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Odebrecht, scandalo finanziario sulle elezioni in tutta l’America Latina

Lo scandalo Odebrecht continua a scuotere le classi politiche sudamericane, rivelando nuovi casi di corruzione e frodi. Le ultime rivelazioni avranno grande peso anche sulle prossime elezioni del 2018, previste in diversi paesi del continente. 

LA COMPAGNIA E LO SCANDALO

Il conglomerato Odebrecht fu fondato nel 1944 a Salvador de Bahia da Norberto Odebrecht, ingegnere brasiliano di origini tedesche (suo nonno era emigrato dalla Pomerania a metà del XIX secolo). Da allora la compagnia è cresciuta rapidamente, diventando in pochi decenni la più grande compagnia di costruzioni dell’America Latina, presente in quasi tutti i progetti di grandi opere pubbliche tra cui, per fare un esempio, i nuovi stadi usati durante la Coppa del Mondo 2014 e le Olimpiadi 2016. In aggiunta a questo, la società si è diversificata espandendosi in altri settori, in particolare nel settore dell’energia elettrica e nucleare, nel settore agroalimentare ed in quello degli idrocarburi. Proprio nel momento di maggior successo, tuttavia, la compagnia è stata coinvolta in un enorme scandalo di corruzione. Il tutto ha avuto inizio quando in Brasile si è aperta l’indagine su una presunta operazione di riciclaggio di denaro sporco. L’operazione, chiamata Lava Jato, ha scoperchiato un vero e proprio Vaso di Pandora, rivelando un sistema tentacolare di corruzione e tangenti pagate da privati a politici per assicurarsi contratti nel settore pubblico, soprattutto attraverso la compagnia brasiliana di idrocarburi Petrobras. Tra i corruttori figurava appunto anche il Gruppo Odebrecht, guidato allora da Marcelo Odebrecht, nipote del fondatore. Le indagini condotte su di lui e sulla sua compagnia hanno svelato una gigantesca rete di corruzione che valicava i confini del Brasile, estendendosi come una piovra su tutta l’America latina. In base alle confessioni dei funzionari indagati, il gruppo ricorreva sistematicamente alla corruzione delle principali figure decisionali dei Paesi in cui investiva. Sempre in base a tali confessioni, le mazzette riguardavano sia i partiti al potere che i partiti all’opposizione (in modo da “evitare problemi” in futuro), annullando divisioni storiche, ideologiche e programmatiche .

Molte delle inchieste aperte sull’onda dello scandalo sono ancora in fase probatoria, ma già nel 2017 hanno colpito e rovinato molti nomi eccellenti. Tra le personalità più illustri ci sono Ollanta Humala, presidente del Perù dal 2011 al 2016, e Jorge Glas, vice-presidente dell’Ecuador sotto le presidenze di Rafael Correa (2007-2017) e Lenin Moreno (attuale capo di stato, appena eletto).

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Fig.1 – Marcelo Odebrecht, ex amministrato delegato del gruppo.

IL PESO DELLO SCANDALO NELLE ELEZIONI IN BRASILE…

La decisione dell’ex AD di Odebrecht di collaborare con la giustizia attraverso il meccanismo della “delazione premiata” (delazioni in cambio di uno sconto di pena) ha portato alla luce un enorme quantità di presunti scandali, che avranno un notevole impatto anche sulle elezioni che nel 2018 si terranno in Colombia, Messico, Venezuela e Brasile. Il più colpito è certamente quest’ultimo, Paese di origine di Odebrecht e in cui la rete della compagnia era più pervasiva. Nel gigante verde-oro le indagini hanno colpito direttamente il presidente Michel Temer, accusato di aver ricevuto una bustarella di 40 milioni di dollari, nonché vari ministri del suo governo. Al momento il presidente è riuscito a sopravvivere a due tentativi di impeachment, ma il suo governo ne è uscito estremamente indebolito e impopolare (con un tasso di gradimento di circa il 3%). Di fronte a tali risultati, persino il diretto interessato è stato costretto a fare i conti con la propria debolezza, al punto da dichiarare che non correrà per la carica di presidente. In questo scenario di confusione e di enorme sfiducia, il popolo brasiliano sarà chiamato al voto a ottobre prossimo per eleggere il nuovo capo di Stato. Per adesso, il candidato che domina nei sondaggi è l’ex presidente Lula da Silva, ancora popolare tra larghe fette della popolazione. Tuttavia, sul suo capo pesa una condanna a nove anni di carcere per corruzione che gli impedisce di poter correre alle elezioni. Se questa condanna venisse confermata anche in appello, Lula sarebbe definitivamente escluso dalla corsa alle elezioni, costringendo così il suo partito PT a trovare un nuovo candidato. Le indagini per corruzione hanno interessato anche Aecio Neves, ex presidente del principale partito di opposizione PSBD e candidato sconfitto per pochi voti alle elezioni del 2014. Al suo posto il candidato del PSBD sarà con tutta probabilità Geraldo Alckmin, governatore dello Stato di San Paolo, che tuttavia è molto meno popolare del suo predecessore.

Se da un lato i cicloni Lava Jato e Odebrecht hanno affossato molti nomi storici, dall’altro hanno spinto in alto numerosi volti nuovi, alcuni di essi con buona possibilità di entrare a far parte del prossimo governo. Tra questi spicca il nome di Jair Bolsonaro, membro del partito conservatore Patriota. Bolsonaro è un personaggio noto per le sue posizioni conservatrici e per alcune uscite infelici in difesa del regime militare, ma la sua reputazione al momento immacolata e il fascino da uomo forte lo hanno portato a balzare al secondo posto nei sondaggi. Insieme a Bolsonaro, altri volti nuovi sono quelli di Marina Silva, ministro dell’ambiente di Lula e capo del partito Rete Sostenibile, e il candidato indipendente Joaquim Barbosa, ex giudice della Corte Suprema.

