Lo sapevate che più di cent’anni fa in Sudamerica si combattè una guerra per questioni di confini e di sfruttamento di risorse naturali? Nonostante siano trascorsi più di cento anni, attriti mai del tutto risolti rimangono ancora oggi. Leggete questa storia, che aiuta a capire perché la geopolitica di oggi dipende in larga parte dagli avvenimenti passati
Prima parte
L’IMPORTANZA DELLA STORIA – Accade a volte nella storia umana che eventi lontani nel tempo continuino a influenzare i rapporti tra le persone e addirittura tra le nazioni. Il XIX secolo in particolare è stato pieno di rivoluzioni e sconvolgimenti non solo in Europa, ma anche altrove, perfino in quel continente sudamericano di cui poco si studia a scuola e che, tra il periodo dell’indipendenza dalla Spagna negli anni 1808-1825 alle rivoluzioni dittatoriali del XX secolo, non sembra stimolare l’interesse degli studiosi nostrani.
UNA CONTESA A TRE – Se oggi le guerre sono spesso causate da interessi nazionali ed economici, ancor più lo erano allora, quando il conflitto era considerato un mezzo legittimo per risolvere le dispute. E’ bene sapere che a quel tempo Perù, Cile e Bolivia avevano confini ben diversi da quelli attuali. Il Perù arrivava più a sud, e perfino la Bolivia aveva un’appendice che giungeva al mare, l’Oceano Pacifico. Lì si trova il deserto di Atacama, una delle regioni più aride del mondo ed eppure anche una di quelle allora più preziose. Il clima arido infatti favoriva la conservazione di grandi depositi di guano e salnitro, entrambi ricchi di nitrati vitali per produrre fertilizzanti (il primo) e polvere da sparo (il secondo). Tali depositi erano proprietà di Perù e soprattutto Bolivia, ma erano le imprese cilene a sfruttarle maggiormente. Il motivo era semplice: Bolivia e Cile avevano fin dal 1866 un accordo per lo sfruttamento al 50% del deserto, ma mentre i Cileni iniziarono a colonizzarlo e sfruttarlo in massa, ai Boliviani ciò fu impossibile a causa della barriera naturale delle Ande, che rendeva problematici gli spostamenti.
I ricavi erano ingenti, così come massima era la diffidenza reciproca tra gli stati coinvolti: da decenni si litigava sui confini esatti e anche se l’accordo del 1866 sembrava aver regolato le cose, la Bolivia continuava ad avere paura. Il Cile infatti stava ammodernando la marina militare, e si pensava la avrebbe presto usata per assicurarsi il controllo del deserto (che era appunto la parte costiera della Bolivia) e dunque prendere piena proprietà anche di tutte le risorse!
Così il governo boliviano andò da quello peruviano, l’unica altra potenza navale dell’area, e stilò un patto segreto di mutua assistenza: se uno dei due veniva attaccato, l’altro sarebbe accorso subito in suo aiuto. Ma fu allora che la sicurezza boliviana divenne eccessiva, portando all’imposizione di una tassa sulla principale impresa cilena coinvolta nell’estrazione di guano e salnitro.
LA GUERRA DEL PACIFICO – Erano tempi di diplomazia spicciola e in tutti i paesi coinvolti il popolo era facilmente infiammabile da questioni nazionaliste. La compagnia cilena, appoggiata dallo stato, rifiutò di pagare; la Bolivia minacciò di confiscarne tutti i beni sul proprio territorio e il Cile in risposta inviò le sue truppe a conquistare la città costiera di Antofagasta, capitale dell’omonima provincia costiera boliviana. Era il 14 Febbraio 1879, l’inizio della Guerra del Pacifico.
Il Cile sapeva dell’accordo segreto tra Perù e Bolivia perché informato da terze parti: subito chiese al governo di Lima di rimanere neutrale; la Bolivia invece chiese il rispetto del patto. Il Perù dal canto suo non era pronto a una guerra e preferì tentare una mediazione prima di rispondere. Stavolta fu il Cile a reagire eccessivamente, interpretando l’attesa come un inganno e dichiarando guerra a entrambi; a quel punto il Perù decise di onorare il suo patto con la Bolivia.
Fu una guerra combattuta principalmente nel deserto e tra le montagne, con poche migliaia di combattenti per parte: gli eserciti, nei momenti di maggiore intensità, non arrivavano a 25-30.000 uomini totali ciascuno (per dare un’idea, nel 1870 Francia e Germania ne potevano schierare oltre 200.000 a testa). I Cileni erano meglio addestrati, meglio equipaggiati e meglio guidati, e sconfissero i nemici in molte occasioni. Anche la marina cilena, inizialmente in difficoltà contro quella peruviana, riuscì poi a sconfiggerla e a guadagnare la supremazia; questo permise di muovere le truppe su e giù lungo la costa rapidamente, mentre gli avversari arrancavano lentamente.
Il Cile fu sempre all’attacco e invase il Perù. Il 26 maggio del 1880 l’esercito boliviano fu sbaragliato nella battaglia di Tacna, quello Peruviano il 7 giugno dello stesso anno nella battaglia di Arica. La Bolivia si ritirò dalla guerra, ma il conflitto tra Perù e Cile continuò fino al punto di vedere la conquista della capitale peruviana Lima nel 1881 grazie, ancora una volta, alla flotta che aveva sbarcato le truppe cilene a poca distanza dalla città. Tutte le parti furono spesso brutali o spietate nel trattare prigionieri, feriti e a volte perfino civili nemici.
Tecnicamente la guerra era finita, ma continuò invece per qualche anno perché il Perù si rifiutava di arrendersi e combatté una guerriglia contro i Cileni che ne occupavano numerose città. L’ultimo piccolo esercito peruviano venne infine fermato e distrutto nel 1883 nella battaglia di Huamacucho, l’ultima della guerra. La pace venne firmata il 20 Ottobre 1883 e l’occupazione cilena di Lima terminò il 29 dello stesso mese. La Bolivia cedette la sua provincia costiera e il Perù le sue provincie meridionali, dove il Cile favorì l’immigrazione dei propri compatrioti per spostare “l’equilibrio demografico”. Il deserto e le sue ricchezze divennero completamente cileni, i confini fissati come sono ora.
(Continua)
Lorenzo Nannetti