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Venezuela, stallo ma qualcosa si muove

Ristretto Dopo 12 giorni in Venezuela ancora non c’è un vincitore tra Guaidò e Maduro. Cosa può accadere ora?

La partita venezuelana vive ore complicate, ma non di stasi. La diarchia presidenziale potrebbe evolvere nel giro di poche giorni. Gli avvenimenti fanno propendere per un’evoluzione in favore di Guaidò; dopo giorni dalla auto-proclamazione a Presidente, la repressione non c’è stata. Questo è un primo, significativo fatto.

Da un lato, il popolo sembra aver definitivamente abbandonato la via chavista, incapace, oggi, di dare risposte concrete al bisogno di libertĂ  e di assicurare standard alimentari degni di questo nome. Dall’altro, la ribellione comincia a fare breccia anche tra i militari, vero bastione insuperabile a difesa del chavismo. E’ di due giorni or sono il sostegno a Guaidò del generale Francisco Esteban Yanez Rodriguez. Il riconoscimento per il giovane ingegnere si amplia (quasi tutta Europa, ormai, a parte l’Italia che non si è ancora espressa).

Sono iniziate aperture da parte del presidente dell’Assemblea Nacional sul petrolio. Maduro è sempre più isolato e ora non gli resta che minacciare la carneficina come deterrente; controlla ancora gran parte della milizia bolivariana ma questa sembra essere davvero l’unica carta rimasta da giocare. La popolazione è allo stremo e vede in Guaidò l’unica ancora di salvezza per arrivare ad avere di nuovo cibo e medicine, ormai introvabili.

Il percorso verso la democrazia è ancora lungo e occorre battere Maduro alle elezioni; quando questo avverrà, probabilmente non nelle prossime ore, il destino dell’ex autista di Chavez (di cui il 2 febbraio si è celebrato il ventennale dell’ascesa al potere) sarà o la cattura o la fuga, probabilmente negoziata.

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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