Il 3 aprile scorso è ufficialmente iniziata la campagna elettorale venezuelana che si concluderà il 14 aprile con l’elezione del Presidente della Repubblica. Nicolás Maduro, il fedele “compañero” di Chávez, è il più accreditato alla successione, cavalcando l’ondata di commozione per la morte del suo predecessore. Il suo antagonista è Henrique Capriles, già uscito sconfitto dalle ultime elezioni dell’ottobre 2012. Lo sfidante sembra comunque credere nella vittoria.
FUOCO ALLE POLVERI – Il 3 aprile si è ufficialmente aperta la campagna elettorale in Venezuela, la prima senza Chávez. Ma la figura dell’ex Presidente e leader della “Revolución bolivariana” è comunque molto presente. Nicolás Maduro, ex Ministro degli Esteri e poi Vicepresidente, è l’uomo incaricato di continuare l’opera del Comandante. Lo stesso Chavez, durante la sua malattia, lo aveva designato come suo successore. Recentemente, il candidato oficialista ha trovato un altro alleato di peso nella figura dell’ex Presidente del Brasile, Lula Da Silva. Nonostante il ritardo nei sondaggi e cosciente del largo appoggio su cui il chavismo conta nel Paese, in particolare nelle zone rurali, lo sfidante Henrique Capriles Radonski ha scelto come obiettivo dei suoi attacchi lo stesso Maduro che definisce una imitazione di Chávez, non dotato del carisma e delle capacità necessarie per guidare il Paese. La sua strategia è chiara: separare il chavismo dal personaggio di Maduro. Per rafforzare questo messaggio Capriles lo ritiene direttamemte responsabile del delicato momento economico che attraversa il Paese, essendo Presidente ad interim. “L’inflazione ha un nome: Maduro”. Sul fronte del governo si è scelto di continuare con la retorica propria del chavismo. Maduro accusa le potenze straniere, USA in primis, di cospirare contro la rivoluzione bolivariana; inoltre, ha messo in guardia contro la ondata neoliberale e le privatizzazioni che potrebbero colpire il Paese in caso di vittoria dell’opposizione, in particolare della compagnia petrolifera statale, PDVSA, nazionalizzata da Chávez, e dei ricchi giacimenti presenti nella conca dell’Orinoco, stimati come le maggiori riserve petrolifere mondiali conosciute.
UN RISULTATO INCERTO – Il risultato elettorale è per la prima volta incerto da dieci anni a questa parte. Il passato di Maduro, e quindi la sua esperienza non sono infatti paragonabili con la traiettoria di Chávez che fin dalla precoce esperienza militare nel lontano 1982 non aveva nascosto le sue inclinazioni rivoluzionarie, poi scaturite nel colpo di stato fallito nel 1992 contro il Presidente Carlos Andrés Perez che gli era costato due anni di reclusione. Successivamente l’ascesa di Chávez è stata inarrestabile portandolo alla vittoria in quattro elezioni consecutive nel 1998, 2000, 2006 e 2012. Il carisma è un fattore centrale per spiegare le sue vittorie ed ha contribuito a forgiare un’immagine di paladino dell’antimperialismo statunitense nella regione.
CONTRO – Contro Maduro giocano anche i dubbi sulla sua capacità di gestire le relazioni con l’esercito con la stessa autorità di Chávez e mantenere l’influenza conquistata dal Comandante sul piano internazionale e latinoamericano, o ancora controllare la complicata relazione frontaliera con la Colombia. Contro Capriles invece la popolazione nutre i dubbi riguardo ad un’ apertura economica che cambierebbe il volto del Paese e che potrebbe mettere in dubbio i successi del chavismo come la riduzione della povertà del 20% in dieci anni, la creazione di programmi sociali nelle zone più depresse, l’aumento dell’influenza internazionale del Venezuela. Questi temi non sono paradossalmente al centro del confronto. La campagna elettorale venezuelana è iniziata all’insegna del populismo con entrambe le parti focalizzate nell’attaccare l’opponente mentre il dibattito sul futuro del Paese è relegato in secondo piano nonostante una economia in fase stagnante dovuta alla diminuzione delle entrate petrolifere, un alto deficit pubblico ed una inflazione in crescita.
IL FUTURO DEL CHAVISMO – Anche se l’influenza di Chávez peserà probabilmente sul risultato che uscirà dalle urne, è comunque giusto definire che in questa elezione c’è in gioco, oltre al futuro del Venezuela, anche quello del chavismo. Anche se alcuni movimenti politici come il peronismo in Argentina, il varghismo in Brasile, il fujimorismo in Perù ed il pinochetismo in Cile, sono risorti dopo la scomparsa dei loro leader, questa elezione è vista come una conferma del chavismo e soprattutto della sua capacità di sopravvivere al suo fondatore. Se Maduro vincerà, dovrà comunque dimostrare di essere all’altezza di Chávez. In questo senso ha ragione Capriles nell’affermare che Maduro potrebbe non essere all’altezza della pesante eredità che grava sulle sue spalle.
Gilles Cavaletto (da Santiago del Cile)