subito la piena del fiume Han, con enormi danni alla viabilità, alle abitazioni e alla vita delle persone.
Natasha Colombo
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