Analisi – L’inarrestabile cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo, con profonde implicazioni per la sicurezza globale. In particolare, la regione del Mediterraneo è diventata un “hotspot” per concetto di sicurezza climatica.
LA SICUREZZA IN SENSO TRADIZIONALE
Quando si parla di “sicurezza“, si fa sostanzialmente riferimento a un essentially-contested-concept, ossia a un termine sul quale non c’è accordo condiviso in termini di uso e definizione. Di fatto, “tutto” può essere – almeno teoricamente – trasformato in questione di sicurezza, come sostenuto da Wæver nel 1995. In via generale, intendiamo la sicurezza come l’assenza o la riduzione di minacce esistenziali nei confronti di un certo oggetto referente, ad esempio dell’essere umano (sicurezza umana) o dell’ambiente (sicurezza ambientale). In ambito accademico si è soliti dividere tra sicurezza tradizionale e non tradizionale. Nel primo caso ci si riferisce alla mitigazione delle minacce allo Stato: la sicurezza dello Stato in quanto oggetto referente è così intesa come assenza di guerra. Questa concezione di sicurezza è legata alla scuola realista (si pensi a Waltz), la quale intende la sicurezza in senso tradizionale come assenza delle minacce belliche alla sopravvivenza dello Stato. Questo è stato a lungo il modo di pensare di matrice realista dei degli studiosi delle Relazioni Internazionali.
Con la fine della Guerra Fredda, c’è stata una ridefinizione paradigmatica del concetto di “sicurezza” in termini non esclusivamente tradizionali: con il collasso del sistema bipolare, si è assistito all’erosione del ruolo dello Stato come agente primario, e all’esplosione di nuove problematiche non direttamente collegate alla sicurezza militare (come i flussi migratori, la protezione dei diritti umani, e la lotta al cambiamento climatico), che, aventi un carattere transnazionale, necessitano di essere affrontate come tali. Ecco dunque che lo Stato perde la propria centralità come “fornitore di sicurezza” e la naturale conseguenza è l’indebolimento del concetto centrale di sicurezza tradizionale. Negli anni si è assistito a un ampliamento dell’oggetto referente della sicurezza, passando dagli Stati agli individui, fino al pianeta.
Fig. 1 – I 15 paesi nel mondo più vulnerabili al cambiamento climatico sono situati in regioni di conflitto e fragilità | Fonte: Normandy Index 2021
IL CONCETTO DI SICUREZZA CLIMATICA
La sicurezza climatica si riferisce ai rischi per la sicurezza nazionale, umanitaria e internazionale, indotti direttamente o indirettamente dai cambiamenti climatici. È un concetto che evoca l’idea per cui i cambiamenti correlati al clima amplificano i rischi esistenti nella società, minacciando la sicurezza degli esseri umani, degli ecosistemi, dell’economia, delle infrastrutture e delle società. Pertanto, i rischi per la sicurezza legati al clima possono avere implicazioni notevoli non solo in termini ambientali, ma anche in relazione alla pace e alla sicurezza nazionale e globale. In proposito, negli anni Settanta e Ottanta, il cambiamento climatico è stato identificato come un risk multiplier, ossia un fattore in grado di esacerbare le minacce già esistenti o creare nuove problematiche socio-economiche che renderebbero più probabile un’escalation violenta di conflitti interni e interstatali.
Esistono diverse dimensioni entro le quali il cambiamento climatico può rappresentare una minaccia in termini di sicurezza. In primo luogo, il cambiamento climatico può costituire una minaccia per la sicurezza di uno Stato, scatenando dei conflitti interni per la competizione legata all’accesso alle risorse, in particolar modo qualora si verifichi una condizione di scarsità. In questo caso specifico il cambiamento climatico mina la stabilità e la legittimità di un sistema statale. Anche in relazione al concetto di sicurezza a livello internazionale, nelle deliberazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulle implicazioni per la sicurezza del cambiamento climatico nel 2007 e nel 2011 è stato sottolineato come il sistema internazionale stesso possa essere messo direttamente in discussione attraverso l’instabilità causata dal cambiamento climatico. Va sottolineato che il legame tra cambiamento climatico e conflitto è indiretto o secondario: il cambiamento climatico genera scarsità e la scarsità genera conflitto. La comunità accademica concorda sul fatto che il cambiamento climatico possa essere connesso anche alla sicurezza umana, poiché colpisce maggiormente coloro che sono meno in grado di adattarsi a esso e alle condizioni mutevoli, moltiplicando le difficoltà esistenti o creandone di nuove in relazione ai mezzi di sostentamento essenziali (insicurezza alimentare, problemi di salute e povertà). Il concetto di sicurezza umana si riferisce a una situazione in cui sono presenti le condizioni sociali, politiche, ambientali ed economiche che favoriscono una vita in libertà e dignità, e in quanto tali devono essere preservate e protette dalle minacce derivanti dal cambiamento climatico.
