In 3 sorsi – La vittoria di Joe Biden è stata accolta con cautela dal Partito Comunista Cinese: offre possibilità di maggiore cooperazione diplomatica tra i due Paesi, ma non garantisce una distensione in settori commerciali e tecnologici strategici né nel campo dei diritti umani.
1. COME LA CINA HA GUARDATO LE ELEZIONI AMERICANE
Il 13 novembre scorso il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin, si è congratulato, durante una conferenza stampa, con Joe Biden e Kamala Harris per la vittoria alle elezioni. Wang Wenbin ha detto che la Cina “rispetta la decisione del popolo americano”. Il portavoce però ha anche sottolineato che il risultato sarà stabilito secondo le procedure e le leggi americane. Questa settimana è poi arrivato un messaggio diretto di congratulazioni a Biden da parte di Xi Jinping.
Nei giorni successivi alle elezioni i media cinesi si sono concentrati sulle manifestazioni pro-Trump avvenute negli Stati Uniti, enfatizzando le debolezze del sistema democratico americano. Ad esso viene contrapposto il sistema di Governo cinese, presentato come solido e efficiente.
La vittoria di Joe Biden è stata accolta con cautela: il Partito Comunista Cinese è consapevole delle conseguenze che avrà il cambio di presidenza. Sebbene le relazioni tra Stati Uniti e Cina siano state molto tese negli ultimi quattro anni, le scelte politiche di Trump hanno permesso alla Cina di rafforzare la propria presenza nel mondo. Il Presidente Donald Trump non solo ha indebolito i rapporti con i propri alleati storici, ma ha anche ridotto la presenza americana all’interno delle Istituzioni internazionali. Non è un caso che i caratteri con cui i netizens cinesi chiamano Trump siano 川建国 (chuān jiànguó). Il significato letterale di questo soprannome è “Trump rafforza la nazione”, dove per nazione ci si riferisce alla Cina.
La vittoria di Biden assicura rapporti diplomatici più stabili e continuativi e possibilità di cooperazione, ma non garantisce la distensione delle relazioni in settori strategici come il commercio e le tecnologie, né in ambiti delicati per la Cina, come democrazia e diritti umani.
Fig.1 – Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, durante una recente conferenza stampa
2. IL CLIMA: UNA POSSIBILE COOPERAZIONE
La lotta ai cambiamenti climatici sarà l’ambito di più facile cooperazione tra le due potenze. Il programma di Biden e Harris prevede non solo l’azzeramento delle emissioni nette degli USA entro il 2050, ma anche un nuovo impegno a livello internazionale. Gli Stati Uniti, come già annunciato da Biden, rientreranno nell’Accordo di Parigi e includeranno la crisi climatica nella propria politica estera e commerciale.
Anche la Cina ha da poco comunicato la propria intenzione di azzerare le emissioni nette entro il 2060. Questa recente dichiarazione conferma le responsabilità assunte dalla Cina nella governance ambientale, sebbene il Paese resti fortemente dipendente dal carbone e sebbene vi siano dubbi sulla compatibilità della Belt and Road Initiative (BRI) con uno sviluppo sostenibile.
Fig.2 – La visita di Xi Jinping all’Assemblea Nazionale francese del marzo 2019, dove il Presidente cinese ha sottolineato la necessità di cooperare per combattere i cambiamenti climatici
3. COMMERCIO, TECNOLOGIA E DIRITTI UMANI: PUNTI DI TENSIONE
Il Partito Comunista Cinese è consapevole che Joe Biden ritiene la Cina un serio competitor, il cui ruolo andrebbe limitato non solo in ambito commerciale, ma anche istituzionale. Per raggiungere questo obiettivo gli Stati Uniti probabilmente rinforzeranno le relazioni con i propri alleati, in particolare con l’Unione Europea, che ha definito la Cina come uno strategic competitor.
Il commercio e la tecnologia resteranno punti di tensione tra i due Paesi. È probabile che i dazi non vengano revocati e che i limiti all’esportazione di tecnologia rimangano. Biden, negli ultimi mesi, ha accusato la Cina di furto di proprietà intellettuale e attacchi informatici. Il piano Made In America, inoltre, prevede ingenti investimenti anche nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, 5G e intelligenza artificiale. La Cina, con il Piano quinquennale appena approvato, punta invece sul proprio mercato interno.
Un altro punto di rottura riguarda la democrazia e le violazioni di diritti umani di cui è accusata la Cina. Biden ha più volte manifestato la sua preoccupazione sulla possibilità che la Cina tenti di esportare il proprio modello di Governo a danno della democrazia. Si è inoltre espresso duramente riguardo la gestione delle manifestazioni a Hong Kong e le violazioni dei diritti umani a danno della popolazione uigura nello Xinjiang.
Sebbene i rapporti con gli Stati Uniti siano stati difficili durante la presidenza Trump, i prossimi quattro anni potrebbero presentare sfide maggiori per il Partito Comunista Cinese e la sua posizione internazionale.
Maddalena Binda
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