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Il nuovo volto del Caucaso (I): la Russia e lo status quo regionale

Analisi – Prima parte di una lunga analisi sui complessi equilibri del Caucaso odierno. La mediazione russa tra Armenia e Azerbaijan in Nagorno-Karabakh ha permesso a Mosca di confermare la propria rilevanza geopolitica nella regione. Ma sarà sufficiente all’interno di un contesto sempre più competitivo?

UNA RETE DI INTERESSI TRA RUSSIA E TURCHIA

L’ennesima escalation tra Armenia e Azerbaijan nel Nagorno Karabakh, e l’accordo di cessate il fuoco mediato dalla Russia, offrono degli importanti spunti di riflessione sul ruolo delle infrastrutture energetiche e non che attraversano il suolo azero, la regione caucasica e la Turchia, ovvero sul ruolo ritenuto da Russia e Turchia. In particolare l’Azerbaijan ospita gli oleodotti Baku-Supsa e Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC); il gasdotto del Caucaso meridionale, noto anche come Baku-Tbilisi-Erzurum (BTE), che è un elemento fondamentale del Corridoio meridionale del gas (SGC), il quale, allacciandosi ai gasdotti Trans-Anatolico (TANAP) e Trans-Adriatico (TAP) – recentemente entrato in funzione – ambisce a ridurre la quota della Russia come fornitore di gas nell’Unione Europea; la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars (BTK). Quest’ultima si inserisce nell’iniziativa della Nuova Via della Seta (BRI), collegandosi alla rotta commerciale Trans-Caspica (Middle Corridor) e riducendo sensibilmente il costo e il tempo di trasporto delle merci tra la Cina e l’Europa.
Essendo le sopracitate infrastrutture fondamentali per permettere alla Turchia la diversificazione degli approvvigionamenti energetici, nonché per confermare il ruolo di hub regionale, Ankara aveva un evidente interesse a garantire la stabilità nella regione – al netto del supporto militare e logistico fornito all’alleato azero per le proprie rivendicazioni territoriali. Per contro la Russia trae un maggior beneficio dal prolungato clima di instabilità nella regione. Nonostante la ne Russia sia stata il mediatore, l’accordo di cessate il fuoco armeno-azero è esemplificativo dello status quo instauratosi nella regione, il quale conferma la natura non competitiva del rapporto tra Mosca e Ankara. La strategia di diversificazione turca non ha infatti mai messo in discussione il rinnovo dei contratti per il rifornimento di gas proveniente dalla Russia tramite il Blu Stream e il TurkStream, che consentono di bypassare l’Ucraina, nonchè la tendenziale neutralità che ha contraddistinto la politica estera di Baku, tacitamente accettata da Putin in quanto il suolo azero è il mezzo attraverso il quale la Russia può accrescere il proprio ruolo lungo il cosiddetto Corridoio Nord-Sud (NSTC). In primo luogo Mosca ha di fatto tacitamente acconsentito alla parziale riconquista delle porzioni perse dall’Azerbaijan nella piccola enclave durante la guerra svoltasi tra il 1992 e il 1994, ottenendo una propria presenza sul territorio per mezzo delle forze di peacekeeping. In secondo luogo la Turchia ha ottenuto la possibilità di sviluppare collegamenti ferroviari diretti con l’Azerbaijan per mezzo dell’exclave azera in territorio armeno del Naxçıvan e transitando per il distretto armeno di Zengezur. Per contro l’Armenia potrà sviluppare collegamenti ferroviari con l’Iran attraverso il Naxçıvan, garantendo potenzialmente a Mosca una via alternativa nel contesto del NSTC.
Ma se da un lato Mosca si è garantita la possibilità di influenzare gli esiti regionali, dall’altro si deve altresì tenere in considerazione la crescente competizione che contraddistingue lo sviluppo delle infrastrutture nella regione, ovvero la sussistenza di problematiche geopolitiche trasversali.

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Fig. 1 – Il Presidente azero Aliyev con quello russo Putin durante il recente vertice di Mosca sul Nagorno-Karabakh, 11 gennaio 2021

