In 3 sorsi – Il traffico di eroina in Africa sta crescendo di intensitĂ a causa dello sviluppo della “southern route” che attraversa il continente. Questa rotta alternativa è cresciuta di popolaritĂ perchĂ© praticabile quasi tutto l’anno e grazie all’assenza di controlli via mare.
1. UNA CIRCUMNAVIGAZIONE DELL’AFRICA
Negli ultimi anni il traffico di eroina in Africa ha conosciuto un picco notevole, dovuto principalmente all’irrigidimento dei controlli alle frontiere lungo la rotta balcanica, che per decenni ha costituito la via preferenziale attraverso cui il narcotico raggiungeva i mercati occidentali dall’Oriente. Adesso è la southern route a convogliare i volumi maggiori del traffico. La rotta si compone di tre diverse fasi: trasporto via mare dall’Afghanistan ai porti dell’Africa orientale, via terra fino in Sudafrica, di nuovo via mare fino ai principali porti europei. Nel primo tratto di strada l’eroina viene trasportata lungo la costa del Makran nel Belucistan pakistano meridionale verso l’Africa orientale attraverso dau meccanizzati, delle imbarcazioni piccole e veloci che non vengono rilevate dai satelliti e che possono caricare fino a mille chilogrammi di volumi. I dau si fermano a qualche chilometro dalle coste più nascoste di Somalia, Kenya, Tanzania, e Mozambico (per esempio a Quissanga), ma sembra che alcune quantità arrivino nascoste anche all’interno di container in alcune città portuali della costa orientale (tra cui Nacala e Pemba). Una volta a terra l’eroina comincia la seconda fase del suo viaggio, su strada, un percorso più disagevole a causa delle cattive condizioni delle vie di comunicazione terrestri: pickup leggeri carichi fino a cento o duecento chilogrammi di eroina partono da Tanzania, Kenya e Mozambico e raggiungono il Sud Africa.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un’operazione antidroga della Marina statunitense nel Golfo Persico
2. VERSO JOHANNESBURG E OLTRE
Nella “rotta a sud” Johannesburg costituisce uno snodo fondamentale: al momento è il principale deposito e punto di trasbordo. Qui le spedizioni sono di solito spezzate in partite più piccole (da dieci o cento chilogrammi) per evitare i controlli, che generalmente sono sempre bypassati attraverso mazzette o grazie al fatto che i pacchetti vengono inseriti in container di prodotti solidi non deperibili (vino, pietre, piastrelle) e quindi ignorati. L’utilizzo dei container nel traffico di eroina è stata un’importante risorsa introdotta dalle influenti famiglie asiatiche stabilitesi in Mozambico prima dell’indipendenza. Dopo il ritiro dei portoghesi le famiglie rimaste si sono spartite il commercio legale e illegale, tra cui quello dei narcotici. Oltre all’eroina sembra che attraverso i container vengano spacciate anche macchine rubate, esplosivi per l’estrazione mineraria illegale, armi per il bracconaggio e la cattura di specie selvatiche protette, alcol e tabacco. La corruzione dilagante lascia passare la maggior parte dei container ai controlli: stando alle testimonianze dei lavoratori locali, quelli di certi commercianti protetti non si possono vagliare. Così dal Sudafrica i container vengono trasportati via treno fino ai principali porti e aeroporti (Durban, Port Elisabeth, Città del Capo), dopodiché raggiungono la loro destinazione: l’Europa.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La polizia militare sudafricana durante un controllo antidroga a Johannesburg nei primi giorni del lockdown del marzo 2020
3. L’IMPATTO SOCIALE
Nonostante il ribollire dei traffici, si stima che la maggior parte dell’eroina in Africa sia solo in transito. Il consumo locale esiste, ma per il momento non è eccessivamente esteso. Tuttavia è vero anche che negli ultimi cinque anni in Africa si è registrato il più netto incremento al mondo nel consumo di stupefacenti (sono circa 9,5 milioni i consumatori africani) e si prevede un ulteriore picco nel prossimo trentennio (fino a 23,2 milioni). Il traffico dell’eroina si è sviluppato come un mercato regionale integrato criminale, ovvero coinvolge diverse economie africane orientali in attività illegali e ha potuto prosperare poiché coperto dalla protezione delle élite politiche: in Mozambico, per esempio, questo ha impedito l’insorgere di guerre tra le famiglie trafficanti poiché è sempre stato monitorato dalle autorità del FRELIMO. Tuttavia, adesso che il consumo di droghe pesanti si è infiltrato nelle comunità , inizia a essere una fonte di forte preoccupazione perché veicola dinamiche sociali deleterie e minaccia i già fragili apparati governativi e istituzionali africani. Nelle città più avide consumatrici sul mercato (Mumbasa, Città del Capo, Johannesburg, Pretoria) si è avuto infatti un aumento di attività criminali (furti, rapine, guerre tra gang), una generale dilatazione della violenza (uso di armi), nonché una larga diffusione di HIV, epatite C e altre infezioni.
Ylenia De Riccardis
“040101-N-2295R-006” by Marion Doss is licensed under CC BY-SA