Caffè lungo – L’attuale situazione nel Caucaso meridionale non è influenzata solo dalle strategie elaborate dagli attori regionali: l’intervento di Paesi esterni, come l’Iran, ha condizionato fortemente gli esiti del conflitto.
IRAN E AZERBAIJAN: NEMICI AMICI?
Non solo influenza russa e turca: la complessa situazione del Caucaso meridionale è condizionata anche dalle strategie geopolitiche iraniane. Il timore di Teheran è che l’instabilità della Transcaucasia possa compromettere i propri equilibri politici interni, già estremamente precari.
L’Iran è geograficamente e storicamente legato al Caucaso meridionale, in particolare all’Azerbaijan: l’Iran nord-occidentale, il cui nucleo è la città di Tabriz, è popolato da una corposa minoranza azera. La consistente presenza di azeri in territorio iraniano è dovuta alle clausole del Trattato di Turkmenchay (1828), stipulato da Impero russo e Impero persiano, con il quale il territorio dell’attuale Azerbaijan è stato acquisito dalla Russia, mentre le aree corrispondenti al cosiddetto “Azerbaigian meridionale” sono state incorporate dall’Impero persiano. Per questo motivo circa un quarto della popolazione iraniana è composto da cittadini etnicamente azeri, ancora fortemente legati al Paese d’origine. Nonostante il loro legame storico ed etnico, recentemente i rapporti tra Baku e Teheran sono stati particolarmente tesi, in primis a causa delle relazioni tra Azerbaijan e Israele. Inoltre da quando l’Azerbaijan è divenuto un’entità statale autonoma, i due Paesi hanno cominciato a contendersi le preziose risorse del Mar Caspio. Ad ogni modo, negli ultimi anni, Baku ha cercato di mantenere relazioni equlibrate e regolari con Teheran, non solo per stabilizzare i precari equilibri geopolitici regionali, ma anche per poter accedere senza problemi alla sua exclave, il Nakichevan.
Fig. 1 – Svetta la bandiera azera nel distretto di Jabrayil, uno dei territori recentemente riconquistati da Baku, al confine con l’Iran
IRAN E ARMENIA: UNA FRAGILE ALLEANZA
Le politiche marcatamente anti-iraniane condotte dal Presidente azero Elcibey nel corso degli anni Novanta hanno provocato l’allontanamento di Teheran da Baku e il conseguente avvicinamento a Yerevan. Così l’Iran è diventato un alleato strategico di grande importanza per l’Armenia, la quale, in assenza del supporto iraniano, si sarebbe trovata quasi del tutto isolata, a causa della chiusura dei confini con Turchia e Azerbaijan, i suoi principali nemici. Nel corso del conflitto in Nagorno Karabakh nei primi anni Novanta, quindi, il sostegno da parte di Teheran è stato di fondamentale importanza per l’Armenia, che ha potuto contare su un alleato geograficamente vicino in grado di fornire consistenti aiuti militari. Le strategie iraniane nel Caucaso meridionale, tuttavia, non hanno mai potuto prescindere dall’approvazione russa, nel rispetto della legge non scritta secondo cui, tanto in Transcaucasia quanto in qualsiasi altra area del Near Abroad post-sovietico, la volontà di Mosca deve sempre essere assecondata. Tuttavia, nel corso del 2020 si è assistito a un peggioramento nei rapporti fra Yerevan e Teheran a causa di un parziale riavvicinamento dell’Armenia a Israele: in particolare l’apertura dell’ambasciata armena a Tel Aviv non è stata gradita dall’Iran. Ad ogni modo, questo segnale di avvicinamento fra Israele e Armenia non ha modificato gli equilibri geopolitici del Caucaso meridionale: con la ripresa degli scontri in Nagorno Karabakh nell’autunno del 2020, infatti, Tel Aviv ha immediatamente fornito aiuti militari a Baku, dimostrando, così, di attribuire maggiore importanza alle relazioni con Turchia e Azerbaijan rispetto a quelle con l’Armenia.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazioni di protesta organizzate da iraniani di origine azera fuori dal consolato turco a Tabriz, dicembre 2020
2020: TEHERAN SOSTIENE BAKU
Le strategie geopolitiche iraniane hanno sempre puntato al mantenimento di relazioni equilibrate con Armenia e Azerbaijan, per evitare che il conflitto combattuto vicino ai suoi confini potesse avere effetti negativi sulla stabilità interna del Paese. Tuttavia, con la ripresa delle ostilità a fine 2020, Teheran ha preso la decisione di supportare l’Azerbaijan, come dichiarato pubblicamente dall’Ayatollah Khamenei, secondo il quale Baku avrebbe il diritto di liberare i territori sottoposti all’occupazione armena. Questa presa di posizione, che di fatto sancisce un netto avvicinamento di Teheran a Baku e Ankara, è stata formulata tenendo in considerazione i numerosi interessi economici e politici condivisi da Iran e Azerbaijan. Inoltre coltivare relazioni positive con Baku garantisce a Teheran il mantenimento della propria influenza sul Caucaso meridionale, con la speranza di contenere, almeno in parte, le ambizioni di Ankara.
La minoranza azera che popola l’area nord-occidentale dell’Iran ha fortemente influenzato le decisioni prese da Teheran: se non fosse stato accontentato, questo influente gruppo avrebbe potuto causare gravi problemi di stabilità interna, come dimostrano anche le proteste verificatesi lo scorso ottobre a Tabriz e a Teheran. Inoltre la decisione dell’Iran è stata guidata da fattori religiosi: a partire dal 1979, anno della costituzione della Repubblica islamica iraniana, il Paese ha costantemente perseguito l’obiettivo di porsi alla guida del mondo musulmano sciita. Perciò, fornire aiuto all’Azerbaijan, a sua volta Paese a maggioranza sciita, è un atto di grande rilievo simbolico, politico e religioso, in contrapposizione alla cristianità armena.
I buoni rapporti tra Baku e Teheran risultano decisivi anche dal punto di vista economico: un’equilibrata e pacifica spartizione delle risorse del Mar Caspio non può prescindere dal mantenimento di relazioni diplomatiche positive, che senza dubbio possono essere decisive nel raggiungimento di accordi che accontentino entrambe le parti.
Chiara Soligo
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