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Fig.2 – Jair Bolsonaro, candidato alla presidenza del Brasile.

E NEL RESTO DEL CONTINENTE

Anche in Colombia, Odebrecht ha creato una rete di corruzione estremamente pervasiva e bipartisan, almeno in base alla testimonianza del presidente del ramo locale della compagnia Eleuberto Martinelli, che ha confessato di aver finanziato entrambe le campagne politiche dell’attuale presidente Manuel Santos nonché del suo oppositore Oscar Zuluaga. Il principale scandalo è scoppiato però nell’agosto del 2017, quando il senatore Bernardo Elias, uno degli uomini chiave di Santos, è finito sotto processo per aver ricevuto presunte tangenti per favorire Odebrecht in un appalto per una grossa infrastruttura e la Corta Suprema ha chiamato il presidente a testimoniare insieme a 18 dei suoi ex ministri di governo. La vicenda Odebrecht ha profondamente danneggiato la reputazione della già screditata classe politica colombiana e in particolare ha colpito il presidente Santos, largamente impopolare per la dilagante corruzione e per il controverso accordo di pace con le Farc, accordo che la maggioranza dei Colombiani non approva (come dimostrato nel referendum dell’ottobre 2016). Come in Brasile, anche in Colombia al momento sono i candidati “nuovi” e non legati precedentemente con i governi di Santos e Uribe a primeggiare nelle intenzioni di voto. In base agli ultimi sondaggi, ai primi posti troviamo infatti Sergio Fajado (centro-sinistra, ex-governatore del dipartimento Antioquia), Gustavo Petro (sinistra, ex sindaco di Bogotá) e Claudia López (senatrice e leader del partito Alleanza Verde).

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Fig. 3 – Il presidente colombiano Santos.

In Messico, altro Paese che nel 2018 sarà chiamato a eleggere un nuovo Capo di Stato, la situazione è per molti versi simile a quella della Colombia e del Brasile. Anche qui infatti lo scandalo di tangenti e mazzette ha colpito importanti membri del partito al governo, tra i quali spicca Emilio Lozoya, ex presidente della compagnia petrolifera di bandiera Pemex dal 2012 al 2016. Lo stesso presidente Peña Nieto è rimasto coinvolto nello scandalo, in quanto accusato di aver ricevuto finanziamenti illeciti per la sua campagna elettorale. Specularmente, anche l’opposizione sembrerebbe invischiata nello scandalo in quanto alcuni documenti in mano ai giudici brasiliani potrebbero coinvolgere anche Felipe Calderón, presidente dal 2006 al 2012. Anche se per adesso non ci sono state condanne, le presunte implicazioni della classe politica nello scandalo hanno suscitato un forte disgusto dei messicani nei confronti dei partiti politici tradizionali, ritenuti colpevoli anche della violenza dilagante e della fragilità economica del Paese. Come avviene nelle altre Nazioni colpite dallo scandalo Odebrecht, inoltre, anche in Messico il malcontento popolare ha spinto in alto il candidato antisistema Andrés Manuel López Obrador (detto AMLO)che al momento sembra godere del maggiore sostegno popolare.

Anche in Venezuela, Odebrecht in passato ha regolarmente versato ingenti somme di denaro nelle tasche dei principali uomini politici del Paese, almeno in base alle rivelazioni di Luisa Ortega, ex procuratrice generale venezuelana attualmente esule in Colombia. Secondo le sue accuse, tra i vari politici corrotti ci sono nomi eccellenti come quello di Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea Nazionale Venezuelana e uomo di fiducia di Nicolás Maduro, nonché lo stesso presidente, colpevole di aver ricevuto una tangente di ben 35 milioni di dollari durante la campagna presidenziale del 2013. L’opposizione venezuelana, guidata dall’alleanza MUD, non può tuttavia gioire molto di queste accuse, dato che nelle sue recenti confessioni Marcelo Odebrecht ha ammesso di aver finanziato anche lo schieramento contrario al chavismo.

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Fig. 4 – Luisa Ortega, ex procuratrice generale venezuelana.

In conclusione, sebbene molte delle ultime confessioni e rivelazioni legate allo scandalo Odebrecht non siano state provate e possano ancora essere facilmente smentite, esse hanno gettato un profondo discredito sull’intera classe politica sudamericana, facendo finire in disgrazia, o direttamente in galera, molti dei personaggi di rilievo dell’agone politico. Contestualmente, l’astio e il disgusto da esse provocato ha portato in auge molti personaggi antisistema, alcuni dei quali (come in Messico o Brasile) sono arroccati su posizioni populiste o addirittura antidemocratiche, mettendo a rischio l’intera istituzione democratica. Allo stesso tempo, tuttavia, l’indignazione popolare e le proteste mostrano che i cittadini sudamericani non sono più disposti ad accettare simili livelli di corruzione e che anzi richiedono istituzioni più salde e trasparenti, che impediscano a scandali di questo tipo di ripetersi in futuro.

Umberto Guzzardi

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Oltre che in America latina, Odebrecht è sotto inchiesta per la sua rete corruttiva anche in Angola e Mozambico.  [/box]

Foto di copertina di ccPixs.com Licenza: Attribution License

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Umberto Guzzardi
Umberto Guzzardi

Nato a Novara nel 1991, appassionato di geopolitica, relazioni internazionali, storia antica e moderna, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna campus di Forlì. Ha trascorso vari periodi di studio all’estero, tra cui uno in Lituania ed un altro a Buenos Aires. Attualmente viaggia spesso per lavoro tra Europa e Africa.

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