Caffè Lungo – “Senza rendercene conto, eravamo seduti su un vulcano che adesso è esploso”. Alcuni cittadini sudafricani commentano così i violenti avvenimenti che nelle scorse settimane hanno sconvolto le province piĂą popolose del Sudafrica in seguito all’arresto dell’ex Presidente Zuma. Aggravati dalla diffusione della pandemia, decenni di inadeguatezza politica e instabilitĂ economica e sociale stanno mettendo in crisi la giovane democrazia sudafricana.
(NON) LA SOLITA STORIA
Il 29 giugno 2021 l’ex Presidente sudafricano Jacob Zuma è stato arrestato e condannato a 15 mesi di carcere per oltraggio alla corte dopo il ripetuto rifiuto di collaborare e di testimoniare durante le indagini riguardanti il presunto aumento del livello di corruzione all’interno del Governo e del Congresso Nazionale Africano durante il suo mandato. Oggetto delle inchieste è, in particolare, la relazione esistente tra Zuma e la potente famiglia di origine indiana Gupta, la quale, una volta trasferitasi in Sudafrica, ha costruito nel tempo un solido impero economico, investendo in diversi business, dal settore delle comunicazioni a quello minerario. Sulla base di mail e documenti che testimoniano l’esistenza di tale relazione è opinione degli inquirenti che entrambe le parti abbiano sfruttato la rispettiva posizione per garantirsi reciprocamente favori economici. Zuma, ancora oggi, nega di aver commesso qualsiasi tipo di illecito durante il proprio mandato. Questa notizia, apparentemente non sconvolgente se contestualizzata nel panorama delle Istituzioni africane, nate già fragili post indipendenza e non ancora abbastanza mature (in senso democratico) da poter respingere pressioni esterne, non è la solita storia di corruzione: è la storia di come un Paese sull’orlo della rivolta sociale abbia sfruttato l’evento politico in questione per manifestare la propria rabbia come mai era successo dai tempi dell’apartheid.
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Fig. 1 – L’ex Presidente sudafricano Jacob Zuma
TUTT’ALTRO CHE POLITICA
L’arresto dell’ex Presidente, infatti, si scontra con un Sudafrica messo in ginocchio dalla terza ondata di Covid-19, che ha causato un forte impoverimento della popolazione e ha alzato gravemente il livello di disoccupazione fermo a circa il 30% dagli anni Novanta: alla fine di marzo il 43% dei lavoratori si è ritrovato senza lavoro. A inizio luglio 2021 solo il 2,8% della popolazione era stata interamente vaccinata (il 5,5% circa ad agosto), condizione, questa, che rallenterà fortemente la ripresa del Paese, mentre la diminuzione dei salari e l’aumento del prezzo dei beni alimentari a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia aggiungono maggiore instabilità economica, sociale e politica nell’intera regione. La spirale di morti, lockdown e frustrazione popolare si è intrecciata ai più recenti avvenimenti politici ed è sfociata nel malcontento, nella violenza e nei saccheggi che hanno sconvolto le province più estese e popolose del Sudafrica a luglio, provocando la morte di almeno 215 persone e l’arresto di più di 3.400 individui. Alcuni hanno già definito questo momento come “le ore più buie del Sudafrica democratico” e, in effetti, l’eccezionalità e la gravità degli eventi delle scorse settimane hanno spinto l’attuale Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa a richiedere per tre mesi 25mila unità militari in più rispetto a quelle già dispiegate per ripristinare l’ordine, nonostante il Governo abbia evitato di dichiarare lo stato d’emergenza. Lo stesso Presidente Ramaphosa ha descritto gli eventi come “un attacco deliberato, coordinato e pianificato contro la democrazia”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un gruppo di vigilanti autorganizzati blocca una strada nei giorni delle violenze
FUORI CONTROLLO
La situazione adesso sembra tornata sotto controllo, ma a luglio ha raggiunto picchi di preoccupante gravità . A Durban molti negozi e supermercati sono stati incendiati e saccheggiati, il cibo ancora scarseggia e resta talvolta difficile trovare i beni di prima necessità . Molte farmacie sono state derubate e altre sono rimaste chiuse, rendendo la ricerca di medicinali particolarmente ardua per coloro che ne hanno un bisogno quotidiano. Le pompe di benzina non erogavano più nulla. La popolazione resta divisa e organizzata nei propri quartieri, dove sono state create dai civili stessi delle “pattuglie di controllo” affinché si mantenga l’ordine fra vicinati. Queste pattuglie sono spesso armate e non lasciano passare i non residenti nell’area da loro controllata, cosicché i pochi servizi ancora attivi nella città siano a disposizione unicamente dei residenti del quartiere in cui il servizio è fornito, escludendo perciò tutti gli altri. Parte del Sudafrica era diventata, a tutti gli effetti, fuori controllo. Compito dell’attuale leadership politica, che per altro ha fatto della lotta alla corruzione un baluardo del proprio programma, sarà quello di comprendere la profondità della questione e di rispondere con delle riforme che cambino in concreto l’assetto sociale, politico ed economico del Paese. Se questo non accadrà , sentiremo ancora parlare di quanto sia buio il percorso della democrazia sudafricana.
Francesca Carlotta Brusa
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