Chi pensa che la xenofobia sia un fenomeno tipico esclusivamente dei Paesi occidentali e più economicamente sviluppati si deve ricredere. Non mancano esempi di società caratterizzate da problemi di questo tipo anche in località apparentemente “insospettabili”: una di queste è la Repubblica Dominicana, nella regione caraibica
NON SOLO UN PARADISO TURISTICO – Santo Domingo non è dunque soltanto un paradiso per turisti, ma è anche una nazione attualmente caratterizzata da tensioni sociali con la minoranza haitiana che vive nel Paese. La Repubblica Dominicana occupa infatti due terzi (la parte orientale) dell’isola di Hispaniola, condivisa con la repubblica di Haiti che occupa invece la rimanente parte a Ovest. Nonostante in entrambi gli Stati la maggioranza della popolazione sia di origine africana (come retaggio della tratta degli schiavi in epoca coloniale) storie differenti hanno portato a divergenze notevoli tra la Repubblica Dominicana e Haiti, dando vita a due nazioni ben distinte dal punto di vista sociale. Mentre infatti ad Haiti prevalse l’influenza francese, dall’altra parte dell’isola furono gli spagnoli ad esercitare il dominio coloniale. Inoltre, nella Repubblica Dominicana è presente tuttora una consistente minoranza di cittadini bianchi (circa il 19% della popolazione su un totale di nove milioni di persone), discendenti dei dominatori spagnoli, mentre ad Haiti la stragrande maggioranza degli abitanti sono neri di origine africana.
DUE STATI, DUE POPOLI – Dove sono dunque i problemi? I contrasti attuali si innestano innanzitutto all’interno di una cornice storicamente travagliata. Tra il 1822 e il 1844 Haiti (che all’epoca era uno degli Stati piĂą ricchi del mondo, grazie alle ingenti esportazioni di canna da zucchero) occupò la Repubblica Dominicana con un regime brutale che ancora oggi è ricordato dai dominicani come un periodo che contribuì a consolidare la propria identitĂ etnica, linguistica e culturale in opposizione agli haitiani. Oggi, le condizioni di benessere economico si sono invertite: sebbene nemmeno a Santo Domingo si nuoti nell’oro, quantomeno il Paese gode di stabilitĂ politica e cresce costantemente (nel 2012 l’economia è cresciuta del 3.9%). Dall’altra parte di Hispaniola, invece, le condizioni sono radicalmente diverse: l’endemica instabilitĂ politica ha impedito ad Haiti di svilupparsi e il terremoto devastante del gennaio 2010 ha dato il colpo di grazia ad un Paese che era giĂ il piĂą povero dell’emisfero occidentale. Da allora, infatti, l’immigrazione illegale di haitiani verso la Repubblica Dominicana in cerca di migliori condizioni di vita, è tornata ad aumentare ed oggi si stima che circa un milione di haitiani vivano clandestinamente nella nazione confinante. Oltre agli haitiani di seconda, terza e quarta generazione (circa mezzo milione) che progressivamente nel corso degli ultimi decenni hanno silenziosamente varcato il confine.
PROTESTE E INTOLLERANZA – Questo fenomeno ha portato a manifestazioni di protesta e a un diffuso sentimento di intolleranza da parte dei cittadini dominicani, complice anche nell’ultimo anno un peggioramento delle condizioni economiche (la crescita del PIL nel 2013 sarĂ solo del 2%, dimezzata rispetto all’anno precedente). “Tra i dominicani e gli haitiani non è possibile una fusione”, “Difendi la tua patria!” sono gli slogan che hanno caratterizzato le proteste popolari. Le istituzioni dominicane hanno assecondato questi sentimenti: una recente decisione della Corte Costituzionale ha negato la cittadinanza (e quindi i diritti politici) a quattro generazioni di persone di origine haitiana, ovvero coloro nati dopo il 1929. Una decisione fortemente criticata all’inizio di dicembre dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani, che ha denunciato come piĂą di duecentomila persone siano state private “arbitrariamente” della cittadinanza. Inoltre, le norme per il conseguimento della cittadinanza da parte di residenti di origine straniera sono state inasprite, aumentando ulteriormente la discriminazione nei confronti degli haitiani.
DISTENSIONE POSSIBILE? – Nel frattempo, i governi di Santo Domingo e Port-au-Prince hanno congiuntamente manifestato la volontĂ , almeno a parole, di superare le reciproche incomprensioni e giungere ad una reciproca distensione delle relazioni bilaterali (a febbraio 2013 Haiti aveva ritirato il proprio ambasciatore dalla Repubblica Dominicana). Certamente questo episodio rivela come i problemi di convivenza inter-etnica legati all’immigrazione non siano una questione esclusivamente europea, ma che riguarda anche Paesi in via di sviluppo. Questo caso in particolare meriterebbe piĂą attenzione da parte del resto del mondo, dato che la crisi umanitaria di Haiti, aggravata dal terremoto del 2010. non è ancora stata risolta. Un impegno piĂą duraturo da parte della comunitĂ internazionale, che continui al di lĂ dei periodi di emergenza piĂą acuta, potrebbe aiutare a risolvere la crisi sociale che si sta innestando sopra quella economica nell’isola di Hispaniola.
Davide Tentori