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Patagonia, la regione ai confini del mondo

In 3 sorsi – la Patagonia è una regione che si estende all’estremo sud del l’America Latina, divisa tra Argentina e Cile. Per lungo tempo trascurata, negli ultimi tempi si è trasformata in un’importante regione per l’economia ed il turismo

1. DALLA SCOPERTA ALLA CONQUISTA – La Patagonia venne scoperta dagli Europei durante il viaggio di Ferdinando Magellano, il quale costeggiò quei territori mentre navigava verso sud in cerca di un passaggio che collegasse l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico (l’attuale Stretto di Magellano). Il territorio rimase ai margini della colonizzazione spagnola delle Americhe, tanto che acquisì rapidamente connotazioni favolose e leggendarie: si pensava infatti che la Patagonia fosse abitata da giganti, o che vi si trovasse la mitica “città dei Cesari”, fondata secondo due leggende contrastanti o dai naufraghi di una spedizione spagnola oppure dagli ultimi Inca, sfuggiti alla distruzione del loro impero. L’interesse per la regione aumentò solo durante il XIX secolo, quando la recente nazione argentina iniziò, lentamente ma inesorabilmente, ad espandersi verso sud alla ricerca di terre fertili per l’allevamento. Ovviamente, gli abitanti indigeni della regione non accolsero i nuovi arrivati a braccia aperte, ed anzi reagirono compiendo numerose incursioni e razzie, chiamate malones.  Venne così a crearsi una vasta e confusa “frontiera” priva di leggi, dove i coloni e gli allevatori erano costantemente minacciati da banditi e da “selvaggi” razziatori di bestiame. In questo “Far West” australe non mancavano neppure i cowboy, impersonati a questa latitudine dai gauchos, inizialmente fuorilegge o soldati disertori che sfruttavano la zona d’ombra della legalità di frontiera, divenuti poi con il tempo mandriani di bestiame. La regione rimase in ogni caso fuori dall’orbita argentina o cilena, tanto che nel 1860 il francese Orélie Antonie de Tounens decise di rivendicarla per sé, creando il Regno di Patagonia ed Araucaria. Quando però il nuovo sovrano si recò in Cile per farsi riconoscere il proprio regno, non gli venne usata la cortesia obbligatoria verso un sovrano, ma al contrario venne trattato come un folle e rinchiuso in un manicomio. Questo episodio, a prima vista comico, inquietò fortemente il governo di Buenos Aires, che iniziò a temere una politica di colonizzazione da parte di potenze europee quali la Francia o la Gran Bretagna. Inoltre, il governo argentino era spinto all’azione sia dalle continue razzie degli indigeni, sia dalle ricchezze sempre più grandi generate dal mercato dell’allevamento e della carne, che proprio in quei anni, grazie all’invenzione del frigorifero, stava vivendo un vero e proprio boom. Per questi motivi, Buenos Aires decise di affermare solidamente il proprio controllo sulla regione e lanciò una serie di operazioni militari che presero il nome di Conquista del Desierto. Le operazioni belliche, guidate dal generale e futuro presidente Julio Argentino Roca, durarono per anni e si conclusero nel 1885 con la netta vittoria argentina ed il massacro delle popolazioni autoctone.

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Fig. 1 – Un gaucho argentino.

