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Crisi di governo in Egitto

Sebbene un po’ in sordina sui media internazionali, l’Egitto sta vivendo un nuovo momento critico. Lunedì 24 febbraio il Primo Ministro Hazem el-Beblawi ha rassegnato le dimissioni, aprendo nuovi scenari politici in vista delle prossime elezioni presidenziali. Vediamo cosa sta succedendo in 3 sorsi

LE DIMISSIONI – Il gesto di el-Beblawi è stato improvviso ed annunciato solo da un breve discorso, che ha fornito poche spiegazioni sul perchĂ© della sua scelta. E’ noto da tempo che il Primo Ministro tollerasse sempre meno le dure critiche e a lui rivolte, soprattutto dopo l’ondata di scioperi e proteste che, nelle scorse settimane, hanno messo sotto pressione l’esecutivo. I Fratelli Musulmani, in particolare, accusano da tempo il el-Beblawi di essere una marionetta nelle mani dei militari e di sottenderne il progetto dirigista. In realtĂ  il Primo Ministro uscente si era presentato come un riformatore moderato dalle idee in sostanza liberali. Salutato inizialmente con favore, il suo Governo aveva negli ultimi tempi perso popolaritĂ  e consenso di fronte ai suoi sostenitori, che hanno considerato insufficiente il suo operato nel fermare la violenza e domare la Fratellanza Musulmana una volta per tutte.

CONSEGUENZE POLITICHE – Le dimissioni di el-Beblawi arrivano in un momento particolare per l’Egitto, tanto che molti stentano a credere che si sia trattato di un gesto improvviso, ma piuttosto di un calcolo politico. Ad oggi non ci sono conferme in tal senso, ma alcuni analisti notano come sia singolare che il Governo si sciolga a due mesi circa dalle elezioni presidenziali, alle quali al-Sisi, libero dal dicastero della Difesa, potrebbe ora prendere parte. L’Esercito ha smentito, ma è un dato di fatto che il capo delle Forze Armate possa essere incluso ora nella rosa di nomi. Esiste però una seconda ipotesi, probabilmente piĂą calzante alla figura di el-Beblawi: l’Egitto è un Paese poco governabile al momento, e la tensione stava montando nuovamente alle stelle. Il tema irrisolto della sicurezza interna, alla luce della crescente instabilitĂ  nel Sinai, aggiunge benzina sul fuoco. In poche parole, destituire il governo potrebbe aver rappresentato una valvola di sfogo per il malcontento popolare e un temporaneo contentino che però placa gli animi e permette di arrivare alle elezioni presidenziali in un clima piĂą favorevole. Tuttavia il Primo Ministro incaricato, Ibrahim Mehleb, suscita giĂ  qualche perplessitĂ  per via delle sue posizioni conservatrici.

Le proteste e gli scioperi continuano a scuotere l'Egitto.
Le proteste e gli scioperi continuano a scuotere l’Egitto

PROSPETTIVE FUTURE – Ibrahim Mehleb ha subito indicato come prioritĂ  del proprio Governo la sicurezza, gli investimenti strutturali e le politiche sociali richieste dai lavoratori scesi in piazza contro el-Beblawi. La composizione del nuovo Governo sarĂ  importante per rilevarne l’orientamento politico. Un elemento di novitĂ  fa sperare in una situazione piĂą stabile: il supporto che il partito islamista (salafita) al-Nur ha garantito al Primo Ministro incaricato. Sebbene al-Nur avesse appoggiato l’esecutivo el-Beblawi, negli ultimi tempi ne è stato tra i principali critici. Esso mira probabilmente a detronizzare i Fratelli Musulmani, pur avendone in comune ideologia e credo politico, al fine di prendere il loro posto come partito di ispirazione islamista (tradizionalmente con posizioni piĂą dure). L’operato di el-Beblawi è stato quindi reputato debole in tal senso e, ad opinione dei militanti di al-Nur, troppo remissivo nei confronti dei sostenitori dell’ex Presidente Morsi.

La partecipazione di al-Nur alla vita politica dello scorso e del nuovo Governo rappresenta tuttavia la garanzia che i militari non prendano il potere in via esclusiva. In termini complessivi, la situazione politica egiziana rimane instabile e piena di incertezze. Il grande numero di partiti che si combattono tra di loro, anche all’interno dello stesso asse, non aiuta le istituzioni a conseguire la forza necessaria a svoltare pagina.

Marco Giulio Barone

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Marco Giulio Barone è analista politico-militare. Dopo la laurea in Scienze Internazionali conseguita all’Università di Torino, completa la formazione negli Stati Uniti presso l’Hudson Institute’s Centre for Political-Military analysis. A vario titolo, ha esperienze di studio e lavoro anche in Gran Bretagna, Belgio, Norvegia e Israele. Lavora attualmente come analista per conto di aziende estere e contribuisce alle riviste specializzate del gruppo editoriale tedesco Monch Publishing. Collabora con Il Caffè Geopolitico dal 2013, principalmente in qualità di analista e coordinatore editoriale.

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