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Snowden, il Datagate e l’America Latina

Da Santiago del Cile – Il caso Snowden pare finalmente essersi risolto con la concessione dell’asilo da parte della Russia all’ex consulente della CIA che ha rivelato i metodi di spionaggio operati dagli Stati Uniti. Nel frattempo il tentativo di Washington di mettere le mani su colui che ha detonato lo scandalo “Datagate” ha generato parecchie conseguenze diplomatiche. Fra di esse, il divieto imposto al presidente boliviano Evo Morales di transitare nei cieli di alcuni paesi europei, sulla via del ritorno da Mosca. Quali sono le conseguenze del caso per le relazioni con l’America Latina?

 

LE VICENDE – Alla fine, il caso Snowden si è trasformato in qualcosa di completamente differente dallo scandalo del presunto spionaggio americano ai danni di praticamente tutti i paesi del pianeta, come si deduce dalle rivelazioni che hanno fatto luce su come gli Stati Uniti controllino amici e nemici attraverso i social networkcon sede in America del Nord. L’unico elemento che rimane è il carattere internazionale dello scandalo. Questo è passato per la fase della ricerca del fuggitivo da parte di Washington, e quindi della messa in atto delle corrispondenti azioni politiche e diplomatiche (concesse dal diritto internazionale quando si tratti dell’estradizione di criminali, cosa che però Snowden non è, o almeno non ancora, non essendo passato davanti ad un tribunale). Ed è alla fine sfociato in un braccio di ferro, piĂą politico che diplomatico fra gli Stati Uniti e la Russia.

La storia è conosciuta. All’inizio di giugno l’ex consulente informatico della CIA, Edward Snowden, da Honk Kong rivela i meccanismi operati dalla National Security Agency (NSA) americana per spiare governi e comuni cittadini. Da una parte, un “tradizionale” sistema di cimici, con le quali Washington controlla i ministeri e le ambasciate dei paesi terzi. Dall’altra, il controllo di milioni di cittadini in tutto il mondo attraverso una collaborazione con i principali fornitori di servizi on-line, fra i quali Microsoft, Google e Facebook, dai quali ricava informazioni considerate private contenute nei normali scambi di messaggi e conversazioni (sotto accusa ci sono infatti anche i servizi di Skype e Hotmail, piuttosto popolari, entrambi di appartenenza del gigante americano Microsoft).

La richiesta di estradizione della Casa Bianca ad Honk Kong viene negata, tant’è che Snowden è rimasto per circa due mesi nell’aeroporto di Mosca, da dove ha inoltrato le sue richieste d’asilo prima che la Russia gli concedesse ospitalitĂ  sul proprio suolo. Vladimir Putin aveva dichiarato che Snowden poteva rimanere in Russia, a condizione che rinunciasse alle sue divulgazioni lesive nei confronti degli Stati Uniti. Il Presidente russo ha così assestato un colpo diplomatico piuttosto duro a Barack Obama, rifiutando la richiesta d’estradizione. La Russia, in altre parole, ha quindi rivendicato la sua presenza sullo scacchiere geopolitico attuale.

 

L’EUROPA CON GLI USA – In realtĂ  all’inizio Snowden aveva manifestato la sua preferenza verso una delle nazioni sudamericane che sembravano disposte ad offrirgli ospitalitĂ : Venezuela, in primis, poi Bolivia e Nicaragua. Le democrazie europee si sono invece allineate alle richieste di Washington e hanno pensato di vietare il transito sui loro cieli territoriali all’aereo del presidente boliviano Evo Morales, sospettato di trasportare Snowden, di ritorno il 3 luglio da un summit a Mosca, senza rispettare le convenzioni internazionali di Vienna che regolano il trattamento dei diplomatici, ed obbligando l’aereo di Morales ad un atterraggio forzato a Vienna. Gli autori di questo discutibile atto, che non avrebbero mai accettato a parti invertite, sono i Governi di Francia, Italia, Portogallo e Spagna (l’Austria invece ne è uscita a testa alta, anche nei confronti di Washington essendo oltretutto riuscita ad ottenere l’autorizzazione di perquisire l’aereo, che ha poi dato esito negativo). Gli ambasciatori di questi Paesi sono stati convocati a La Paz dal Governo boliviano per dare spiegazioni e presentare le loro scuse.

Di ritorno in patria Morales ha ricevuto la solidarietĂ  dei suoi omologhi latinoamericani. L’UNASUR, l’organizzazione di difesa e sicurezza regionale fondata nel 2008 sull’impulso di Hugo Chávez e Lula Da Silva, e l’OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani, una specie di ONU regionale, hanno denunciato il comportamento degli Stati Uniti e dei Paesi europei, esigendo scuse ufficiali, sebbene nel caso della dichiarazione della OSA, Canada e Stati Uniti si siano dissociati. L’UNASUR ha invece manifestato la divisione che caratterizza storicamente le nazioni sudamericane, visto che solamente sei dei dodici Presidenti dei Paesi che partecipano all’Organizzazione hanno risposto all’appello di Morales.