LE AMBIZIONI RUSSE LUNGO IL CORRIDOIO NORD-SUD

Per quanto riguarda lo sviluppo del NSTC, questo è la modalità principe per mezzo della quale la Russia può assicurarsi che i Paesi caucasici rimangano nella propria sfera di influenza, indebolendo altresì il potenziale commerciale della ferrovia BTK – potenziale che è di per sé ridotto a causa dei ritardi sul fronte turco dell’infrastruttura. Si inserisce in quest’ottica il progetto della ferrovia Rasht-Astara, la quale rientra anche tra le priorità di Baku, tanto alla luce della possibilità di accrescere i legami tra le due principali potenze confinanti – Russia e Iran, – quanto per limitare le ambizioni regionali dell’Armenia che aspira a assumere un ruolo rilevante nel NSTC, sviluppando un collegamento ferroviario tra l’Iran e la Russia attraverso il proprio territorio – un progetto le cui possibilità di realizzazione sono altresì ostacolate dalla necessità di transitare per il territorio dell’Abkhazia e che dunque incontra le resistenze di Tbilisi.
Nel luglio del 2019 la Russia ha altresì confermato la volontà di costruire un porto a Lagan, sul Mar Caspio, al fine di accrescere il commercio con Iran, India e Cina lungo il NSTC. La competizione relativa al trasporto marittimo nel Caspio è però sensibilmente aumentata nell’ultimo triennio: l’Iran progetta la costruzione di un porto ad Amirabad; il Turkmenistan e il Kazakistan hanno inaugurato i rispettivi porti a Turkmenbashi e Kuryk; il completamento del porto di Baku permetterà il transito di 25 milioni di tonnellate di merci e potrà beneficiare tanto dei collegamenti diretti con la ferrovia BTK quanto dell’operabilità delle rotte Nord-Sud. La realizzazione del porto di Lagan richiederà tempo e ingenti risorse finanziarie, le quali possono rivelarsi il principale ostacolo per le ambizioni russe, considerando anche che i principali investitori internazionali potrebbero ritenere preferibile sostenere le esistenti infrastrutture azere.

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Fig. 2 – Alcuni container nel porto di Baku, capitale dell’Azerbaijan e importante hub commerciale sul Mar Caspio

IL CAUCASO: UN PONTE TRA ASIA E EUROPA

Per quel che concerne le rotte Est-Ovest – fondamentali ai sensi del crescente interscambio commerciale tra i Paesi asiatici ed europei – se in un primo momento Mosca ha provato, senza successo, a ostacolare il complemento dei progetti sostenuti dall’Occidente – in particolare tramite pressioni sulle forze politiche georgiane, – ora mira a competere con le altre potenze regionali. Rientra in quest’ottica il progetto relativo alla costruzione di un sistema di canali tra il Mar Caspio e il Mare di Azov, nella misura in cui il trasporto di merci via acqua rimane a oggi sensibilmente più economico. La sua realizzazione non avverrà in tempi brevi, alla luce delle sopracitate difficoltà finanziarie e delle tensioni geopolitiche con l’Ucraina, ma è una prova dello status quo non competitivo instauratosi nella regione.
In parallelo a ciò, riguardo alle risorse energetiche, la Russia può continuare a contare sul ruolo della Turchia quale hub regionale per la distribuzione del proprio gas naturale verso l’Europa, ovvero sul fatto che, se da un lato il SGC si presenta come una preziosa opportunità per diversificare gli approvvigionamenti energetici europei, dall’altro lato convoglierà in Europa una quantità di gas circa 12 volte inferiore rispetto a quanto esportato da Gazprom nel Vecchio Continente. Le sue potenzialità potranno essere amplificate, soprattutto per mezzo della realizzazione del Gasdotto sottomarino Trans-Caspico, il quale collegherebbe Turkenbashy a Baku – allacciandosi al gasdotto BTE e trasportando il gas proveniente dal Turkmenistan e dal Kazakistan, ma che incontra l’opposizione di Russia e Iran, – nonostante la Convenzione sullo status del Mar Caspio del 2018 permetta la realizzazione di un gasdotto sottomarino mediante la sola intesa dei Paesi interessati dallo stesso – e che deve altresì fare i conti con il fatto che la Cina ha siglato accordi a lungo termine con il Turkmenistan che esauriscono praticamente la capacità estrattiva del Paese centro-asiatico.
È dunque all’interno di questo contesto regionale altamente competitivo che le strategie della Russia si intrecciano con quelle dell’Unione Europea e della Cina. Ma in che modo? Lo vedremo nella seconda parte di questa analisi.

Giacomo Citterio

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Perchè è importante

  • Il recente conflitto in Nagorno-Karabakh conferma l’importanza del Caucaso per la Russia e la natura complessa degli attuali rapporti tra Mosca e Ankara.
  • La Russia punta ad assicurarsi la lealtà dei Paesi caucasici attraverso una fitta serie di ambiziosi progetti energetici e infrastrutturali.
  • La competizione di altre potenze, come UE e Cina, è piuttosto alta e impone limiti ben precisi alla politica russa nella regione.

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Giacomo Citterio
Giacomo Citterio

Classe 1995, brianzolo, sono laureato in Scienze Politiche e in Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo con una tesi sul trasferimento internazionale dei dati personali alla luce del caso Cambridge Analytica. Curioso di natura, dopo un anno passato tra Polonia e Georgia mi sono definitivamente appassionato alle dinamiche dell’Europa centro-orientale e dell’area post-sovietica. Attualmente lavoro come Project development assistant a WEglobal.

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