In 3 sorsi – La Brexit è stata avviata, ma a caro prezzo. Dopo i voti contrari dei Parlamenti di Scozia, Irlanda del Nord, arriva anche quello gallese all’EU Withdrawal Agreement. Intanto vecchi rancori mai sopiti riaffiorano nell’Ulster.
1. UN PO’ DI STORIA
Il Venerdì Santo del 10 aprile 1998 a Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord, veniva sottoscritto il Good Friday Agreement, un accordo di pace che avrebbe messo fine ai duri conflitti durati oltre trent’anni tra cattolici e protestanti. Oggi l’Irlanda del Nord è una di quelle società che potremmo definire del post-conflitto, un luogo in cui per molto tempo nessun turista si sarebbe mai avventurato. Chi arriva a Belfast dovrebbe fare una tappa obbligata alla City Hall e salire poi su un black taxi (un tempo erano controllati dall’IRA, ai quali devolvevano una parte degli incassi per la causa rivoluzionaria) e percorrere l’intera città. Il taxista, che farà anche da guida, condurrà il turista verso le “mura della pace“, le alte barricate di metallo ondulato e cemento erette durante il conflitto. Le mura furono costruite per dividere le enclave protestanti e cattoliche e per impedire alle persone di uccidersi a vicenda mentre l’escalation della violenza prendeva piede. Nonostante il processo di riconciliazione, Belfast è una città dove la comunità cattolica e quella protestante sono ancora divise da barriere, dormono dietro cancelli chiusi durante la notte, necessari per prevenire focolai di violenza.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – La capitale dell’Irlanda del Nord, Belfast
2. LE CONSEGUENZE DELLA BREXIT
Il “Good Friday” ha sicuramente represso la violenza nell’Irlanda del Nord, ma non ha risolto il conflitto tra cattolici e protestanti. La pace tra le fazioni sarebbe stata anche facilitata dal fatto che la Gran Bretagna e l’Irlanda avevano aderito all‘Unione Europea, favorendo così liberi scambi attraverso il confine, rendendolo sostanzialmente invisibile e placando molti nazionalisti irlandesi. Il 12 dicembre le elezioni nel Regno Unito hanno eletto Primo Ministro Boris Johnson con una netta maggioranza parlamentare basata sul suo impegno a “portare a termine la Brexit“. Tuttavia la Brexit, più che mettere in difficoltà l’unità dell’UE, potrebbe mettere in difficoltà proprio quella del Regno Unito, in quanto la vittoria di Johnson è stata promossa principalmente dagli elettori dell’Inghilterra, mentre in Scozia e in Irlanda del Nord i partiti nazionalisti di sinistra percepiscono maggiormente la “minaccia” di Londra piuttosto che di Bruxelles. In Scozia e nell’Irlanda del Nord la maggior parte delle persone hanno votato per rimanere nell’UE e molti di questi elettori vedrebbero la Brexit come un motivo per separarsi da Londra. Nell’Ulster la Brexit sta suscitando tensioni più o meno evidenti, molto più marcate nei quartieri urbani della classe operaia, dove comunità cattoliche e protestanti vivono in prossimità, ma spesso interagiscono a malapena: sono realtà che vivono “guancia a guancia”, ma in mondi separati”. Il 60% dei protestanti in Irlanda del Nord ha votato per lasciare l’Europa, mentre la maggioranza dei cattolici (l’85%) vorrebbe rimanere, posizione sostenuta anche da Sinn Fein, che è stato il braccio politico dell’IRA.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – A Belfast sono ancora ben visibili i segni lasciati dalla guerra civile
3. SPARKS IN THE CITY: LA NUOVA I.R.A.
La Brexit sta ancora animando tutto il Regno Unito, ma da nessuna parte la posta in gioco è potenzialmente più alta che nell’Irlanda del Nord. Il vero nodo però, sono le relazioni economiche con le loro disuguaglianze. La Repubblica di Irlanda è una delle economie più dinamiche e competitive dell’Unione Europea, e ha registrato il tasso di crescita più alto per gli ultimi quattro anni dell’Eurozona, l’Irlanda del Nord è invece un’economia interamente sussidiata dallo Stato, dove il settore pubblico occupa il sessanta percento del prodotto interno lordo. Non c’è nessun entusiasmo per una riunificazione dell’isola, che potrebbe avere implicazioni sociali fortissime, costi economici enormi e l’esigenza di rivedere in modo abbastanza drastico l’aspetto istituzionale. I dissidenti repubblicani sarebbero propensi ad approfittare di qualsiasi opportunità che giustifichi la violenza. Nel 2014 gli eventi legati ai Troubles sono riaffiorati prepotentemente in superficie. Un rapporto dell’intelligence britannica sui paramilitari affermerebbe che tutti i principali gruppi paramilitari che hanno operato durante i Troubles sono rimasti integri e che non tutte le armi furono ritirate. L’MI5 ritiene improbabile un ritorno alla violenza politica da parte dei paramilitari, nonostante gruppi dissidenti repubblicani, in nome di un Irlanda unita, abbiano continuato a perpetrare violenti attacchi, anche dopo il Good Friday. La minaccia terroristica di questi gruppi (alcuni si definiscono la New I.R.A.) è considerata grave dalla polizia, la rabbia per la Brexit è stata usata dai repubblicani come un grido di battaglia. Dal 2012, anno in cui si sarebbe costituita la New I.R.A, hanno rivendicato diversi omicidi, tra cui quelli di due guardie penitenziarie: l’agente David Black mentre si recava al lavoro e Adrian Ismay, morto nel 2016 dopo l’esplosione di una bomba posizionata sotto al suo furgone. Ma l’uccisione che ha destato più scalpore e rivendicata sempre dalla New I.R.A. è stata quella della giornalista 29enne Lyra McKee, durante una rivolta repubblicana in un quartiere di Londonderry chiamato Creggan. Sempre nello stesso quartiere il 10 settembre 2019 sono stati rinvenuti degli ordigni esplosivi nei pressi della stazione di polizia pronti alla detonazione e il 19 agosto 2019 una bomba esplodeva al confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. L’ultimo attentato è avvenuto il 4 dicembre 2019, quando una granata è esplosa al passaggio di un’auto della polizia mentre transitava nella zona ovest di Belfast. In mezzo alla confusione e all’amarezza suscitate dalla Brexit una cosa sembra chiara: il delicato equilibrio conquistato dall’Irlanda del Nord è stato modificato e le conseguenze potrebbero essere imprevedibili.
Maurizio Petrocchi