Analisi – La recente epidemia da Covid-19 ha riportato alla luce un sentimento di razzismo anticinese, che ha però radici profonde nel pregiudizio del Pericolo Giallo. Questa prima parte andrà ad analizzare il nostro punto di vista, studiando la base di tale razzismo, gli episodi avvenuti in Europa (con un particolare focus per l’Italia) e l’attuale orientamento dell’Italia verso la RPC. La seconda parte andrà poi a vedere il rovescio della medaglia, riproponendo il medesimo schema, ma studiando gli episodi di xenofobia in Cina.
IL PERICOLO GIALLO: UN PREGIUDIZIO RECENTE MA RADICATO
I contatti tra Impero di Mezzo e Europa risalgono a tempo immemore. La prima testimonianza “ufficiale” si trova nel Libro degli Han Posteriori, durante la dinastia Han Orientale (25-220 d.C.): Fan Ye identifica i Romani come similari agli Han e motiva così il nome cinese dell’Impero Romano, Daqin (大秦 Grande Qin, in riferimento al primo Impero cinese della storia). Da ciò è evidente l’enorme rispetto che l’Impero Cinese nutriva nei confronti di Roma, visibile tuttora nelle dichiarazioni sulle relazioni sino-italiane. D’altra parte la stessa Cina è sempre stata considerata una civiltà al livello degli Stati europei: durante l’Illuminismo personalità del calibro di Leibniz e Voltaire decantavano il Celeste Impero come un paradiso della filosofia e del razionalismo.
Un primo passo contrario si ha con Linneo, che introduce l’essere umano nel regno animale classificandolo sulla base del colore della pelle. La terza edizione del Systema Naturae (1740) suddivide l’umanità in Homo Europaeus albescens, Homo Americanus rubescens, Homo Asiaticus fuscus e Homo Africanus niger (riprendendo la classificazione del geografo francese François Bernier): nelle successive l’Homo Europaeus diviene albus (non semplicemente tendente al bianco), ma l’Homo Asiaticus passa dall’essere fuscus (tendente allo scuro, coprendo quindi un’ampia gamma cromatica) a un ben peggiore luridus (livido, giallognolo). Nel saggio “Come i cinesi divennero gialli” (Wie die Chinesen gelb wurden), lo storico Walter Demel suppone che la teoria del naturalista francese Buffon ebbe un ruolo cruciale: quest’ultimo sosteneva infatti nella sua Histoire Naturelle (1749) che le differenze razziali dipendessero dal clima, componendo poi un parallelo tra maggior chiarezza della pelle e più alto livello di civiltà.
Tale orientamento diviene esplicito sentimento anticinese tra il 19° ed il 20° secolo, il cosiddetto Secolo di Umiliazione (parte fondamentale del discorso pubblico della Repubblica Popolare Cinese). Alcuni degli atti più efferati contro l’Impero Qing risalgono a questo periodo, con effetti tuttora visibili: basti pensare al Chinese Exclusion Act implementato dagli USA nel 1882, che vietava ogni immigrazione di lavoratori cinesi. La manifestazione concreta di questo sentimento si ha nel concetto del Pericolo Giallo, ossia il timore delle popolazioni asiatiche percepite come minaccia alla moralità e all’esistenza stessa dell’Occidente.
Coniato verso la fine del 19° secolo nella Germania guglielmina, questo termine è al contempo giustificazione ideologica dell’imperialismo europeo in Asia e profezia autoavverante a seguito della Rivolta dei Boxer (1899-1901), con dei riflessi sulla percezione occidentale nei confronti della Cina che durano per i primi due decenni del Novecento. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la competizione Oriente-Occidente si trasla sul piano ideologico. Già dal 1989, però, la repressione di Piazza Tiananmen riaccende le braci di tale sentimento, accentuatosi negli ultimi decenni anche a causa della crescita economica della Cina.
Fig. 1 – Membri della comunità cinese in Italia celebrano il Capodanno lunare del 2019
IL RAZZISMO IN EUROPA E IN ITALIA DURANTE LA COVID-19
In un contesto di generale timore per la potenza economica cinese, l’epidemia da Covid-19 e la sua gestione da parte della Cina hanno fornito terreno fertile per chi non vede positivamente la RPC, sia per motivi politici che per pura e semplice xenofobia. In diversi casi, tuttavia, la separazione tra razzismo e contestazione per motivi politici non è così facilmente distinguibile.