 

Evo Morales non ha propriamente ricevuto un trattamento di riguardo in occasione del suo ultimo viaggio in Europa
Evo Morales non ha propriamente ricevuto un trattamento di riguardo in occasione del suo ultimo viaggio in Europa

PERCHE’ GLI EUROPEI NON VOLEVANO SNOWDEN – Alla luce di ciò si capisce perchè gli Stati europei abbiano agito in questo modo e perchè questa scelta sia stata giusta, come afferma The Economist, così com’è stata corretta quella di mantenere un profilo basso per quanto riguarda il datagate. Gli Europei, sostiene il magazine britannico, non possono essere ipocriti: lo spionaggio esiste dalle due parti del campo di gioco. Per questo le rivelazioni di Snowden non hanno scosso piĂą di tanto le diplomazie occidentali. In secondo luogo, l’Unione Europea non ha interesse a scontrarsi con Washington, che in questioni di sicurezza assicura ancora oggi la difesa del vecchio continente attraverso la NATO. Inoltre, va considerato il percorso che porterĂ  alla firma dell’importante trattato di libero scambio tra USA e UE (i negoziati sono appena cominciati), che potrebbe significare per quest’ultima una importante boccata d’ossigeno sul piano economico, mentre gli Stati Uniti hanno mostrato di essere giĂ  usciti dalle sabbie mobili della crisi.

Sicuri del loro ascendente sugli alleati europei e innervositi dal rifiuto russo di estradare Snowden, gli Stati Uniti non hanno però calcolato tutto alla perfezione. Snowden, infatti, sull’aereo di Morales non c’era. Washington si è quindi attirata l’opposizione di mezza America Latina. Persa la battaglia psicologica con Mosca, non ha ottenuto Snowden che resterĂ  al sicuro in Russia e ha comunque sprecato una cartuccia nel gioco d’equilibri –do ut des– che comunque mantiene con l’Europa. Inoltre, ciò che è forse piĂą grave, ha stabilito (questo in cooperazione con gli Stati europei) un precedente per quanto riguarda il mancato rispetto di convenzioni internazionali pensate proprio per proteggere l’incolumitĂ  di un numero ristretto di persone, quali i diplomatici ed i capi di Stato, indipendentemente dalla situazione. Inoltre, ironicamente, il Presidente boliviano in seguito agli avvenimenti europei si era dichiarato disponibile ad accogliere la richiesta d’asilo di Snowden, “unicamente in rappresaglia per l’affronto subito”.

 

… E PERCHE’ L’AMERICA LATINA (MA NON TUTTA) LO VOLEVA – Gli Stati Uniti si possono però consolare. Inaspettatamente, un risvolto positivo di questa vicenda per Washington esce dalla divisione con cui i paesi latinoamericani hanno giudicato l’affronto inflitto a Evo Morales in Europa. Infatti, mentre la Presidentessa argentina Cristina Kirchner rispondeva duramente, accusando gli europei di colonialismo, il Cile del governo conservatore di Piñera e la Colombia di Santos chiosavano sull’accaduto, mentre il PerĂą si distanziava appoggiando il suo omologo boliviano ma senza riconoscere l’esigenza di risposte ufficiali. Alla riunione dell’UNASUR convocata d’urgenza il 4 luglio scorso nella cittĂ  boliviana di Cochabamba hanno partecipato solamente sei presidenti (di Ecuador, Venezuela, Uruguay, Suriname, Argentina e Bolivia), cioè il 50% delle dodici nazioni che compongono l’Organizzazione, con la vistosa assenza di Dilma Rousseff per il Brasile, che ha optato per inviare una delegazione, e di Ollanta Humala del PerĂą, Paese che inoltre esercita la presidenza pro tempore dell’UNASUR. Questa fotografia del summit di Cochabamba mostra prima di tutto come l’UNASUR sia nata e rimane tuttora ancorata alle figure dei suoi due padri fondatori, Chávez e Lula, i quali imponevano le loro visioni, rispettivamente di unitĂ  regionale e potenza militare del continente, ed in seguito, che il contesto che ha dato origine all’UNASUR è oggi cambiato. Paesi chiave come Cile e Colombia, tra le principali economie a lingua spagnola del continente, sono governati da forze conservatrici. Se i sostenitori del socialismo latinoamericano -su tutti l’Ecuador ed il Venezuela- auspicavano un sostegno massiccio al collega Morales, questi si sono dovuti scontrare con la realtĂ  di una regione in evoluzione. Il fatto poi che la crisi coinvolgesse come attori come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, si è rivelato uno scoglio insuperabile per alcuni paesi sudamericani. Se nel 2008 lo spettro di una guerra civile, e di un possibile colpo di stato in Bolivia, era riuscito a motivare una solidarietĂ  senza precedenti fra le nazioni dell’UNASUR (quello era stato il primo vero banco di prova dell’Organizzazione, superato con successo), proprio per il fatto che si trattò di una crisi interna alla regione, è evidente che l’espandersi di una crisi al contesto mondiale rivela il carattere ancora acerbo della diplomazia sudamericana e lo scarso peso specifico che relega questa regione a un ruolo di secondo piano sullo scacchiere mondiale.

 

CONCLUSIONI – Il caso Snowden/Morales ha inoltre messo in evidenza ancora una volta la fragilitĂ  dell’integrazione sudamericana. Per gli Usa, queste sono tutto sommato buone notizie, a giudicare da come tutto era iniziato. Pericolosamente esposta alla critica dell’opinione mondiale, Washington si riscopre piĂą forte di prima dello scandalo, osservando come molte nazioni europee e latinoamericane (Francia, Brasile) nonostante le consuete dichiarazioni d’indipendenza e le aspirazioni di potere, nutrano ancora una certa sudditanza nei confronti dello Zio Sam. Anche la Russia, che ha provato ad approfittare della situazione, dovrĂ  riconoscerlo.

 

Gilles Cavaletto

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Gilles Cavaletto
Gilles Cavaletto

Vivo a Santiago ma ho studiato temi europei. Ho lavorato in America Latina, in agenzie legate all’ONU attive nel tema della cooperazione internazionale. Per il “Caffè Geopolitico” seguo il Cile e Haiti, bellissima isola martoriata dal terremoto e dalla povertĂ  nella quale ho lavorato.

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