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Stati Uniti e transizione energetica: yes we can?

In 3 sorsi – La recente elezione di Biden può rappresentare un vero passo in avanti per combattere l’emergenza climatica, soprattutto in tema di transizione energetica. Ma il neopresidente dovrà affrontare grandi ostacoli sia dentro che fuori dai confini.

1. IL PIANO DI BIDEN

Durante la campagna elettorale Joe Biden ha chiarito fin da subito che il clima e l’ambiente sarebbero stati una delle sue priorità di governo. E in effetti, nel suo Plan for Climate Change and Environmental Justice, Biden si appella a una Clean Energy Revolution che unisca due concetti chiave: gli Stati Uniti devono accrescere l’ambizione su scala epica per vincere questa sfida, l’ambiente e l’economia sono due ambiti strettamente interconnessi. Il primo punto del piano è il raggiungimento di un’economia a zero emissioni e a 100% energia pulita entro il 2050. Un vero passo in avanti, se si pensa che a poche settimane dal termine del suo mandato Trump ha emesso un nuovo regolamento che limita ulteriormente i poteri dell’EPA (Environment and Protection Agency). L’immediato rientro negli Accordi di Parigi e l’intenzione di investire 2mila miliardi di dollari per la decabornizzazione dell’economia rappresentano un notevole punto di partenza, nonostante le evidenti zone d’ombra del piano, quali ad esempio l’inclusione del nucleare tra le “energie pulite” e la totale mancanza di politiche di carbon pricing.

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Fig. 1 – Dimostranti chiedono l’impegno del Presidente Biden sul Green New Deal e la cessazione del supporto all’industria fossile

2. IL CONTESTO INTERNAZIONALE

Gli obiettivi di Biden ricuciono quel filo euroatlantico che si era indebolito con la precedente Amministrazione. Nel settore ambientale Europa e USA viaggiano in maniera concorde verso le energie rinnovabili. L’Energy Security e la transizione energetica sono obiettivi analoghi a Washington e a Bruxelles, soprattutto in relazione alla preoccupazione per il grande potere esercitato dalla Russia in tema di approvvigionamento di gas in Europa Orientale, timore accentuato dalla recente inaugurazione del gasdotto TurkStream. Secondo l’ultimo report del Global Green Energy Council, Europa e USA dovranno collaborare su alcuni aspetti fondamentali, quali ad esempio lo sviluppo di infrastrutture e fonti alternative di energia (per mitigare l’eccessiva influenza dei principali fornitori), la regolamentazione del mercato, le innovazioni tecnologiche, le forme di finanziamento e l’implementazione del Green Deal Europeo. Gli Stati Uniti rivendicano un ruolo di main partner europeo e di leader a livello mondiale nella transizione energetica. Ma c’è un Paese che ha già intrapreso questo percorso e ne è al vertice: la Cina.

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Fig. 2 – Parco solare nella provincia cinese di Shandong

3. SFIDE INTERNE ED ESTERNE

Il programma ambizioso di Biden incontrerà vari ostacoli. Internamente si dovrà mantenere il consenso di quei 74 milioni di americani che hanno sostenuto Trump alle ultime elezioni. L’ex Presidente ha sempre agito in difesa dei combustibili fossili, rivendicando il dominio statunitense in tema di energia attraverso la totale autonomia e le esportazioni di petrolio e gas. Un cambio di rotta del nuovo Governo federale può essere visto come un tradimento del principio dell’America First. Resta invece controverso il rapporto con il settore petrolifero e le Big Oil. In previsione della vittoria di Biden e del temuto bando al fracking, le grandi società petrolifere americane si sono accaparrate più di 1.400 permessi di perforazione in appena tre mesi, il numero più alto di approvazioni registrato durante l’era Trump. Come risposta la Casa Bianca ha imposto una sospensione di 60 giorni sui nuovi permessi di leasing e trivellazioni e ha emesso una moratoria sulle nuove locazioni di gas e petrolio su terre e acque federali. Ma il Presidente ha anche dichiarato che non vieterà le trivellazioni. Dal punto di vista internazionale, la Cina domina il mercato manifatturiero eolico e dei pannelli solari, oltre a essere anche il primo produttore al mondo di auto e bus elettrici. Se è vero che la collaborazione sugli Accordi di Parigi coinvolge tutti gli Stati firmatari, il rischio è che il percorso verso la  transizione energetica, come riportato nel report di Eurasia Group, sia sempre più frammentato e scoordinato, e diventi una questione politica di sicurezza industriale e nazionale, soprattutto tra le due superpotenze USA e Cina.

Ilaria Messori

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Perchè è importante

  • L’elezione di Joe Biden rappresenta un cambio di rotta nelle politiche ambientali statunitensi.
  • La transizione energetica richiede una forte collaborazione internazionale e gli Stati Uniti vogliono essere i leader di questo percorso.
  • Resistenze interne e minacce esterne non faciliteranno il processo di decabornizzazione dell’economia tracciato dal nuovo Governo.

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Ilaria Messori
Ilaria Messori

Classe 1984, ho due lauree in ambito linguistico e economico. Sempre in cerca di nuovi progetti, viaggiatrice per hobby e per lavoro, cerco di capire la diversità culturale e amo comunicare con persone di tutti gli angoli del pianeta. Il Caffè Geopolitico è una grande opportunità per approfondire tematiche che mi appassionano, quali ad esempio l’emergenza climatica e la tutela dei diritti dei popoli nativi.

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