In Svizzera si stanno incontrando il gruppo dei “5+1” e l’Iran, nel tentativo di avviare un percorso per la risoluzione della crisi sul nucleare e l’alleggerimento delle sanzioni. In un clima positivo, Teheran ha presentato un progetto che muove all’ottimismo le controparti, nonostante le avvertenze decise di Israele.
1. L’INCONTRO – A Ginevra siamo al secondo e ultimo giorno di colloqui tra l’Iran e il gruppo “5+1” (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti, con l’aggiunta della Germania) sulla questione del nucleare. L’occasione è caratterizzata al momento, per ammissione dei protagonisti, da un clima disteso e da prospettive positive. Teheran ha presentato una propria proposta, della quale ancora non si conoscono i dettagli, ma che molti hanno ritenuto importante nei messaggi e nelle modalità contenute. Per di più, a Washington, alcuni senatori, tra i quali il presidente della commissione Esteri del Congresso, Menendez, e il repubblicano McCain, hanno invitato Obama a non escludere la possibilità di una sospensione delle sanzioni, tenendo conto delle parole ottimistiche del segretario Kerry riguardo a «una finestra diplomatica che si sta aprendo sempre di più». Al contrario, Israele ha sollecitato il gruppo dei “5+1” a non lasciarsi ingannare dall’Iran, il cui programma nucleare resterebbe in ogni caso una minaccia. Secondo il Governo israeliano, «discutere delle sanzioni in questa fase è vietato, perché si commetterebbe un errore storico proprio mentre Teheran sta raggiungendo i propri obiettivi». Da parte sua, invece, la Russia richiama gli Stati Uniti al realismo, avvertendo che i colloqui in atto non possano essere strumentalizzati per mirare a un cambio di regime in Iran.
2. LA PROPOSTA IRANIANA – Teheran ha presentato ieri una proposta che, a detta del capo della delegazione, Araqchi, potrebbe contribuire sensibilmente al superamento dell’impasse: «Il clima è positivo, le reazioni al nostro progetto sembrano buone, ma è troppo presto per giudicare com’è andata». I dettagli del piano iraniano non sono stati resi noti, cosicché le uniche informazioni, giunte dal ministro degli Esteri Zarif, indicano che esso sia composto da tre punti che potrebbero consentire l’apertura di uno spiraglio già entro un anno. La circostanza è stata accolta con favore dai diplomatici del “5+1”, poiché, rispetto al passato, l’Iran appare più propenso ad accettare aperture che, seppur lievi, permettono di lavorare con maggiore serenità . «Teheran, – ha detto il portavoce dell’UE, Mann, – mostra di volersi impegnare e di voler essere più trasparente». Il ministro Zarif, tramite una presentazione “PowerPoint” in inglese dal titolo Chiudere una crisi non necessaria e aprire nuovi orizzonti, ha illustrato dettagliatamente il progetto iraniano, il quale, probabilmente, consisterà nella prosecuzione dell’arricchimento dell’uranio secondo i limiti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), sottoponendo però le operazioni a un monitoraggio costante da parte dell’ONU e dell’AIEA stessa.
3. GLI EQUILIBRI SULLO SFONDO – Lo scenario dietro alle negoziazioni, però, è molto più complesso. Innanzitutto, non bisogna dimenticare che USA e Iran stiano tentando di avviare una fase di moderata ripresa dei rapporti, come dimostrato dalla telefonata del mese scorso tra Obama e Rohani e dalla speranza del Dipartimento di Stato che oggi a Ginevra possa tenersi anche un incontro bilaterale tra i due Paesi. Teheran mira alla rottura dell’isolamento che sta subendo sia a livello internazionale con le sanzioni, sia in Medio Oriente, soprattutto a causa dell’asse sunnita del Golfo. Non è da escludersi, però, che Obama stia considerando l’ipotesi di intraprendere una linea molto più realista, riconoscendo all’Iran la legittimità di un suo margine di manovra nell’area, una sorta di accettazione del ruolo di potenza regionale sui generis. Ovviamente, di fronte il Presidente avrebbe l’opposizione dell’Arabia Saudita, di Israele e di alcuni gruppi di pressione statunitensi. Allo stesso tempo, una partita parallela è disputata in Iran, giacché, al netto dell’insindacabile giudizio di Khamenei, le componenti più intransigenti dell’opinione pubblica e della politica ritengono che, a Ginevra, Rohani rischi di disonorare il Paese.
Beniamino Franceschini