Nel passato diverse malattie sono state nominate sulla base della posizione geografica delle prime manifestazioni, come il virus Zika o la MERS (Middle East Respiratory Syndrome): nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso nuove linee guida, per evitare la stigmatizzazione di determinate comunità o settori economici. Ciò non ha però impedito a giornali tedeschi e francesi di pubblicare copertine di cattivo gusto, ironizzando sulla provenienza (“Made in China”, come titolava Der Spiegel), quando non apertamente riprendendo lo stereotipo razzista del Pericolo Giallo (in francese “Alerte Jaune”, come in una tristemente famosa copertina del Courrier Picard). Quasi ogni Paese europeo ha visto poi dei casi di razzismo ai danni di cittadini di origine asiatica, da insulti a vere e proprie violenze.
È triste riportare come anche in Italia, dove risiede la terza comunità cinese in Europa per dimensioni, vi sia in tal senso molto da dire: gli episodi di xenofobia dimostrano infatti come la paura del virus vada ad alimentare problemi di discriminazione già presenti. A febbraio, infatti, un uomo di origine cinese è stato malmenato nei pressi di una pompa di benzina a Cassola, in provincia di Vicenza. A Roma, il Conservatorio di Santa Cecilia aveva invece imposto già a gennaio la sospensione delle lezioni “degli studenti orientali (cinesi, coreani, giapponesi ecc.), nonché di altri che provenissero dai Paesi interessati” dai primissimi focolai dell’epidemia, che sarebbero stati riammessi solo a seguito di una visita medica, uno screening esteso a tutti i cittadini asiatici indiscriminatamente a prescindere dal fatto che fossero tornati o meno in patria. Più recentemente un ristorante cinese a Rivoli ha evitato un incendio doloso solo per l’intervento dei carabinieri.
Fig. 2 – Il Primo Ministro Giuseppe Conte assieme al Presidente Xi Jinping nella Grande Sala del Popolo di Pechino, aprile 2019
L’ORIENTAMENTO DELLA POLITICA ITALIANA VERSO LA CINA
Dal momento che le Regioni del Nord Italia sono le più colpite dal virus non solo economicamente, ma anche e soprattutto in termini di vite umane, non sorprenderà come le più forti prese di posizione anticinesi siano arrivate dai politici di Piemonte, Lombardia e Veneto a ogni livello, dai Sindaci ai Presidenti di Regione.
Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia si è reso protagonista di un episodio sfortunatamente noto alle cronache, accusando i cinesi di “mangiare i topi vivi o altre robe del genere” in un’intervista ad AntennaTre, per poi scusarsi. Tralasciando questo scivolone, la posizione della Lega Nord verso la Cina rispecchia al momento quella del leader Matteo Salvini: una generale avversione per la RPC, che si configura nella forte e ripetuta richiesta di una Commissione d’Inchiesta sulla gestione cinese della Covid-19.
Fig. 3 – Slogan di incoraggiamento all’Italia su un autobus di Hangzhou durante le prime fasi dell’emergenza Covid-19, marzo 2020
Il Movimento 5 Stelle, storicamente molto più aperto nei confronti della Cina, ha riproposto in modo esplicito questo orientamento nella figura di Alessandro Di Battista. L’ex parlamentare ha infatti affermato come l’Italia possa utilizzare il rapporto privilegiato con Pechino in funzione di una posizione di vantaggio nelle relazioni intra-europee.
Sorprendentemente la linea dell’altro partito di Governo è più vicina all’opposizione che agli alleati: a seguito della risoluzione 7-00478 presentata lo scorso 13 maggio dalla Lega, il Partito Democratico ha deciso infatti di presentare un’interrogazione a firma di Lia Quartapelle che vada a delineare l’indirizzo del Governo sulla possibilità di un’indagine internazionale sulle responsabilità della Cina nella gestione della pandemia (proposta peraltro che riecheggia l’investigazione sull’origine del virus voluta anche dall’Unione Europea).
Resta quindi da vedere nei prossimi giorni come si porrà l’Italia, anche alla luce di ulteriori questioni spinose, quali la legge sulla sicurezza nazionale approvata per Hong Kong.
Andrea Angelo Coldani
“Chinese New Year Parade Paris” by ErasmusOfParis is licensed under CC BY-SA