Analisi – Dopo 15 anni al potere, la traiettoria politica di Angela Merkel sembrava ormai destinata al tramonto. Ma l’emergenza Covid-19 le ha restituito smalto e confermato il profilo da statista. E ora la Cancelliera dalla prudenza leggendaria ha di fronte a sé le sfide decisive.
NON PIĂ™ TEMPO DI “MERKELN”
Il 18 marzo Angela Merkel sceglie di fare qualcosa di inedito nei suoi 15 anni di Cancellierato, rivolgersi alla nazione con un discorso in diretta tv. Definisce l’emergenza di Covid-19 “la sfida più grande per la Germania dalla Seconda guerra mondiale”. A queste parole hanno fatto seguito provvedimenti urgenti e tempestivi, capaci di rallentare il motore produttivo e la vita sociale del Paese senza tuttavia arrestarli del tutto. Sebbene la Germania sia riuscita ad imporre misure meno stringenti di altri Paesi europei evitando un lockdown totale, gli effetti della pandemia sull’economia tedesca saranno pesanti. L’agenzia di statistica nazionale ha registrato un crollo del PIL nel primo quadrimestre pari al 2,2% (solo nel 2008 era andata peggio) e prevede una contrazione della crescita del Paese del 9% per la fine dell’anno. Si tratta di numeri meno drammatici di molti vicini europei, ma in ogni caso ingenti. I settori maggiormente colpiti dalla crisi al momento risultano essere quello dell’automobile, il turismo, il settore manifatturiero e il metallurgico. Dinanzi ad una crisi di questa portata, la Cancelliera non ha abbandonato il suo stile ma ha compreso l’esigenza di dare risposte decise al Paese.
Come sembrano lontani i tempi in cui il neologismo “merkeln” entrava nel vocabolario tedesco come sinonimo di temporeggiare, prendere tempo senza decidere, evitare scelte chiare e nette. Una definizione coniata in chiave critica nei confronti della Merkel, che non ha rinunciato alla sua proverbiale cautela neppure nella gestione di questa emergenza, scrollandosi di dosso tuttavia l’etichetta di immobilismo cucitale su misura dai suoi oppositori. La prudenza come qualità indiscussa della Cancelliera, secondo gli estimatori. Incapacità di assumere decisioni chiare per i detrattori. Ma la Germania torna ad apprezzarla, come dimostrano i sondaggi, che danno il suo indice di gradimento al 68% a maggio (in confronto al 53% di febbraio), mentre il 67% dei tedeschi dichiara di condividere la gestione della crisi da parte della Cancelliera. E così la sua stella che sembrava ormai appannata, decisa a chiudere la propria esperienza di governo nel 2021 al termine del quarto mandato, torna a splendere.
Fig. 1 – Nonostante le misure restrittive imposte, il Paese non ha del tutto interrotto la vita sociale e produttiva
UN NUOVO APPROCCIO
Al consolidamento della propria immagine interna Angela Merkel ha abbinato una svolta netta e decisa in campo europeo. Dopo le prese di posizione iniziali, quando la Cancelliera ha opposto un netto rifiuto nei confronti di qualsiasi opzione di mutualizzazione del debito in favore dell’utilizzo del MES, è emerso un nuovo approccio. Generato anche della consapevolezza che non è più il tempo di contrapporre Paesi del Nord a Paesi del Sud, formiche contro cicale. Fine, dunque, degli spalleggiamenti verso i custodi dell’austerità , Paesi Bassi e Austria in prima fila, e via a un nuovo approccio frutto della consapevolezza che se a non farcela sono Paesi come Italia o Francia, il progetto comunitario non regge. Un collasso che la Germania non può neanche vagamente accettare. Da qui il piano annunciato assieme a Macron di un fondo da 500 miliardi da reperire sui mercati attraverso obbligazioni emesse dalla Commissione Europea per aiutare i Paesi maggiormente afflitti dalla crisi sanitaria ed economica. Sussidi e non prestiti, dunque, una scelta che sembra andare incontro alle richieste formulate negli ultimi anni dai Paesi mediterranei e rimaste sin qui inascoltate. Per quanto il progetto sia destinato a intersecarsi e sovrapporsi con le trattative in corso sul Recovery Fund, sembra la spia di un nuovo orizzonte politico. Un segnale chiaro che entra a gamba tesa nei negoziati europei in corso da tempo su MES e Recovery Fund, su aiuti condizionati alle riforme o soldi a fondo perduto per evitare che la casa comune crolli sotto il peso della recessione. La ricerca di un asse franco-tedesco è una costante della politica europea sin dagli albori del processo di integrazione. Troppo grandi entrambi i Paesi, troppo ambiziosi per non assumersi l’onore e l’onere di guidare il continente. Se dunque da un lato non sorprende il tentativo di Merkel e Macron di trovare un’intesa, dall’altro lato è pur vero che questa sintonia è spesso mancata, producendo nel corso degli anni più frustrazioni che risultati. Una scelta che coglie di sorpresa i sodali del Nord e li priva di una copertura politica importante come il sostegno del Governo tedesco.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Angela Merkel in conferenza stampa, telematica, con Emmanuel Macron
L’ULTIMA SFIDA
Il dibattito europeo degli ultimi anni è ruotato attorno al ruolo della Germania nel disegno comunitario. Troppo grande per essere una tra tanti, troppo spaventata dal proprio passato per assumersi (ancora) il ruolo di egemone. La riluttanza del Paese è anche la riluttanza del suo leader, da 15 anni guida stabile, affidabile eppure ancora così enigmatica. Gli ultimi anni della carriera politica di Angela Merkel sono stati faticosi, tra sconfitte elettorali locali, grandi coalizioni instabili e decisioni impopolari. Eppure questa crisi ha confermato ancora una volta l’irrinunciabilità della Merkel per la Germania e l’Europa. Favorita anche da un panorama di leader attorno a lei di non elevata statura, la Cancelliera è riuscita anche stavolta ad apparire serena, salda e con nervi d’acciaio. Non sorprende dunque che l’opinione pubblica tedesca stia iniziando a sostenere la possibilità che il 2021 non rappresenti la fine della carriera politica della Merkel. L’idea di un quinto mandato è apparsa non a caso sulle pagine della Bild, giornale da sempre molto sensibile nel captare gli umori dei tedeschi. Lo stesso giornale a cui Seehofer, uomo di peso della CSU (alleato bavarese della Merkel) e mai tenero con la leader, ha rilasciato un’intervista estremamente lusinghiera nei confronti della Cancelliera, arrivando a non escludere la possibilità di una ricandidatura. Voci, sussurri finora, ma talmente insistenti da costringere la Merkel e i suoi collaboratori a negare pubblicamente ogni possibilità di quinto mandato. In ogni caso, non basta aver traghettato la Germania (quasi) indenne attraverso la fase più calda dell’emergenza sanitaria, ora c’è l’ultima curva da affrontare. Quella del salvataggio di un’Unione Europea in tremendo affanno, sempre più stretta tra i due colossi del tempo, USA e Cina. Il vecchio alleato, storicamente sospettoso della Germania e ora più che mai con Trump alla guida, e il rampante nuovo egemone cinese più fragile di quanto si credesse. Toccherà probabilmente alla Germania guidare l’Unione Europea attraverso questa fase e indirizzarne le scelte. E se Angela Merkel dovesse infine cedere alle sirene di chi chiede a gran voce un quinto mandato, potrebbe essere lei a proiettare il continente in questi nuovi scenari, più ostili e pericolosi.
Luca Cinciripini
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