Per la prima volta nella storia messicana il livello di consenso del leader del Paese è sceso al di sotto del 50%. Enrique Peña Nieto sta lavorando senza sosta, portando a casa grandi successi, non da ultimo l’arresto del signore della droga El Chapo. Eppure assistiamo a segnali di caduta: lenti, graduali ma persistenti
INASPRIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE – Dagli ultimi discorsi tenuti dal Presidente in persona, sembra che il suo Governo stia trattando il Paese con i “guanti di velluto“. In realtà dietro questa politica apparentemente morbida si celano un pugno di ferro e un inasprimento del governo, proprio nel peggior periodo del mandato presidenziale, con i consensi che sfiorano i minimi storici in visione delle prossime elezioni.
Secondo alcune indagini statistiche pubblicate dalla stampa messicana, il Presidente non sta facendo un buon lavoro per il suo Paese. Fra le più grandi accuse, la pessima gestione del caso Ayotzinapa, la città dove, nel 2014, 43 studenti scomparvero per poi essere dati per morti dallo stesso Governo alcuni mesi dopo. Secondo la magistratura messicana i giovani furono scambiati per un gruppo di narcotrafficanti locali, e perciò uccisi e i loro corpi bruciati. In molti hanno accusato Peña Nieto di una mala gestione del caso, incolpando l’esercito regolare di celarsi dietro questi omicidi.
Fig. 1 – Una manifestazione contro la polizia messicana
QUATTRO LEGGI CHE AI MESSICANI NON PIACCIONO – Le ultime leggi varate dal Presidente, inoltre, non hanno riscontrato un grande successo. Prima fra tutte, la modifica degli articoli 139 e 170 del Codice Penale per standardizzare il crimine di terrorismo. Secondo la popolazione il rischio sarebbe quello che adesso si possa criminalizzare la protesta sociale accusando eventuali manifestanti di atti di terrorismo che in realtà non vengono considerati tali dai messicani.
In secondo luogo, la Camera dei Deputati ha approvato una legge di modifica dell’articolo 29 della Costituzione per ridefinire le circostanze che giustificano la sospensione dei diritti politici e delle garanzie civili, e che portano quindi a dichiarare lo stato d’emergenza. Tale riforma ha sollevato numerose proteste perché andrebbe contro il diritto alla protezione della famiglia e i diritti dei bambini.
Inoltre, proprio una settimana fa, il Senato ha approvato delle modifiche al codice militare, autorizzando adesso l’esercito a compiere raid in abitazioni civili in caso di crimine organizzato, nazionale o internazionale. Con tale legge viene conferito all’esercito anche il controllo sulle perquisizioni, prima spettanti al legislativo.
Per concludere, come ultima nota dolente delle recenti politiche del Presidente, troviamo la legge Atenco, che secondo la popolazione violerebbe la libertà d’espressione e protesta sociale, concedendo ampi poteri discrezionali alla polizia per quanto riguarda l’adozione di misure repressive.
LA LEGGE SULLA TRASPARENZA – Dal quadro appena delineato sembra che Peña Nieto non ne abbia fatta una buona. Eppure proprio due giorni fa si è svolto l’incontro fra il Presidente e l’Istituto Nazionale per la Trasparenza e l’Accesso all’Informazione e la Protezione dei Dati Personali (INAI). Durante tale incontro si è celebrato l’anniversario della legge generale sulla trasparenza e l’accesso all’informazione pubblica, entrata in vigore venerdì scorso nella sua totalità.
MERITI ECONOMICI – Inoltre, dal punto di vista economico, merito del Governo Peña Nieto è sicuramente quello di aver reso il Paese un po’ più indipendente dalle esportazioni di petrolio. Secondo il Ministero dell’economia, infatti, nel 1982 il 68% delle esportazioni messicane era costituito dal petrolio. Nel 2015 ne rappresentava appena il 6%.
Fig. 2 – Una piattaforma estrattiva nel Golfo del Messico
E oggi tutti gli occhi sono puntati sugli Stati di Tabasco e Campeche, nel sud est del Messico, che da soli producono il 7,38% del PIL nazionale. La loro economia, basata principalmente sul petrolio, è crollata quando il prezzo del greggio è sceso vertiginosamente negli ultimi 24 mesi. Il Presidente ha quindi annunciato una serie di misure destinate a risollevare l’economia di queste regioni. Ad esempio, sono state previste delle facilitazioni temporanee per tutti i piccoli e medi imprenditori nel pagamento dell’IVA.
Il Governo vuole inoltre creare nuovi posti di lavoro aumentando la spesa destinata alla realizzazione di opere pubbliche in tutta la regione: dalla costruzione di nuove strade e nuovi ponti, alla pavimentazione di vie già esistenti e alla modernizzazione di alcune scuole statali. A Campeche, il Ministero dell’agricoltura, dell’allevamento, dello sviluppo rurale e della pesca ha eliminato un divieto in vigore da 30 anni, permettendo adesso la libera pesca in un’area di oltre 10.000 chilometri quadrati.
Infine, l’amministrazione di Peña Nieto intende includere Tabasco e Campeche fra le ZEE (Zonas Economicas Especiales), le tre zone economiche già create nel 2012 all’inizio del mandato. Per ridurre la dipendenza della zona dal petrolio, dunque, ci si vuole adesso focalizzare sulla pesca, sull’industria e dare nuovo impulso al turismo.
Claudia Patricolo
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Una Zona Economica Especial (ZEE) è una parte di territorio con una legislazione ad hoc per gli investitori esterni, esenzioni fiscali, strutture amministrative e manodopera a basso costo. La creazione di una ZEE mira a creare nuovi posti di lavoro, un aumento di investimenti esteri, un’implementazione della tecnologia, la creazione di catene industriali e commerciali. In Messico, il Presidente Peña Nieto ha proposto, seguendo l’esempio cinese, la creazione di tre ZEE per le regioni di Guerrero, Oaxaca e Chiapas. Con la qualifica di Zonas Economicas Especiales, questi tre territori, considerati i più arretrati del Messico, beneficeranno di maggiori interventi statali per svilupparsi di pari passo con il resto del Paese. [/box]
Foto: World Economic Forum