In 3 Sorsi – In Zimbabwe, migliaia di minori vengono costrette ogni anno a sposarsi. Cosa deve fare il Governo di Harare per contrastare il fenomeno?
1. UNA STORIA EMBLEMATICA
La notizia della morte in Zimbabwe di Memory Machaya, quattordicenne incinta deceduta durante il parto, ha richiamato nuovamente l’attenzione su un fenomeno drammatico, con particolare incidenza nel continente africano. Costretta a sposarsi a soli 13 anni, la storia di Memory non è purtroppo un caso isolato. In reazione all’evento le Nazioni Unite in Zimbabwe hanno rilasciato un comunicato speciale denunciando la situazione delle spose bambine e invocando azioni concrete da parte del Governo di Harare. Secondo i dati ONU, infatti, nel Paese una ragazza su tre si sposa prima del compimento dei 18 anni, in chiara violazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, della quale lo Zimbabwe è Paese firmatario.
Nonostante gli impegni internazionali ad oggi nel Paese circa il 31% delle ragazze sotto i 18 anni è sposato. Inoltre il 4% è stato unito in matrimonio prima dei 15 anni, con tassi più alti nelle aree rurali. Il fenomeno delle spose bambine porta con sé una serie di conseguenze fisiche e psicologiche: non solo abusi e violenze, ma anche più alti tassi di mortalità tra i 15 e i 19 anni, più alta incidenza di HIV e minore indipendenza economica e sociale. Il nuovo anno ha presentato da subito dati allarmanti. Infatti, secondo alcune rilevazioni richiamate recentemente da Al-Jazeera, solamente nei primi due mesi del 2021, più di mille giovani donne si sono sposate in Zimbabwe. I dati sembrano essere una stima al ribasso considerando l’alto numero di casi non riportati ai media o alle Autorità, soprattutto nelle zone più isolate del Paese.
Fig. 1 – In Zimbabwe circa il 31% delle ragazze sotto i 18 anni è sposato
2. LEGISLAZIONE NAZIONALE: TRA PROGRESSI E LACUNE
Alcuni progressi legislativi verso il divieto di matrimoni precoci sono stati ottenuti negli ultimi anni. Uno dei più rilevanti è giunto con l’adozione della Costituzione del 2013, che non solo esprime chiaramente il principio di uguaglianza di genere, ma altresì all’articolo 78 stabilisce l’età minima per unirsi in matrimonio a 18 anni. Inoltre la Sezione 26 obbliga lo Stato a adottare misure contro i matrimoni precoci.
Nonostante ciò le leggi matrimoniali nel Paese sono in contrasto con i principi stabiliti dalla Costituzione. In base al Marriage Act, che regola le unioni matrimoniali, l’età minima per sposarsi è 18 anni per i ragazzi e 16 per le ragazze con il consenso dei genitori, con la possibilità di sposarsi a età anche inferiore con il consenso ministeriale. Nel 2016 però tale sezione della legge matrimoniale è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale in una decisione senza precedenti, che ha imposto l’età minima a 18 anni per tutte le unioni, senza eccezioni. Il mancato allineamento delle leggi matrimoniali con la Costituzione rende difficile pensare di poter eradicare il fenomeno.
Fig. 2 – Uno striscione contro i metodi violenti dell’allora Governo di Robert Mugabe appeso fuori dall’ambasciata dello Zimbabwe a Pretoria, in Sud Africa
3. UN FUTURO ANCORA INCERTO
Cosa può fare dunque il Governo di Harare per contrastare e porre fine alla pratica dei matrimoni precoci? Innanzitutto sono necessarie la piena applicazione della decisione della Corte costituzionale e l’adozione di una legge che vieti esplicitamente le unioni matrimoniali al di sotto dei 18 anni. La National Child Policy, volta a tutelare i diritti dei minori, e in particolare delle giovani donne, deve essere completata e adottata al più presto, in modo tale da integrare la legislazione nazionale in materia.
È inoltre fondamentale la revisione delle leggi matrimoniali nel Paese, per renderle coerenti ai principi costituzionali. Il futuro di milioni di giovani donne dipende dalle azioni che il Governo metterà in atto per far sì che nessun’altra ragazza debba subire la stessa sorte di Memory Machaya.
Alessia Rossinotti
Foto di David Peterson da Pixabay