In 3 sorsi – Dublino ha risposto in maniera cauta all’emergenza posta dalla Covid-19, riuscendo a contenere l’epidemia, con numeri ben diversi da quelli della vicina Irlanda del Nord. Tuttavia, una delle piĂą pesanti recessioni della storia irlandese è alle porte.
1. I NUMERI DELL’IRLANDA: UN’ISOLA DIVISA
Al 10 giugno 2020 la Repubblica d’Irlanda contava 25.231 casi totali di contagio da coronavirus e 1.695 morti, con numeri in calo. I dati sono visibilmente piĂą bassi rispetto a quelli dell’Irlanda del Nord (che è parte del Regno Unito) e ciò principalmente a causa di due approcci differenti all’emergenza Covid-19. Dublino ha adottato un approccio prudente sin dai primi di marzo, con la rapida decisione di chiudere scuole e universitĂ ed effettuare test a tappeto, mentre Londra scommetteva sull’immunitĂ di gregge, intervenendo solo verso fine mese, ovvero quando l’epidemia era giĂ dilagata ampiamente nel Regno Unito. Inoltre in entrambe le realtà è stata adottato l’utilizzo di un’applicazione per il tracciamento. Tuttavia, mentre Londra ha optato per un approccio centralizzato (coi dati che verranno gestiti da Westminster), Dublino ha scelto un approccio piĂą decentralizzato, seguendo l’Unione Europea per quanto riguarda la protezione dei dati. Rilevante, infine, è stato il ruolo dei due Primi Ministri. Nei fatti Leo Varadkar, premier della Repubblica d’Irlanda ed ex medico di base, ha deciso di registrarsi nuovamente all’ordine dei medici ed effettuare un turno a settimana, lanciando messaggi di speranza e incoraggiamento, mentre l’inglese Boris Johnson ha minimizzato la portata dell’emergenza, optando per un pericoloso laissez-faire. Tutti questi fattori hanno portato la Repubblica d’Irlanda ad avere un tasso di mortalitĂ di circa due volte inferiore rispetto a quello dell’Irlanda del Nord, con gli scienziati che continuano a fare appelli per una risposta unitaria nell’isola irlandese, dato che essa costituisce una singola unitĂ epidemiologica.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il premier irlandese Leo Varadkar durante una conferenza stampa sull’emergenza sanitaria
2. UNA ROADMAP PER IL RITORNO ALLA NORMALITĂ€
Visti i contagi in calo il Governo irlandese ha sospeso il lockdown il 18 maggio, progettando una ripresa cauta e graduale in cinque fasi. Attualmente l’Irlanda si trova nella fase due, cominciata l’8 giugno, che prevede la possibilità di piccoli ritrovi con gli amici, funerali con poche persone, attività sportive all’aperto entro cinque chilometri dalla propria abitazione, riapertura del commercio a dettaglio e spostamenti fino a venti chilometri dalla propria abitazione. Resta la raccomandazione di mantenere la distanza sociale, le mascherine nei luoghi chiusi e sui mezzi pubblici, e l’imposizione di autoisolamento fiduciario per chi arriva dall’estero. Con la fase tre, dal 29 giugno riapriranno bar e ristoranti; con la quattro, invece, dal 20 luglio non ci sarà più la raccomandazione a rimanere a casa e riprenderanno in maniera limitata alcune attività ricreative. Infine, con la fase cinque riprenderanno le visite a strutture ospedaliere e carceri, si tornerà al lavoro in ogni settore, potranno riaprire teatri, cinema e pub, oltre a limitate manifestazioni pubbliche.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Indicazioni sul rispetto del distanziamento sociale in un mercato di bestiame di Dublino, riaperto in seguito all’allentamento del lockdown
3. LO SPETTRO DELLA RECESSIONE
Nei primi mesi del 2020 l’economia irlandese mostrava un buon andamento, tuttavia la crisi sopraggiunta con l’epidemia ha cambiato radicalmente lo scenario. Il Consiglio di Esperti di Bilancio della Repubblica d’Irlanda ha avvertito che il debito del Paese potrebbe raggiungere livelli da record, arrivando al 160% del PIL, e che per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno più di tre anni. Secondo gli esperti si prospetta per l’Irlanda la peggior recessione della storia, con un calo del 12,4% del PIL 2020. Saranno indubbiamente necessari ampi interventi pubblici per risanare un’economia già fortemente provata, senza contare l’imminenza della fine del periodo di transizione e l’uscita formale del Regno Unito dalla UE , con importanti conseguenze nel 2021.
Federica Barsoum
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