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G20, Siria e non solo

Comincia oggi a San Pietroburgo il vertice annuale delle principali venti potenze mondiali. Tema principale, data la drammatica attualità, è la crisi siriana. In realtà, l’agenda ufficiale è improntata sul coordinamento dell’economia internazionale. Quale futuro per la governance multilaterale?

 

1)      OBAMA VS. PUTIN – Il giorno dell’incontro (o dello scontro?) è arrivato. Oggi e domani, a San Pietroburgo, si svolge il vertice annuale dei Capi di Stato del G20. Tema principale all’ordine del giorno, ovviamente, è la crisi siriana, che in queste settimane sta monopolizzando il dibattito in politica internazionale. Da una parte Barack Obama, presidente USA che sembra deciso a volere l’intervento militare contro il regime di Assad, dall’altra Vladimir Putin, leader russo decisamente contrario all’azione “punitiva” nei confronti di Damasco. La tensione tra Stati Uniti e Russia è certamente alta, probabilmente come non accadeva da anni, complice anche la recente concessione dell’asilo a Edward Snowden, la “talpa” della National Security Agency che ha chiesto e ottenuto rifugio a Mosca. È probabile che si cerchi e trovi un accordo in merito alla Siria? Un timido segnale di apertura da parte di Putin è stato testimoniato dal blocco di una fornitura da parte della Russia alla Siria di missili difensivi S-300: rimale comunque la contrarietà di Mosca ad un attacco, sentimento che a livello del G20 potrebbe essere condiviso dalla maggioranza dei membri. Non solo i Paesi in via di sviluppo (di frequente ostili alle campagne militari degli Stati Uniti), ma anche diversi Stati europei (tra cui l’Italia e il Regno Unito, dopo il “no” della House of Commons) non sono d’accordo con la volontà di Washington di dare una lezione al dittatore siriano. Gli USA potrebbero dunque rischiare di trovarsi in minoranza.

 

2)      NON SOLO SIRIA – In realtà, il G20 è nato come un forum per affrontare, con un approccio flessibile votato al raggiungimento di una maggiore efficacia, le grandi questioni economiche globali. Quest’anno le tematiche proposte dalla Russia sono tre, legate dal fil rouge della crescita: promozione degli investimenti e creazione di posti di lavoro, promozione di un clima di fiducia e trasparenza reciproca, implementazione di una più ferrea regolazione finanziaria. Si tratta di tematiche vicine a quelle che avevano caratterizzato il G8 di Lough Erne e che si basano sostanzialmente sulla volontà di trovare un accordo comune nel disciplinare i paradisi fiscali e nel promuovere comunicazione e trasparenza reciproche in materia fiscale e bancaria per creare un clima più favorevole alla ripresa degli investimenti globali.

 

San Pietroburgo è pronta ad ospitare il G20
San Pietroburgo è pronta ad ospitare il G20

3)      CHE COSA VUOLE FARE IL G20 “DA GRANDE”? – La domanda è se il G20 sia un forum utile per la governance globale oppure se sia soltanto una pomposa, ma sterile occasione di incontro fra i grandi della Terra. Nei suoi primi anni di vita l’organizzazione ha ottenuto alcuni risultati importanti nel mitigare i danni della crisi finanziaria globale grazie a risposte coordinate. In seguito, l’efficacia del G20 si è andata affievolendo, tanto che l’agenda viene oggi caratterizzata da questioni strategico-militari che non avrebbero dovuto essere di sua stretta competenza. Nella sostanziale paralisi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, però, il G20 potrebbe accrescere il suo ruolo come luogo principale per la soluzione di grandi controversie come quella siriana. Tanto più grazie alla sua membership allargata a potenze rappresentative di tutti i continenti, che in fase decisionale contano esattamente quanto USA, Russia e Cina. È comunque compito di questi ultimi decidere se “scommettere” sul potenziale del G20, che potrebbe diventare un importante strumento di gestione delle crisi internazionali oppure avviarsi sul binario morto dell’inefficacia.

 

Davide Tentori

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’Università “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualità di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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