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Afros e Nikkei: com’è la vita delle minoranze africane e giapponesi in Bolivia

In 3 sorsiSono tante le minoranze africane e giapponesi presenti in Bolivia. Vediamo come sono cambiate le loro condizioni di vita nel corso degli anni.

1. IL PASSATO E IL PRESENTE DEGLI AFROBOLIVIANOS

La storia dell’America Latina è anche quella di milioni di africani strappati con la forza dalle loro terre e portati nelle Americhe per essere utilizzati come schiavi. La maggioranza degli afroamericani si concentra negli Stati Uniti, nei Caraibi, o nella costa orientale del Brasile e della Colombia. Tuttavia, se in alcuni Paesi come Haiti e Giamaica costituiscono la maggioranza assoluta della popolazione, nel caso della Bolivia la popolazione nera rappresenta meno dell’1% del totale. I primi nuclei di africani nelle regioni che oggi corrispondono a Perù e Bolivia arrivarono principalmente da Senegal e Gambia, Congo, Angola e Mozambico. Nelle prime fasi del periodo coloniale, gli spagnoli sfruttarono gli schiavi africani nelle miniere andine come il Cerro Rico de Potosí. Tuttavia, se persino i nativi, adattati al clima e all’altitudine, non reggevano la dura vita nelle miniere, la prospettiva di sopravvivenza per gli schiavi neri era nettamente peggiore. Da allora, gli afroboliviani hanno sofferto una notevole emarginazione da parta delle élite al potere. Una situazione di progressiva ghettizzazione e di esclusione sociale che in alcuni aspetti persiste ancora oggi. Basti pensare che fino al 2009 non erano riconosciuti come minoranza nella Costituzione boliviana e non erano nemmeno inclusi nel censimento, quindi non avevano diritto di voto. Ma quanti sono oggi i boliviani di origine africana? Gli ultimi dati demografici aggiornati al 2012, parlano di 16.329 afrobolivianos, molti dei quali continuano a vivere in condizioni particolarmente sfavorevoli e disagiate. Tuttavia, l’intera comunità non mai smesso di rivendicare la propria identità e i propri diritti.  

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Fig. 1 – Afroboliviani della regione di Yungas si esibiscono durante una sfilata di Carnevale a La Paz, Bolivia, ballando “El Chuta”, una danza preispanica tradizionale praticata a La Paz e dintorni

2. NIKKEI, I GIAPPONESI D’AMERICA

Con il termine “nikkei” si indicano i cittadini sudamericani discendenti da migranti provenienti dal Giappone. I primi nuclei di immigrati giapponesi arrivarono sulle coste del Sud-America verso la fine dell’Ottocento. La loro prima destinazione non era la Bolivia, ma il Brasile, e successivamente le piantagioni di canna nell’attuale Perù. Pochi mesi dopo il loro arrivo in Perù, a causa di epidemie e altri problemi, un gruppo di coloni giapponesi decise di partire per la Bolivia in cerca di migliori opportunità. Nel 1899, un nucleo di 93 persone si stabilì nella tenuta di Cachuela, a nord di La Paz, dove nacque una prima piccolissima colonia. Le successive ondate migratorie dal Sol Levante si sono avute negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, dopo la fine Seconda Guerra mondiale. L’attuale comunità nikkei in Bolivia è infatti il prodotto della devastazione causata dalla guerra. In particolare, Okinawa fu teatro di una sanguinosa battaglia che causò migliaia di vittime tra i civili. Per sfuggire alla fame e alla povertà, molti abitanti dell’isola scelsero di emigrare. Il primo gruppo arrivò nel 1954 nella città di Pailón, sulle rive del Rio Grande. Per due anni si spostarono in lungo e in largo nelle zone interne del Paese alla ricerca di terre più facili da coltivare, fino a quando non scelsero di stabilirsi nella provincia di Warnes. Lì, 257 giapponesi fondarono una nuova colonia e la chiamarono Okinawa, in onore della loro isola natale. Nei decenni successivi vi furono altri flussi migratori da altre città giapponesi (su tutte Tokyo e Osaka), che nel corso del tempo si esaurirono definitamente.

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Fig. 2 – La principessa Mako, figlia maggiore del principe ereditario Akishino, durante le celebrazioni per il 120° anniversario dell’immigrazione giapponese in Bolivia nella comunità giapponese di Okinawa, 80 chilometri a nord-est di Santa Cruz, Bolivia, il 19 luglio 2019

3. LA PRESIDENZA DI EVO MORALES

Sia gli afroboliviani che i nikkei continuano a mantenere vive le loro antiche tradizioni e a rivendicare con orgoglio le loro origini. In tempi recenti hanno cercato di fare rete con le altre comunità di origini africane e giapponesi presenti negli altri Paesi latinoamericani, istituendo scambi culturali, giornate di incontro e di socializzazione. Tutto ciò è stato in parte supportato da alcune ambasciate giapponesi e africane presenti nelle Americhe. Nel caso della Bolivia, l’elezione di Evo Morales, ha rappresentato un momento di crescente inclusione nella vita sociale del Paese per entrambe le comunità. Morales ha recentemente affermato di lavorare alacremente affinché la Bolivia diventi un esempio in tutto il Sud America come Paese difensore dei diritti delle minoranze. Tuttavia, i progressi fatti in Bolivia non riescono ad attecchire nel resto del continente.

Alessandro Paglialunga

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Alessandro Paglialunga
Alessandro Paglialunga

Nato in una serena notte di dicembre sotto il glorioso segno del Sagittario, trascorro una felice adolescenza tra vigneti, uliveti e scampagnate in barca con gli amici. Poi, desideroso di approfondire la mia passione per i “mediterranei”, mi laureo in Lingue e Civiltà Orientali, studio l’arabo, mi godo il sole della Costa Azzurra e mi specializzo in Relazioni Internazionali e Protezioni dei Diritti Umani presso la SIOI, la Società italiana per l’Organizzazione Internazionale.  Oggi lavoro come cooperante e mi occupo di migrazioni e diritti umani, con un occhio di riguardo sul mondo arabo e l’Africa francofona.
Schiavo dei viaggi e nostalgico dei tempi perduti, cerco la mia pace nella profondità degli abissi marini, non disdegnando l’aroma di un sigaro, qualche bel libro, e ovviamente… una  tazza di buon caffè.

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