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La Catalogna tra indipendentismo e unionismo

 

In 3 sorsi Le elezioni in Catalogna dello scorso dicembre hanno prodotto un risultato assai controverso. Nonostante infatti la somma tra i partiti indipendentisti rappresenti ancora la maggioranza, il primo partito in termine di voti è stato l’unionista Ciudadanos.

1. LA CATALOGNA E L’INDIPENDENZA

Fin dal Medioevo e, poi, con l’unificazione della Spagna e la sconfitta dei mori, la Catalogna ha mantenuto una sua specificitĂ , evidenziata dalla sua lingua, romanza ma diversa dal castigliano, e dalla sua arte e letteratura.  Tuttavia, è altresì innegabile che la sua storia sia da sempre stata legata a quella del resto della Spagna, sia negli eventi negativi, come la guerra civile e la dittatura, sia in quelli positivi, come l’avvento della democrazia e della Costituzione del 1978 (quest’ultima approvata dalla grande maggioranza dei catalani attraverso un referendum popolare). In seguito alla crisi del 2008, tuttavia, riemersero con forza istanze mai totalmente sopite, in particolare la richiesta dell’indipendenza totale da Madrid. Gli eventi che condussero al referendum unilaterale per l’indipendenza del 1° ottobre 2017 hanno segnato un punto di cesura inaspettato e difficile da sanare. In ottemperanza all’articolo 155 della Costituzione, che permette allo Stato centrale di mettere in atto tutte le misure necessarie per far cessare le irregolaritĂ  nel caso in cui una ComunitĂ  Autonoma decida di proclamarsi indipendente, il governo, guidato dal leader del Partito popolare Mariano Rajoy aveva deciso la soppressione provvisoria dell’autonomia catalana. Di conseguenza la magistratura di Madrid ha deciso di procedere al processo dei maggiori esponenti indipendentisti, tra i quali il capo dei Mossos d’Esquadra, (la polizia autonoma catalana).

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Fig.1 – L’ex premier spagnolo Mariano Rajoy

2. CIUDADANOS E GLI ALTRI PARTITI ANTI INDIPENDENTISTI

Le elezioni per il rinnovo della Generalitat del 4 dicembre 2017 hanno evidenziato una situazione di profonda rottura. Nonostante infatti la somma tra i molteplici partiti indipendentisti, tra loro a volte molto lontani ideologicamente, abbia raggiunto la maggioranza (con il 47,5% dei consensi), il primo partito in assoluto per voti è stato l’unionista Ciudadanos (“Cittadini”) con il 25,3%. Tale risultato è assai significativo, in quanto il partito di Albert Rivera ha giocato gran parte della campagna elettorale sulla critica allo Stato spagnolo e a Rajoy circa la gestione della crisi di ottobre, ma per i motivi opposti rispetto alle critiche indipendentiste. Ciudadanos infatti, che in Catalogna è rappresentato da Inés Arrimadas, ha giudicato troppo morbida la reazione di Madrid al referendum e alla dichiarazione di indipendenza del 1° ottobre. Secondo Rivera, infatti, il governo avrebbe dovuto impedire che e forze politiche indipendentiste si mettessero in moto per proporre tale referendum, giudicato incostituzionale, tramite una  prova di forza che avrebbe potuto evitare successive derive tra cui, ad esempio, la fuga all’estero dell’allora presidente della Generalitat Puigdemont e di altri leader politici indipendentisti. Per quel che riguarda il Partito Popolare, invece, le elezioni di dicembre sono state una vera e propria debacle, avendo ricevuto solo il 4,2% dei consensi, a dimostrazione che la sua linea politica non è stata apprezzata dai cittadini catalani, nemmeno da quelli unionisti (che hanno concentrato i voti sui duri di Ciudadanos o sui dialoganti del Partito socialista) . Un po’ meglio è andata ai socialisti (13,8%) che avevano fatto proprie alcune rivendicazioni circa una maggiore autonomia della Catalogna. Tuttavia il problema principale del partito di Pedro Sánchez (nuovo Primo Ministro dopo la crisi che ha portato alla sfiducia di Rajoy) è, ad oggi, una perdita di consensi marcata in altre aree della Spagna, come in Andalusia, dato il sentimento di forte opposizione di gran parte della popolazione spagnola all’indipendentismo catalano, che metterebbe a rischio l’unità nazionale e la sostenibilità del welfare delle regioni più povere.

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Fig.2 – Il premier spagnolo Pedro Sánchez

3. LA POSSIBILE EVOLUZIONE E LE SCELTE DEL NUOVO GOVERNO

Il recente scandalo di corruzione che ha investito il Partito Popolare ha dato nuova linfa a forze che sembravano in netto calo di consensi, come il Partito Socialista di Pedro Sánchez. La vittoriosa mozione di censura dei socialisti contro il governo Rajoy ha portato Sánchez alla guida di un nuovo esecutivo, dalle incerte prospettive di vita. I sondaggi dicono che, se fossero indette nuove elezioni, è assai probabile che Ciudadanos si imporrebbe come primo partito spagnolo, con diversi punti di vantaggio su popolari e socialisti. Tale scenario, che costituirebbe una situazione del tutto nuova per la Spagna democratica, con un partito di maggioranza alternativo al bipartitismo tradizionale, avrebbe un effetto immediato anche sulla Catalogna. La regione con il PIL pro capite più alto della penisola iberica continua ad essere infatti profondamente divisa e le tensioni non sembrano affatto cessate. La comunità catalana è spaccata in due dato che, mentre a Barcellona sembra essere maggiore la tendenza “unionista”, nelle aree di periferia, come Girona e Tarragona, l’indipendentismo è molto più radicato. Le decisioni del nuovo Governo di Madrid saranno quindi cruciali per capire se la situazione possa evolvere in una direzione interna ai circuiti istituzionali oppure in una di completa rottura con il potere centrale.

Michele Cenci

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Lo status della Catalogna come regione autonoma è assai datato e si può far rinvenire sin dalla Seconda Repubblica. Lluis Companys fu presidente della Generalitat tra il 1934 e il 1939, fu poi fucilato dai franchisti, che optarono per una dura repressione delle istanze indipendentiste ed autonomiste catalane. La Costituzione democratica del 1978 sancì un deciso cambio di rotta, stabilendo la costituzione di alcune Comunità Autonome (tra le quali quella catalana), regioni con ampio grado di autonomia decisionale su temi come la sicurezza, l’educazione e i trasporti.[/box]

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Michele Cenci
Michele Cenci

Toscano, laureato in relazioni internazionali, mi sono successivamente specializzato nei Paesi del Mediterraneo e in studi diplomatici. Credo fermamente che la storia di lungo periodo sia la vera forza motrice delle società umane. Amo molto il caffè che consumo in grandissime quantità!

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