2. XIX e XX SECOLO – La campagna argentina delimitò i confini tra Cile ed Argentina in Patagonia, dividendo la regione in due lungo la dorsale delle Ande. La parte argentina venne suddivisa in cinque province: Neuquén, Río Negro, Chubut, Santa Cruz e Terra del Fuoco. In seguito alla conquista argentina, la regione andò lentamente popolandosi di coloni europei, provenienti soprattutto da Gran Bretagna, Germania e Passi Bassi, attirati dall’enorme disponibilità di terre. Grazie a quest’influsso nacquero anche i primi stabili insediamenti della regione, come Comodoro Rivadavia, Río Gallegos ed Ushuaia (la città più meridionale del mondo). La Patagonia fiorì in breve tempo grazie ad un enorme aumento dell’allevamento bovino ed ovino, le cui carne venivano poi vendute sui mercati europei, e prevalentemente su quello britannico. Nel 1907, inoltre, nei dintorni della città di Comodoro Rivadavia venne scavato il primo pozzo di petrolio del Paese, seguita in brevissimo tempo da quella di molti altri. Per tutto il ‘900, l’allevamento e l’industria estrattiva furono le principali attività della Patagonia, che tuttavia continuò a rimanere una zona periferica rispetto al resto del Paese. La lontananza della regione e la sua difficile accessibilità a causa di una debole rete infrastrutturale resero la Patagonia un posto quasi magico e leggendario, attirando esploratori e scrittori viaggiatori desiderosi di scoprirne i misteri. Tra questi spiccano lo scrittore cileno Francisco Coloane e Bruce Chatwin, giornalista inglese, che nel 1977 viaggiò per sei mesi nella regione, raccogliendo le sue impressioni e di suoi pensieri nel famoso libro “In Patagonia”. La regione condivise con il resto del Paese alcune delle pagine più tragiche della sua storia, come la dittatura militare, il fenomeno dei desaparecidos e la crisi economica degli anni ’80. La regione fu inoltre particolarmente colpita da alcune decisioni del governo di Carlos Menem, presidente dal 1989 al 1999, quali la privatizzazione della compagnia energetica statale YPF e la privatizzazione e successivo fallimento della compagnia ferroviaria nazionale, che incrementò l’isolamento della regione.

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Fig.2 – Panorama della Patagonia.

3. XXI SECOLO – Nonostante la sua importanza economica, la Patagonia è stata a lungo politicamente ignorata dai presidenti argentini, molto più interessati a corteggiare gli elettori di Buenos Aires e delle altre popolose città del nord. La situazione è mutata nel 2003, quando alla Casa Rosada venne eletto Néstor Kirchner, governatore della provincia di Santa Cruz, posizionata nel profondo sud del Paese. Nei primi due decenni del terzo millennio la Patagonia ha conosciuto un forte aumento delle proprie attività economiche, grazie principalmente alla forte domanda cinese di carne e prodotti agricoli. Inoltre, la scoperta di enormi giacimenti di petrolio e gas naturale da scisto nella località di Vaca Muerta, nella provincia di Neuquén, ha dato nuova linfa all’industria estrattiva. Anche il turismo ha conosciuto un deciso sviluppo negli ultimi anni, soprattutto grazie alla presenza di scenari naturalistici incontaminati di rara bellezza, come il ghiacciaio Perito Moreno o la Penisola Valdés, dove è facile poter avvistare cetacei o pinguini.

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Fig. 3 – Il ghiacciaio Perito Moreno.

La Patagonia si è mostrata fedele alla dinastia Kirchner, prima con Néstor (presidente dal 2003 al 2007) e poi con la moglie Cristina (2007-2015), mente un’altra Kirchner, Alicia, sorella di Néstor, è stata eletta alla carica di governatrice di Santa Cruz nel 2015. Anche nelle ultime elezioni del 2015 le province patagoniche hanno votato per il partito dei Kirchner, il Frente para la Victoria, il quale però è stato sconfitto da Mauricio Macri. La nuova amministrazione deve reagire alla crisi economica che ha colpito la Patagonia così come l’intero Paese, causata dal crollo del prezzo delle materie prime (sia agricole che energetiche) e dal rallentamento del principale mercato d’esportazione argentino, ovvero la Cina. Il presidente Macri dovrà anche cercare di dare nuova linfa al settore petrolifero che, dopo anni di vacche grasse, necessita di un profondo rinnovamento delle sue dotazioni ed ha un grande bisogno di capitali ed investimenti stranieri.

Umberto Guzzardi

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più 

La Patagonia cilena è divisa in tre regioni: Aysén, Magallanes e Los Lagos. Le sue principali risorse sono il turismo e l’allevamento.  [/box]

Foto di copertina di k1llYRid0ls Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

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Umberto Guzzardi
Umberto Guzzardi

Nato a Novara nel 1991, appassionato di geopolitica, relazioni internazionali, storia antica e moderna, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna campus di Forlì. Ha trascorso vari periodi di studio all’estero, tra cui uno in Lituania ed un altro a Buenos Aires. Attualmente viaggia spesso per lavoro tra Europa e Africa.

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