In 3 sorsi – Il conflitto siriano scoppiato nel 2011 ha distrutto in gran parte il patrimonio culturale del Paese. Ad Aleppo, patrimonio Unesco dal 1986, è stata avviata la ricostruzione, anche grazie a iniziative di privati e fondazioni. Il futuro della riabilitazione del patrimonio culturale e del tessuto urbano della città rimane incerto, sebbene il potere decisionale rimanga fortemente centralizzato.
1. IL CONFLITTO COLPISCE IL PATRIMONIO CULTURALE
Numerosi siti siriani di interesse storico non sono stati risparmiati dal conflitto civile scoppiato nel 2011. La guerra ha infatti causato ingenti danni al patrimonio culturale siriano: rimangono impresse le immagini della devastazione del sito di Palmira nel corso del 2015 per opera dei militanti di Daesh. Il conflitto ha colpito in maniera profonda un patrimonio culturale di rilevante importanza, in particolare ad Aleppo, pesantemente coinvolta nel conflitto. Annoverata tra le cittĂ piĂą antiche del mondo, sin dalla sua fondazione venne considerata un importante centro commerciale e culturale. La celebre cittadella è il simbolo dell’antichitĂ della cittĂ siriana, così come gli importanti siti storici che vi sorgono, tra cui la grande Moschea omayyade risalente al 717 d.C. e il minareto selgiuchide del 1090 d.C. Grazie alla rilevanza storica di tali monumenti, l’Unesco ha dichiarato la cittĂ antica patrimonio culturale dell’umanitĂ nel 1986.
Fig. 1 – Il mercato coperto ad Aleppo | © Michael Meinecke – Nord della Siria, Aleppo. Fonte: Syrian Heritage Archive Project
2. LE INIZIATIVE PER LA RICOSTRUZIONE
Gli scontri iniziati nel 2012 hanno causato pesanti devastazioni al tessuto urbano e al patrimonio storico di Aleppo: tra il 2012 e il 2013 la Moschea è stata parzialmente distrutta, il minareto è crollato e lo storico suq al-Madina è stato dato alle fiamme. Una perdita incalcolabile, un duro colpo al patrimonio culturale siriano. Solo nel 2017, quando la città è tornata a essere in parte accessibile, l’Unesco ha avviato una missione valutativa per esaminare i danni inferti dal conflitto. La ricostruzione di Aleppo è tuttora in atto. I siti culturali sono divenuti oggetto di diversi studi e progetti di ricostruzione da parte di privati e di fondazioni. L’Aga Khan Trust for Culture fa parte degli attori coinvolti nel recupero del patrimonio storico di Aleppo giĂ a partire dal 1999, quando venne siglato un accordo tra l’ente e la Direzione Generale delle AntichitĂ e dei Musei della Siria. Tale istituzione fa parte del piĂą vasto Aga Khan Development Network (AKDN), una rete di differenti agenzie che sostengono lo sviluppo socio-culturale delle comunitĂ dell’Asia e dell’Africa. Secondo un recente articolo del quotidiano The Guardian, AKTC supporta al momento la ricostruzione di alcuni antichi suq di Aleppo. Allo stesso modo, il Museo Pergamon di Berlino ha guidato il progetto Syrian Heritage Initiative, un archivio fotografico di immagini della Siria pre-bellica, allo scopo di fornire informazioni utili al processo di ricostruzione. La riedificazione del minareto è stata invece finanziata da fondi provenienti dal Governo ceceno guidato da Ramzan Kadyrov.
Fig. 2 – Monastero Sufi | © Julia Gonnella – Nord della Siria, Aleppo, Ayyubid. Fonte: Syrian Heritage Archive Project
3. UN APPROCCIO CENTRALIZZATO: QUALE FUTURO?
Siccome il processo di ricostruzione di Aleppo si trova nella sua fase iniziale, le relative previsioni restano incerte. Myriam Ferrier, ricercatrice per il Middle East Directions Programme presso l’European University Institute (EUI), affronta tale tematica in un report di marzo 2020 dal titolo Rebuilding the city of Aleppo: do the Syrian authorities have a plan? L’analisi è connessa al progetto europeo Wartime and Post Conflict Syria (WPCS), mirato a promuovere la ricerca e il dibattito allo scopo di elaborare nuovi approcci e prospettive relativi alla Siria post-bellica. WPCS è legato a sua volta al COAR (Center for Operational Analysis and Research), centro di ricerca finalizzato a fornire consulenza in materia di sviluppo e rischi politici in situazioni emergenziali. Lo studio di Ferrier mostra come la pianificazione dei progetti di ricostruzione sia caratterizzato da un approccio fortemente centralizzato, legato a un numero ristretto di attori. La subordinazione delle amministrazioni locali rispetto all’autoritĂ centrale unitamente alla scarsa trasparenza di quanti e quali siano i danni effettivi e le risorse disponibili contribuiscono a concentrare il potere decisionale in seno ad una stretta cerchia deliberativa. A partire da tali considerazioni si può ipotizzare una possibile ricostruzione mirata a un processo di gentrificazione che cambierĂ l’aspetto sia fisico che sociale della cittĂ . Rimane tuttavia cruciale la protezione del patrimonio culturale, da considerare tra le prioritĂ delle operazioni di ripristino immediatamente seguenti al termine di un conflitto armato, in quanto elemento centrale all’interno del tessuto urbano. Il restauro di monumenti storici o edifici simbolici rappresenta un fattore fondamentale nel processo di rinascita dell’identitĂ culturale.
Egle Milano
Immagine di copertina: © Michael Meinecke (cover) – North Syria, Aleppo, Portal of the Matbakh al-Ajami. Fonte: Syrian Heritage Archive Project