Fig. 2 – Conseguenze future del cambiamento climatico nei sistemi naturali e umani | Fonte: IPCC 2023
RELAZIONE TRA CAMBIAMENTO CLIMATICO E SICUREZZA
Come confermato dagli ultimi report rilasciati dall’IPCC, è ormai inequivocabile che l’influenza umana abbia riscaldato l’atmosfera, gli oceani e la terraferma, determinando in maniera piuttosto incisiva lo stato della sicurezza globale. L’innalzamento delle temperature a livello globale ha portato a un incremento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, tra cui ondate di calore, siccità, inondazioni e innalzamento del livello del mare. Tra i 3,3 e i 3,6 miliardi di persone vivono attualmente in contesti altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Le regioni e le popolazioni con notevoli limiti di sviluppo hanno un’alta vulnerabilità ai rischi climatici. Pertanto, la vulnerabilità dell’uomo e dell’ecosistema sono interdipendenti.
L’aumento degli eventi estremi di natura meteorologica e climatica ha esposto milioni di persone a un’acuta insicurezza alimentare e a una ridotta sicurezza idrica, con i maggiori impatti negativi osservati in molte località o comunità in Africa, Asia, Centro e Nord America, nelle piccole isole e nell’Artico, e a livello globale per popolazioni indigene, piccoli produttori alimentari e famiglie a basso reddito, esacerbando situazioni di povertà e fragilità socio-economica. Tra il 2010 e il 2020, la mortalità umana provocata da inondazioni, siccità e tempeste è stata 15 volte più alta nelle regioni altamente vulnerabili, rispetto alle regioni con una vulnerabilità molto bassa. In tutte le regioni l’aumento degli eventi di calore estremo ha provocato, infatti, mortalità umana e sempre più frequenti problemi di salute mentale associati ai traumi causati da eventi estremi e alla perdita di mezzi di sussistenza.
Fig. 3 – Riscaldamento previsto nel bacino del Mediterraneo | Fonte: IAI 2022
L’ HOTSPOT DEL MAR MEDITERRANEO
La regione mediterranea è uno dei principali hotspot del cambiamento climatico a livello mondiale. Molte sono le motivazioni che la rendono una delle zone più vulnerabili dal punto di vista della sicurezza climatica. Il bacino del Mediterraneo, con il riscaldamento dell’aria, della terra e del mare più rapido del 20% rispetto alla media globale, sta diventando sempre più inquinato, povero d’acqua e insicuro dal punto di vista alimentare, con conseguenze drammatiche per la salute dei suoi ecosistemi e delle sue popolazioni, anche alla luce della sua crescente domanda di energia. L’uso non sostenibile ed estrattivo delle risorse terrestri e marine ha danneggiato e impoverito gli ecosistemi in modo drammatico, con conseguenze inique e diseguali per i gruppi sociali vulnerabili e per le aree già fragili. Inoltre, in quest’area l’intensità degli eventi climatici estremi è particolarmente aumentata negli anni recenti, incrementando fenomeni come siccità, incendi boschivi e ondate di calore, colpendo sia le economie avanzate del Mediterraneo settentrionale che quelle meno diversificate del Mediterraneo meridionale e orientale.
È possibile identificare i rischi immediati per la sicurezza legati al clima nella regione, che saranno probabilmente causati dall’aumento della scarsità d’acqua, da eventi meteorologici estremi, inondazioni e incendi. Mentre i rischi più indiretti e a lungo termine per la sicurezza causati da un clima in cambiamento sono legati a fallimenti sostenuti dei raccolti, all’innalzamento del livello del mare, alla desertificazione e ai cambiamenti degli ecosistemi marini e terrestri. In particolare, da un punto di vista prettamente climatico, il Mediterraneo è oggetto di studio, specialmente per le ondate di calore marine intese come periodi relativamente lunghi di temperature oceaniche insolitamente elevate in una regione. Nel 2022, nel mar Mediterraneo occidentale sono state registrate ondate di calore marine lunghe 4-5 mesi. Questo aumento della temperatura del mare ha un impatto significativo sugli ecosistemi marini, soprattutto sulla biodiversità della fauna ittica e della vegetazione marina. La dinamica influisce negativamente anche sugli esseri umani, perché cambia la quantità e la qualità dei prodotti della pesca.
Nonostante non sia possibile fare previsioni accurate su ciò che si verificherà nei prossimi decenni, gli effetti progressivi e inarrestabili sono già visibili. La comunità internazionale ha il compito di attuare delle misure tempestive per mitigare gli impatti climatici, promuovere la resilienza e sviluppare politiche che tengano conto di questa intricata interconnessione tra clima e sicurezza. Solo attraverso uno sforzo concertato e la condivisione di risorse e conoscenze possiamo sperare di garantire un futuro più sicuro e sostenibile per la regione del Mediterraneo e oltre.
Francesca Carlotta Brusa, Giulia Pavan, Alessandro Vitiello
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