In 3 sorsi – L’ex Presidente dell’Ecuador Rafael Correa è stato interdetto da ogni incarico pubblico per i prossimi 25 anni. Questa notizia ha cambiato i piani per una eventuale ricandidatura di Correa alle prossime elezioni in un Paese sconvolto da continue proteste nelle strade.
1. IL CASO “SOBORNOS 2012-2016”
L’indagine è stata avviata dopo una pubblicazione sui portali digitali Mil Hojas y La Fuente, in cui è stata rivelata una email ricevuta da Pamela Martínez Loayza, ex consigliera di Rafael Correa, e il cui presunto mittente era Geraldo Luiz Pereira de Souza, responsabile dell’amministrazione e delle finanze della società di costruzioni Odebrecht nel Paese. Nella mail veniva riportato un documento, intitolato “Receta de Arroz verde 502”, contenente la descrizione dettagliata dei vari contributi ottenuti dal movimento politico Alianza País, nel periodo da novembre 2013 a febbraio 2014, da società multinazionali come la società di costruzioni Norberto Odebrecht, SK Engineering & Construction, Sinohydro Corporation, Grupo Azul, Telconet, China International Water & Electric Corp-CWE. In totale, secondo l’inchiesta giornalistica, la somma concessa dalle multinazionali ammonterebbe a 11,6 milioni di dollari, anche se la proiezione complessiva potrebbe essere di 14,7 milioni.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’ex Presidente ecuadoriano Rafael Correa accanto al suo vicepresidente Jorge Glas
2. CONDANNA PER CORREA
Lo scorso 8 aprile Rafael Correa è stato condannato in primo grado a otto anni. Secondo i giudici l’ex Presidente era alla guida di una rete di corruzione, ottenendo contributi indebiti volti al finanziamento del suo movimento politico Alianza País per la campagna elettorale Correa-Glas in cambio di concessioni di contratti statali milionari. Lo scorso 7 settembre la Corte nazionale di giustizia ha respinto il ricorso dell’ex Presidente. Questa condanna ha come conseguenza indiretta l’impossibilità di candidarsi, secondo l’art. 113 n. 2 Costituzione, a qualsiasi incarico pubblico per i prossimi 25 anni, dovendo così rinunciare alla candidatura come vicepresidente alle elezioni del prossimo anno. Inoltre, esattamente un mese dopo, è pervenuta la richiesta di arresto da parte della giustizia ecuadoriana all’Interpol rivolta a 15 dei 20 condannati, tra cui lo stesso Correa, dato che dal 2017 l’ex Presidente si è rifugiato in Belgio. Più recentemente Correa è stato invitato in Venezuela, insieme ad altri esponenti politici ecuadoriani in esilio, in qualità di osservatori delle elezioni del 6 dicembre, vinte con larga maggioranza da Maduro, ma fortemente contestate dalle opposizioni.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Protesta contro le misure economiche del Governo del Presidente ecuadoriano Lenin Moreno nel centro di Quito dello scorso ottobre
3. UNO SGUARDO ALLE PROSSIME ELEZIONI
Il 7 febbraio 2021 l’Ecuador andrà alle urne per eleggere i nuovi membri del Parlamento e il nuovo capo dello Stato. La vigilia di queste elezioni si caratterizza, oltre per la grave crisi pandemica, anche per un clima di proteste che avvolge il Paese da ormai un anno. Con l’impossibilità sopravvenuta alla ricandidatura di Correa e con l’attuale Presidente Moreno che difficilmente vedrà una riconferma, con un consenso intorno al 18,7% dopo il minimo storico dell’8% di un anno fa, si prospetta una nuova stagione politica nel Paese. Ad oggi numerosi sono i candidati che si contenderanno il posto al Palazzo di Carondelet e tra questi i più rilevanti sono Andrés Arauz, ex Presidente del Banco Central del Ecuador, e il suo candidato alla vicepresidenza Carlos Rabascall, giornalista e imprenditore, che correranno per Unión por la Esperanza (UNES), al quale fanno riferimento i simpatizzanti del correismo e Guillermo Lasso, principale candidato di centrodestra dell’alleanza tra il movimento Creando Oportunidades (CREO) e il Partido Social Cristiano. Anche Alianza País, che ha già preso le distanze da Moreno, presenterà un proprio candidato. Altro partito da segnalare è Pachakutik, al quale fa riferimento il movimento indigeno, protagonista delle proteste dello scorso anno e che aspetta la rettifica da parte del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) per la propria lista di candidati.
Marco D’Amato