In 3 sorsi – Analizziamo da vicino le cause che hanno postato alle recenti proteste indigene che hanno interessato il sud del Paese, al confine con l’Ecuador.
1. PROTESTE DI LUNGA DATA
Sin dalla sua indipendenza dalla Spagna, dichiarata nel 1810 e riconosciuta nel 1819, la Colombia si è sempre caratterizzata come uno dei Paesi latinoamericani piĂą compositi dal punto di vista etnico e culturale. Tra i gruppi classificati c’è un 49% di meticci, un 37% di bianchi, un 10,6% di neri (e mulatti) e un 3,4% di amerindi puri. Le comunitĂ indigene, invece, vivono in apposite aree conosciute come reservas. Oggigiorno, il Ministero degli Interni colombiano riconosce 567 riserve ripartite su una superficie complessiva di circa 365mila chilometri quadrati. Una particolaritĂ importante del Paese è rappresentata dalla comunitĂ afro-colombiana, radicata principalmente nella fascia costiera atlantica, che costituisce la terza piĂą numerosa popolazione nera nelle Americhe, dopo quella degli Stati Uniti e del Brasile. Nel corso dei secoli gli afrocolombiani – trasportati oltreoceano per essere impiegati come schiavi nelle piantagioni – hanno dato vita alle prime forme di emancipazione in Sud America. Molti di loro, fuggiti ai loro padroni, costituirono delle comunitĂ autonome e indipendenti chiamate palenques. Si trattava spesso di piccoli villaggi fatti di capanne di fango che venivano amministrati secondo le antiche tradizioni africane e che a distanza di secoli sono ancora presenti nel Paese. Le lotte per i diritti delle comunitĂ indigene hanno dunque radici lontane nel tempo e si scontrano tuttora con la storica rigiditĂ dello Stato colombiano.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Scontri tra studenti e polizia svoltesi a BogotĂ il 31 ottobre 2019
2. CONTRO IL PRESIDENTE DUQUE
Il Presidente colombiano Iván Duque, eletto alla guida del Paese nel 2018 con il Centro Democratico (un partito di stampo cattolico e conservatore), ha dovuto far fronte a un’ondata di mobilitazioni indigene che ha portato a una preoccupante crisi nel dipartimento di Cauca, al confine con l’Ecuador. Le proteste hanno provocato l’interruzione dei collegamenti tra Cali e la frontiera sud, rendendo inaccessibile l’autostrada Panamericana e isolando di fatto il sud-ovest dal resto del Paese. Le richieste dei nativi sono molteplici, ma le principali riguardano sostanzialmente una maggiore autonomia della regione unita a un aumento degli investimenti previsti nel piano di sviluppo nazionale. Fino ad ora l’ importo stanziato dal Governo superava i 3 miliardi di dollari, ma le comunitĂ lo hanno da sempre considerano insufficiente rispetto ai reali bisogni del territorio. La protesta sociale è ben presto diventata una delle principali preoccupazioni per il Governo di centrodestra, anche a seguito dei crescenti episodi di violenza che si sono registrati negli ultimi mesi. Infatti quelle che inizialmente erano semplici dimostrazioni di piazza si sono presto trasformate in scontri armati e la situazione è degenerata. Secondo il Ministro della Difesa diverse persone sono rimaste uccise mentre manipolavano esplosivi e molte altre sono state ferite negli scontri con la Forza pubblica e la Squadra mobile antisommossa (Esmad). Queste forme di protesta non sono una novitĂ per il popolo colombiano: si chiamano minga, un termine di lingua quechua che indica una tradizione di lavoro agricolo collettivo. Il Consiglio indigeno regionale di Cauca, territorio in cui vivono quasi 200mila indigeni, ha subito condannato tali atti, pur rivendicando la legittimitĂ e le ragioni della protesta.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente colombiano IvĂ n Duque
3. QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO?
BogotĂ ha piĂą volte condannato il blocco delle autostrade, considerandolo uno stratagemma non necessario che colpisce i lavoratori e arreca danni ai turisti. Il Governo di Iván Duque è recentemente passato alle contromisure, inviando nel Dipartimento del Cauca una delegazione guidata dall’Alto Commissario per la Pace, Miguel Ceballos, e dal Ministro degli Interni, Nancy Patricia GutiĂ©rrez, per cercare di trovare una soluzione condivisa. I leader della rivolta, però, hanno sempre considerato fallace e inattendibile il tentativo di dialogo promosso dal Governo. In risposta alle critiche le AutoritĂ hanno comunque attivato un percorso alternativo, attivando anche un “ponte aereo umanitario” per il trasporto di medicinali e supplementi nutrizionali nel sud della Colombia. Le trattative hanno recentemente portato allo sblocco della via Panamericana, ma di certo non alla fine delle proteste. La rivolta del Cauca, dunque, rappresenta un’ulteriore sfida per il Governo di Iván Duque, in una Colombia che fatica a costruire un processo di pace duraturo che possa garantire al Paese un periodo di stabilitĂ economica e politica.
Alessandro Paglialunga