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Amici problematici: Roosevelt e l’inizio dell’alleanza USA-Arabia Saudita

Ristretto 14 febbraio 1945: il Presidente americano Roosevelt incontra il re saudita Ibn Saud a bordo dell’incrociatore USS Quincy, ormeggiato nel Grande Lago Amaro del Canale di Suez. È l’inizio della lunga e controversa relazione tra Stati Uniti e Arabia Saudita, ancora oggi al centro degli equilibri geopolitici in Medio Oriente.

Gli Stati Uniti avevano già riconosciuto diplomaticamente l’Arabia Saudita nel 1931, ma per molti anni i rapporti tra i due Paesi erano rimasti limitati al solo settore energetico, con gli sforzi della Standard Oil di sfruttare i giacimenti petroliferi della provincia di al-Hasa. La seconda guerra mondiale cambia tutto: l’amministrazione Roosevelt si convince dell’importanza strategica dei giacimenti sauditi, mentre Ibn Saud perde fiducia nella tradizionale protezione della Gran Bretagna e comincia a cercare nuovi referenti politici esterni. Nel 1943 Washington estende il programma Affitti e Prestiti al Governo saudita e due anni più tardi, di ritorno dalla conferenza di Yalta, Roosevelt accetta di incontrare personalmente Ibn Saud a bordo del Quincy. Il meeting viene tenuto segreto, perché Roosevelt ha ufficialmente promesso a Londra di non interferire nella sua sfera di influenza in Medio Oriente, e vede la discussione di numerosi temi politici e economici, come l’immigrazione ebraica in Palestina e le attività delle compagnie petrolifere USA in Arabia Saudita. Il Presidente e Ibn Saud vanno così d’accordo che si scambiano persino diversi doni personali, tra cui un costoso pugnale tempestato di diamanti offerto dal re saudita a Roosevelt. Nonostante l’atmosfera amichevole, però, Ibn Saud si mostra irremovibile sulla questione Palestina e condanna il continuo arrivo di immigrati ebrei nella regione, chiedendo la loro rilocazione in Europa. Va molto meglio invece sul tema petrolio: il Governo USA ottiene di fatto numerose garanzie a sostegno delle proprie compagnie e i sauditi autorizzano anche la costruzione di basi militari statunitensi sul proprio territorio per proteggere gli impianti di estrazione. La nascita di Israele nel 1948 non mette in discussione tali accordi e la relazione tra i due Paesi diventa sempre più stretta nel corso degli anni ’50, anche per via della comune opposizione ai disegni regionali del Presidente egiziano Nasser.

Nel 1964, però, l’ascesa al trono di Faisal crea alcune difficoltà. A Washington non si fidano infatti del nuovo sovrano, giunto al potere dopo un duro confronto con il fratello Abdulaziz, mentre Faisal guarda con malcelata ostilità al continuo sostegno degli USA ad Israele. Queste tensioni finiscono per esplodere nel 1973, quando il re saudita lancia un vero e proprio embargo petrolifero internazionale in risposta alla guerra dello Yom Kippur. La decisione danneggia le relazioni con gli USA, che devono affrontare una grave crisi energetica provocata dall’embargo, ma non riesce a romperle completamente. Al contrario, l’amministrazione Ford si dà molto da fare per ricucire i rapporti con Riyadh e i due Paesi finiscono per firmare diversi accordi di cooperazione militare. Nel 1979, poi, l’invasione sovietica dell’Afghanistan spinge Washington e Riyadh a collaborare ulteriormente a sostegno della locale guerriglia contro Mosca, rifornita costantemente di armi, soldi e volontari stranieri provenienti da tutto il mondo islamico. L’impresa afghana si conclude con successo nel 1989, ma il fanatismo religioso provocato dal conflitto – e influenzato dalla rigida ortodossia saudita – finisce per dar vita a pericolosi gruppi terroristici, come la famigerata al-Qaeda guidata da Osama bin Laden.  Quest’ultima intensifica le proprie attività negli anni ’90, sfruttando l’oltraggio pubblico provocato dalle presenza di militari americani in territorio saudita durante la guerra del Golfo, e si rende successivamente responsabile dei sanguinosi attentati di New York e Washington dell’11 settembre 2001.

Tali eventi scuotono il pubblico americano e alimentano numerose polemiche politiche sulla natura dei rapporti di Washington con Riyadh. Queste polemiche continuano ancora oggi e sembrano avere acquistato nuova forza a seguito del brutale intervento militare saudita in Yemen e dell’omicidio di Jamal Kashoggi nel 2018. In più, il Governo saudita ha cominciato a cercare nuovi partner internazionali al di fuori degli USA, rivendicando una maggiore libertà d’azione diplomatica. Ma per ora il legame creato da Roosevelt e Ibn Saud nel 1945 resiste alle pressioni e rimane cruciale per gli assetti geopolitici del Medio Oriente. 

Simone Pelizza

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Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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